Nel Tavoliere abbandonato. L’ultima tragedia. Da 40 anni le stesse domande. Senza risposte.

SOCIALE

Destano meraviglia, leggendo le notizie della morte di due bambini in un vascone, le indicazioni generiche e incerte sui luoghi, e l’ignoranza di molti (amministratori, figure pubbliche…) che non sanno nemmeno l’esistenza di Fonterosa, Beccarini, Innacquata…

Fonterosa, un borgo dell’Ente Riforma: spaccio alimentare, dopolavoro, ufficio postale, scuola, chiesa. Una parrocchia. Negli anni sessanta parroco don Matteo Troiano, poi trasferito a Rodi. I contadini dicevano che era stato spostato perché protestava con il provveditorato di Foggia quando gli insegnanti arrivavano in ritardo, e cioè quasi quotidianamente. C’era la festa patronale (21 settembre, S. Matteo): triangolare di calcio tra borgate rurali (Ramatola, Tressanti, Fonterosa…), palo della cuccagna, fuochi, musiche… Tra gli anni 50 – 60, in campagna, a Ramatola, nacquero mio fratello e mia sorella. La “levatrice” risiedeva a Beccarini, ed anche numerosi “addetti sociali”. C’erano le guardie campestri, biblioteche mobili…

Poi lo spopolamento degli anni 70 – 80. Una maledizione che si ripete. Se da un punto qualsiasi del Promontorio garganico si guarda giù nel Tavoliere si nota uno spazio lungo ca 80 chilometri e largo 30 – 40, un immenso quadrilatero fertile e coltivato, ma vuoto di abitanti. Un “deserto antropico”: nulla del genere, altrove, in Italia e in Europa.

Non è stato sempre così. Gli altipiani erano abitati fin dal Neolitico (Cupola, Colmo d’Ischia, Monte Aquilone…). Nel ‘400 la destinazione a pascolo del Tavoliere (redditizia per i sovrani) fece scomparire significativi insediamenti umani. Abolita la transumanza, si formarono vasti latifondi (e grandi masserie).  A fine Ottocento i tre torrenti (Cervaro, Candelaro, Carapelle) inondavano vaste aree verso la foce e la malaria regnava. La toponomastica racconta i tratturi e la transumanza (Posta Giudea, Posta Piana, Posta Rosa, Posta la via…); ed i bassipiani soggetti a impaludamenti (Innacquata, Cutino, Alma dannata, Maremorto, Lago Contessa, Lago Salso…). Nel dopoguerra i tentativi di ripopolamento, con i borghi e poderi di epoca fascista prima e dell’Ente Riforma poi.

Ora le antiche masserie sono distrutte o rovinate. Ramatola, risalente al ‘500, cancellata. Feudo della paglia (una delle masserie Cappelli) dava ospitalità e occupazione a decine di famiglie; diventato negli ultimi anni rifugio insicuro di immigrati è stata abbattuto dal comune di Manfredonia! Nell’elegante masseria Beccarini c’era un centro servizi dell’Ente di Riforma, con centinaia di cartelle e relazioni, le storie degli assegnatori dei poderi, un archivio delle fatiche di coloro che colonizzarono il Tavoliere, che nessuno ha avuto la sensibilità di conservare… Tutto sepolto nelle rovine dell’edificio. Infine l’immenso furto dei beni archeologici, trafugati in molti casi da alcuni che erano pozzaroli di giorno e tombaroli di notte.

Oggi vi è un’agricoltura vivace e moderna: oltre al pomodoro, ci sono altre produzioni (asparagi, melanzane, peperoni, zucchine, cime di rape…) che richiedono manodopera per tutto l’anno; un settore che utilizza nuove tecniche irrigue, consuma meno acqua (vasconi) e sembra che si sia rallentata  la salinizzazione delle falde e l’abbassamento del suolo. Un territorio con strade dissestate, insicuro, con furti quotidiani di macchine agricole e richieste di “riscatto”.

Oggi si possono vedere in poderi e villaggi abbandonati e diroccati… panni stesi di bambini. Famiglie singole e gruppi sono sparsi e si arrangiano. Servono all’agricoltura e per essi da 40 anni si parla di offrire condizioni di vita decorose. C’è da favorire un nuovo ripopolamento, dando risposte pragmatiche e possibili. I bambini a scuola innanzitutto. Le scuole di Borgo Mezzanone e Tressanti accolgono molti bambini stranieri sparsi nelle campagne. Scuolabus di Manfredonia funziona bene. Ci sono quelli (pare siano tanti) al di sotto dei sei anni. E’ necessario conoscere il numero e i bisogni (igienici, sanitari, scolastici). C’era un camper attrezzato per portare aiuto, collegato con la Casa dei diritti di Siponto. In funzione un anno o due poi scomparso. Ora c’è il Pnrr. Oltre 50 milioni di Euro per Manfredonia; invece il piano approvato dalla Giunta prevede nuove costruzioni e ristrutturazioni di borghi nel Comune di Foggia, lontani dal Tavoliere. Del progetto della commissaria Iolanda Rolli (moduli di 400 persone con vari servizi in varie aree del Tavoliere, tra cui Borgo Amendola, Fonterosa) si sono perse le tracce.

Stiamo parlando di forme di insediamento e interventi (vigili campestri per monitorare vasconi e canali) non complessi. Per dare risposte servono conoscenze e anche coltivare un po’ la storia. Al fine di invertire una doppia negativa narrazione: o non si può far nulla o si deve attendere la soluzione perfetta.

E’ la gente che protegge il territorio. Il Pnrr poteva essere un’occasione straordinaria per il Tavoliere. Le vaste aree basse attirano l’attenzione della criminalità. La mafia non costruisce industrie, si occupa però di rifiuti. Una vasta superficie è stata già interessata 5-6 anni fa (Alma dannata) allo sversamento di rifiuti tossici, un’indagine di cui nessuno parla più. Vi sono in tutto il Tavoliere pozzi artesiani dismessi, centinaia. Lì sono stati scaricati rifiuti liquidi. Scarne notizie appaiono sulla stampa, presto dimenticate.

A “Polignano a mare” per “il libro possibile” si è dibattuto il testo “Diritto penale dell’Ambiente”. La Puglia (Il Tavoliere in particolare) è un’enorme deposito di rifiuti, per la scarsa vigilanza di enti, il depotenziamento delle polizie locali… La dispersione dei rifiuti  è un problema grave per le generazioni future. Uno degli autori è il prof. Vincenzo Muscatiello di Manfredonia. Non potrebbe essere l’occasione di parlarne anche a Manfredonia?

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn