Aspettando il Sindaco. Per amministrare e dare un po’ di colore a questo presente.

CULTURA

Amministrative ed europee. Sembra lontana, eppure nel voto l’Europa si farà sentire. Intanto la ricerca del Sindaco assorbe le energie del Centro Sinistra, e non solo.

C’è un “Centro” che non è appariscente, ma si muove. E vi è una Destra, sorniona, che attende. Intorno un movimento di pescatori, agricoltori… più silenziosi i balneari e il vago mondo del Turismo. Tutti hanno conti aperti con l’Europa.

A sinistra hanno perso l’abitudine di guardare al campo avverso. Ed occorre fare i conti con l’assenteismo, che dopo l’esperienza di Rotice rischia di essere ancora più marcato. Ci sono interventi “sartoriali” di alcuni che sembrano conoscere le misure giuste, il taglio perfetto per un sindaco; un vestito, però, un po’ demodé.

In un breve soggiorno torinese ho avuto incontri interessanti, complice il quotidiano la Stampa, con una pagina intera dedicata a Manfredonia e alla pesca. Un ristoratore con prodotti pugliesi, un tassista… Di origini foggiane, figli di operai calati a Torino nei primi anni Settanta. “Mio padre dopo la Germania era tornato a Sannicandro, c’era il metano e molti speravano nell’industria di Manfredonia… poi  con sei figli sono partiti per Torino. Hanno lavorato duramente. Tutto ruotava intorno alla Fiat… ”. Più giovani di me, ricordano il sindaco Novelli, da quello che tanno sentito in casa.

ll PCI nel 1975 conquistava le grandi città. Sindaci scelti bene, dal mondo della cultura (Argan a Roma), o dal Partito (Novelli a Torino). Era titubante, Diego Novelli, intimorito. Giorgio Amendola lo rassicurò: “Farai sempre meglio del sindaco democristiano che ti ha preceduto”. Erano gli anni di piombo a Torino, il processo alle BR, la violenza urbana, una città ostile ai meridionali, e senza servizi. E poi il pesante ridimensionamento della Fiat. Novelli fece il Sindaco per dieci anni. Il compito più gravoso: decine di migliaia cassintegrati e licenziati. “Ricevevo le mogli disperate che si ritrovavano a casa mariti riconosciuti come “operai Fiat”, che ora non sapevano che fare… una conflittualità familiare insostenibile”. Tra essi, nei primi anni ’80, ci furono 150 suicidi. E Novelli, intransigente con il terrorismo, tesseva una tela quotidiana di solidarietà, sostegno, sicurezza.

A Manfredonia iniziava l’esperienza socialcomunista. Sindaco D’Andrea (1969 – 1975). “Il sindaco dei marciapiedi” “Riceve sempre il pubblico, anche la vecchietta del pianoterra che si lamenta per i panni stesi da quella del primo piano”. Dicevano ironicamente i militanti. Anche Magno era insoddisfatto. Parlamentare esperto, con doti rare di mediazione e pragmatismo. Sindaco dal 1975 al 1982. Esplosione della colonna dell’arsenico (1976), la lunga crisi del Petrolchimico, le sue scelte sconfessate dal Partito… Intanto la città cambiava, nuovi servizi sociosanitari, consultori, organi collegiali… Partito e Amministrazione arrancavano, un apparato burocratico insufficiente (“era carente e noi l’abbiamo peggiorato con assunzioni clientelari“). Subentrò Girolamo Campo (1982-1985). Un amministratore scrupoloso. “Ma non saluta e cammina sempre a testa bassa”. Era dura la “base” del PCI. Chiedeva corretta amministrazione, ma il cuore sempre collegato al “Sol dell’avvenire”. Un decennio instabile (nave dei veleni, tende in piazza), sei sindaci (3 eletti due volte), 6 nomine commissariali.

“Quando la politica faceva sognare” un ciclo di incontri alla sala S. Chiara con Magno, Tizzani, don Giovanni Ercolino (prete che leggeva Mario Tronti)… La redazione di Avvenire provò negli anni Novanta a riflettere su cambiamenti e sulla città. Erano assenti i nuovi “leader”, ai quali la vecchia guardia aveva consegnato frettolosamente il partito mutato anche nel nome. Pur con una crisi spaventosa il Golfo non si colora dell’azzurro berlusconiano, attecchisce l’Ulivo con Prencipe. Inizia il “ventennio”, in cui molto è stato realizzato. La fedeltà e la resistenza del popolo di sinistra è stata incredibile… poi il senso cocente del tradimento, che ha consumato ogni rapporto di fiducia.

Occorre guardare al presente. Una città scontenta che non sa bene cosa cercare… Due anni fa ha abbracciato la proposta di una candidata forestiera (Giulia Fresca), poteva vincere, poi alcune ambiguità, e alla fine la sua presenza ha alterato la competizione elettorale.

Il centro sinistra è diviso tra campo giusto e campo largo. Pd e 5 stelle da soli non volano. Ci possono essere mediazioni possibili, sempre sul filo di una rigenerazione indispensabile. E’ assurdo pensare a un “tandem” con indicazione del sindaco e del vicesindaco? Sono inconcepibili primarie con il pagamento di venti – trenta Euro… Uno scandalo? E se vi si dice che con questa somma si pagherà interamente la campagna elettorale? Un’operazione trasparente e democratica, evitando raccolte di fondi impropri, promesse ambigue…

Il retaggio di questi ultimi anni vent’anni è stato la progressiva perdita del dibattito pubblico. Di qui la necessità di una campagna elettorale “nuova”, per coltivare nei comparti, nelle periferie… tra i giovani, tra gli anziani aspirazioni possibili, non sogni, ma desideri collettivi raggiungibili. Di qui l’urgenza di discutere le ragioni di quelli che vanno via e le politiche del lavoro. Di qui la necessità di una cittadinanza responsabile: il sindaco non è tutto e non c’è uno “giusto” che vada bene a tutti. Meglio votare il meno peggio, che non votare. E le elezioni europee’? E questi tempi di guerra? Con l’alleanza Ursula von del Leyen e Giorgia Meloni, la loro “incrollabile fiducia” nella vittoria e il riarmo dichiarato? Non mi interessa un sindaco che esponga la bandiera sulla facciata del Comune. Ma che non vieti i luoghi pubblici alla discussione per coloro che non la pensano allo stesso modo.

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