Buona pace? Meglio “buone Palme”. Il voto al tempo di guerra, di mafia… Senza democrazia.

CULTURA

Non so cosa il Papa si inventerà per la via Crucis del Venerdì Santo. Due anni fa mise insieme una donna ucraina e una russa, e son fioccati attacchi e critiche.

Le parole di Zelenskij o dell’ambasciatore ucraino valgono più di quelli del Papa, dell’Onu… intervengono sui libri, la musica, testi scolastici… Una sorta di autorità morale assoluta. Volete la pace o il condizionatore?”, sentenziava Draghi. Le sanzioni funzionavano e la Russia doveva crollare. Ma i generali dicevano che nessuno poteva vincere quella guerra. “Ora è tempo di trattare“, diceva oltre un anno fa Mark Milley, capo dell’esercito americano. Si è continuato. I morti a decine di migliaia.

Ora il Papa si è pronunciato chiaramente, sia per la Terrasanta e sia per l’Ucraina. Ha parlato di bandiera bianca, negoziati… La pace si deve fare con il nemico, non con gli amici. Molti intorno annacquavano le sue parole: interpretazioni o traduzioni errate, dicevano. No. Il Papa è stato mosso da realismo politico. Ha parlato in nome dei morti che continueranno a decine, centinaia di migliaia. Ha detto che i leader devono pensare al benessere del proprio popolo. E’ quello che disse Benedetto XV nel 1915 per la grande guerra: un’inutile strage. E tale fu. Da quella guerra si originò una pace ingiusta che ha prodotto, vent’anni dopo, un’altra guerra, incomparabilmente più devastante.

Noi voteremo per le Europee agli inizi di giugno. I leader europei superano ipocrisia e viltà (noi vi armiamo e voi combattete), e ora dicono: “armiamoci e partiamo”. Un riarmo generalizzato. Un’economia di guerra. In un tempo sommerso da una corsa agli armamenti senza precedenti. La guerra (Nato – Russia) improvvisamente diviene inevitabile. “Non è incerto il se, ma il quando”. I leader europei non si pronunciano sui tentativi di pace di India, Cina… fanno accordi con dittatori locali per il gas, congelano i migranti sulla costa africana. Giorgia Meloni crea campi di accoglienza in Albania. Tutto a suon di miliardi, purché suolo europeo e italico resti pulito. “Non facciamolo sapere al popolo” – dicono i leader europei a proposito della guerra, preoccupati solo di essere confermati per il futuro.

Vale la pena votare? Senza una campagna elettorale che risponda alle domande di questi ultimi anni? Senza che i popoli europei si pronuncino sulla guerra? “Vedrete! qualche cosa accadrà prima di giugno… e cosi si giustificherà il rinvio”. C’è differenza tra democrazie illiberali e liberali? Intanto le parole del Papa sono ignorate o citate nelle forme occidentali “politicamente corrette”, anche nelle chiese.

Si afferma nell’Unione europea una cultura della forza, dello scontro, dell’opposizione dichiarata. La democrazia è accantonata. A cascata questa cultura si diffonde ovunque, un fastidio verso la democrazia (quella del dialogo, del colloquio, del rispetto reciproco) che giunge  anche nel nostro piccolo e mediocre mondo.

A Manfredonia si vota per il Comune, ma molti ben informati sostengono che la votazione sarà rinviata. L’inchiesta “Giù le mani” distilla quotidianamente le intercettazioni; si aspetta morbosamente quello che uscirà sui giornali on line, per vedere chi deve “mettersi da parte”. Nulla emerge di eclatante, solo un quadro mediocre, misero, volgare di un tessuto sociale e politico sfatto. Nulla di nuovo sotto il cielo. Del resto dietro candidati con diverse centinaia di voti cosa pensate che ci sia? “Non esiste a Manfredonia il voto di opinione”, si dice. E si pensa ad un voto di anime belle e sognatrici. Se non esiste il voto di opinione (quello normale per condivisione di idee, simpatie personali, vicinanze amicali…) si deve concludere che esiste solo il voto clientelare e/o mafioso.

Ci sono due fatti nuovi da considerare. La scelta dei candidati. Fino a una decina di anni fa c’erano i partiti, che esercitavano un controllo dal basso. I candidati si presentavano in assemblee numerose, con modalità diverse, a destra e sinistra. Ora sono  5 – 6 persone, sia per le liste di partito che per quelle civiche. Poi l’assenteismo. Un voto clientelare e/o mafioso oggi risalta di più per la diminuzione drastica dei votanti. Diminuiscono gli elettori, mentre i voti clientelari e /o mafiosi restano compatti. E anzi si trasmettono in eredità. E non sono immuni “quei bravi ragazzi” di cui parla sempre l’ex sindaco Rotice.

Si pensava di rigenerare la politica, trovare persone nuove, iniziare un nuovo processo dopo oltre due anni di commissariamento e un biennio di Rotice rabberciato e finito male.

Esce nelle bacheche cittadine il primo manifesto. E’ del movimento civico “Con“. La consigliera uscente del gruppo (Valente) scrive: “non abbiamo bisogno di falsi profeti o semplici facce pulite ma di leader che con competenza e onestà…”. Ma chi sono i leader? In un periodo di transizione si affermano gradualmente, con il determinante contributo dei cittadini. Ma forse si pensa a quelli passati, quelli che hanno ricoperto incarichi prestigiosi (deputati al parlamento, alla regione, sindaci, assessori a ogni livello…) fin da quando avevano i pantaloni corti, senza soluzione di continuità. Tutto ciò che era possibile lo hanno ottenuto. Non solo Bordo, Campo, Riccardi… Ci sono quelli di seconda fila: presidenze di Enti, consigli di amministrazioni, consiglieri, assessori, commissari…, sono di destra e di sinistra. Persone con un trentennio di politica attiva alle spalle, con risultati non negativi, ma “patologicamente” incapaci di uscire di scena. Nessuno può impedire a chicchessia di candidarsi, o di fare il suggeritore, però è sciagurato quel popolo che per cambiare deve invocare o aspettare lo scioglimento per mafia.

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