Occhio per occhio, dente per dente… La legge del taglione pone un limite alla vendetta.

CULTURA

Non si parla in giro delle prossime elezioni amministrative e nemmeno di elezioni europee. Eppure manca meno di un mese.

La cosa strana è che si parla solo della guerra. Ma forse non è così strano: le guerre ci vengono a trovare quotidianamente in casa. Non c’è una un’informazione corretta e chiara, anche rispetto ad altri conflitti. Sembra che il sistema informativo sia rivolto a creare ansia, smarrimento, mescolando alle notizie giudizi apodittici, minacce, presagi futuri. Se si apre uno spiraglio di trattativa, uno dei contendenti (soprattutto leader europei) “chiude e rilancia”. Queste guerre hanno molti attori in scena, e le élite europee si “ripetono” stancamente, chiuse dentro la corazza dell’Occidente che non sbaglia mai.

Tendiamo a parlare di ciò che ci mette paura. Ci accorgiamo che abbiamo pochi argomenti da offrire ai nostri interlocutori, se non sentimenti di inquietudine e apprensione. Al supermercato, incontro un amico medico: “Hai visto i candidati sindaci?” “Ho letto i nomi… però, che pensi della situazione in Palestina?” A S. Giovanni Rotondo, lungo la via Crucis di Francesco Messina, sento parlare della guerra in Ucraina… Due giovani frati commentano scherzosi la frase di Zelenskij: Dio ha sulle spalle un “gallone” con la bandiera ucraina, un alleato contro i “demoni” invasori. Sulla vasta spianata davanti alla grande chiesa di Renzo Piano un gruppetto di pellegrini: “Scherzano con il fuoco…” “Io poi dico agli israeliani…Ci vuole proporzione”.

Nella Bibbia c’è tutto e il contrario di tutto. Numerosi i passi di pulizie etniche, genocidi (Re, Giosuè, Deuteronomio…), ad essi si sono ispirati i puritani nell’apartheid sudafricana, i coloni americani, altri “curatori” di immensi stermini … Parole terribili, contro i Cananei, Alamek e gli Amaleciti: ammazzare tutti, donne, lattanti, animali, distruggere e ripulire ogni cosa. Parole citate, anche nel processo, da Amir, l’assassino del primo ministro Rabin, reo di aver stretto la mano ad Arafat.

Che splendida invenzione allora la legge del taglione. “Occhio per occhio, dente per dente…” La troviamo nell’Esodo, nel Levitico. Prima ancora nel codice di Hammurabi (1800 a.C.), successivamente nelle XII tavole romane (450 a.C.). Rappresenta un passaggio positivo nella storia, una conquista, pone un limite alla vendetta. Smorza il fuoco e impedisce che si estenda. Se uno percuote a morte un uomo sia messo a morte, ma se percuote a morte un capo di bestiame dovrà “compensare”. Il legislatore è spinto dall’idea di mettere la parola fine e bloccare la faida.

Una volta un’anziana donna mi fece vedere molti anni fa nel Bosco Quarto, sul Gargano, delle lapidi nascoste sotto alberi, ricoperte da radici e foglie: vi era il nome… e poi “Dio pensaci tu” o “Pazienza e timore di Dio!”. La faida iniziava, mi diceva, con uno sconfinamento dei pascoli o il furto di pecore… A volte ci si accordava, poi si è risposto con l’omicidio. La vendetta si consuma non sull’adolescente, ma si aspetta che cresca…  E’ poi, sempre più crudele, travolge intere famiglie. La vendetta è certamente un fatto privato, ma anche collettivo, perché risponde a un’attesa, una spinta delle convenzioni, del clima sociale.

Nell’Esodo c’è pure una norma che dice: se uno colpisce un uomo e quello non muore, chi ha colpito potrà non essere punito, ma “dovrà pagare il riposo forzato di chi ha subito violenza e procurargli le cure”. In Europa partirono già due anni fa (Lugano, Londra…) le conferenze per la ricostruzione dell’Ucraina. Organizzate (senza pudore) dalle élite europee. Un affare per centinaia di miliardi di dollari. Si dovevano utilizzare anche soldi russi, depositati nelle banche occidentali. Oggi le élite europee dicono che con quei soldi si devono acquistare armi per continuare ad armare Kiev. E non un pensiero per le persone, per i mutilati? E i bambini palestinesi mutilati sono decine di migliaia. Senza chiedersi quanti giovani devono morire in Ucraina o in Palestina. E perché non offrire ad essi la possibilità di vivere e di inventarsi altre forme di resistenza, disubbidienza civile, azioni non violente, quelle che hanno fatto crollare imperi e stati?

Le guerre finiscono o quando uno viene annientato o se vi è una situazione di stallo. Anche i conflitti più insolubili si possono negoziare. In vista delle elezioni europee, una riflessione va fatta su queste guerre, chi le ha provocate e chi le ha alimentate, sulle centinaia di migliaia di vittime innocenti… E l”Europa deve riflettere su cosa fare di se stessa, in un mondo che sta profondamente cambiando.

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