A Pisa. Tra gli studenti che gridano “pace”… e sono caricati dai poliziotti.
Ero a Pisa, venerdì 23 febbraio. Avevo accompagnato i nipoti a scuola (effervescenti per lo sciopero probabile dei docenti), e riflettevo sui tanti segni del Risorgimento presenti in città.
L’imponente statua di Vittorio Emanuele II e sul Lungarno quelle di Mazzini, Garibaldi, piazza Cairoli, via Curtatone e Montanara, luogo di una battaglia (1848) dove parteciparono i volontari provenienti dal Napoletano, Stato pontificio e Pisa. Proprio nella splendida cornice del Palazzo ristrutturato nel XVI secolo da Giorgio Vasari (sede dal 1846 della scuola Normale) si tenne l’assemblea che decise la partenza di 348 studenti e 30 docenti dell’Ateneo pisano. Combatterono contro le truppe di Radetzki.
Sono le 9 circa, dal Lungarno scendo verso Piazza dei Cavalieri… sento voci, musica…. un piccolo allegro corteo (settanta ottanta ragazzi) mi attraversa la strada, alcuni giovanissimi. Li seguo per un tratto, poi inizia a piovere e faccio un altro giro. Ritorno dopo le 11 in Piazza dei Cavalieri, sono allineati una decina di automezzi dei Carabinieri, entro nel “Borgo stretto” (così è chiamato un quartiere bellissimo con vicoli, piazzole, cortili, piccole librerie, luoghi di ristorazione…), passo per San Frediano, una via stretta, che continua via Curtatone e Montanara. Piove e non incontro nessuno, ignoro ancora quanto accaduto. Nel pomeriggio vedo i video, che mostrano proprio via San Frediano, la polizia che blocca l’accesso alla piazza e “carica”, nel modo che tutti possono vedere. I poliziotti più numerosi dei manifestanti! Non riesco a capacitarmi: un corteo che, se non ci fosse stato lo striscione iniziale, avrei confuso per un gruppo di studenti in gita scolastica.
La sera, una marea di gente, impressionante, silenziosa, il Lungarno bloccato, tanti rivoli che confluiscono nell’ampia Piazza dei Cavalieri. Migliaia di persone, giovani e anziani, alcuni in carrozzella. La sera se ne parla in dibattiti televisivi. Il ministro Taiani cita Pasolini: “Ricordiamoci quello che scriveva: I figli dei proletari (i poliziotti) contro i figli dei borghesi (gli studenti)“. Famoso articolo dopo la battaglia di Valle Giulia a Roma che apre il 1968 italiano. Ma che non c’entra assolutamente nulla. Si parla anche di un intervento preventivo della Polizia per impedire di avvicinarsi al cimitero ebraico o alla sinagoga. Luoghi distanti tra loro e lontani. Il cimitero si trova a ridosso delle mura nei pressi del Battistero, non meno di 800 metri!
La mattina del sabato, davanti al liceo artistico “Franco Russoli”, la scuola da dove provenivano la maggior parte degli studenti: un gruppetto commenta, parla… Un volantino sul muro: “Vogliamo decolonizzare la cultura e la conoscenza, la scuola e l’università”. “E’ questo un incipit rivoluzionario“, dico scherzoso. “Noi gridavamo pace, solo pace, e ci hanno colpito” risponde una ragazza risentita. “E’ un reato? Vogliamo parlare delle cose presenti, del futuro…” Proprio una classe (II D) del Russoli ha partecipato nel 2022 al concorso per ricordare la morte di Franco Serantini, l’anarchico fermato dalle forze dell’ordine e morto due giorni dopo nell’infermeria del carcere don Bosco di Pisa (1972). Tre anni prima muore, sempre a Pisa, per un candelotto della Polizia, un altro studente, Cesare Prandini.
La sera successiva (24 febbraio), Piazza dei Cavalieri nuovamente piena, con i presidi per il “Cessate il fuoco” a Gaza e in Ucraina. Tanta ancora la gente, tanta la rabbia per un intervento violento e immotivato. Il sindaco di Pisa, leghista, chiede chiarimenti al Questore. Vescovo e Rettori (Università, Normale, S. Anna) esprimono dispiacere e condanna. Consiglieri e deputati di Centro destra difendono la polizia. Uno di essi parla di studenti incappucciati verso cui provvedere con Daspo e denunce. Accertare le responsabilità è un attacco alle Forze dell’ordine? Ministri riuniti in un Forum dicono che queste proteste sono ingiustificate, rispetto al problema Hamas.
C’è una sorta di cappa, un cielo cupo. La parola pace suscita sospetto, fastidio. La Meloni si trova a Kiev: il governo italiano firma un accordo decennale con l’Ucraina e Zelenski ha l’occasione per dire che da noi ci sono troppi filo – Putin, e dà i suoi consigli per neutralizzarli. Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni esprimono “incrollabile sostegno” e “certezza della vittoria”, priorità alla guerra e alle spese militari. Stoltenberg, segretario Nato: “ci si deve preparare a lunghi anni di economia di guerra e di confronto con la Russia”. Una guerra con centinaia di migliaia di morti, incalcolabili invalidi e mutilati, milioni i profughi. Diecimila in Ucraina le vittime civili, che a Gaza sono il triplo o il quadruplo.
Nei due conflitti c’è una lunga storia, azzerata e fatta corta. Vediamo due soli eventi criminali: l’invasione e il massacro di Hamas! Contro i quali combattere. La parola d’ordine è il riarmo. La guerra è così accettata, invocata. Lievito per l’industria, crea posti di lavoro. Questa è la nuova Europa di coloro che si professano europeisti e atlantici? Si è spenta in Europa anche la paura della guerra e dell’Atomica. E si pretende che i ragazzi restino in silenzio?