Abraham Yehoshua. Il libro Cuore lo faceva piangere, ma lo ha spinto a divenire scrittore.

CULTURA

“Nella mia giovinezza mi ha colpito Cuore di De Amicis, un grande romanzo che mi ha spinto a fare questo lavoro. So benissimo che molti critici lo considerano un libro nazionalista… ma Cuore mi ha emozionato”.

Non è di poco conto che uno dei massimi scrittori di questi nostri tempi, morto qualche giorno fa, si esprima in modo così favorevole nei confronti di un libro, che nessuno in Italia si sognerebbe di proporlo alle scuole elementari o medie. Il racconto – diario di un anno di scuola. Due le figure autorevoli: il padre e il maestro. Il padre dice al figlio: “quando sarai grande, occuperai posti di responsabilità, ricordati dei tuoi amici che lavoreranno in officina. Comportati in modo affettuoso, amichevole…“. Un libro buonista, strappalacrime, con toni patetici, sentimentali… Al De Amicis si imputa l’invenzione della formula: “Italiani brava gente”. Tutto ciò che di negativo produciamo o facciamo non intacca mai la nostra bontà di base.

Ma allora come ha potuto questo libro influenzare un gigante della narrativa e del romanzo, un grande studioso di letteratura comparata? Sono i misteri della letteratura! Yehoshua ha ascoltato “Cuore” dalla voce del padre, che lo leggeva ai figli. Uscì nel 1886 ed ebbe un successo planetario. In molti Paesi è ritenuto un libro utile. Forse Paesi fatti da genti diverse, provenienti da varie parti del mondo e in cerca di una identità.

Ogni mese termina con un racconto mensile con protagonisti i bambini: Il piccolo scrivano fiorentino; Dagli Appennini alle Ande; Il tamburino sardo... L’infermiere di Tata: la storia del bambino che va in ospedale per assistere il padre e si trova al capezzale di un altro malato. Pensa sia il padre, che invece poi vede uscire dall’ospedale. Dovrebbe, potrebbe andare via e invece resta accanto a quel malato solo, che è confortato dalla sua presenza. Racconta Yehoshua che il padre leggeva e lui piangeva. “Perché piangi?” Si inventa un torto ricevuto dalla sorella. “Invece piangevo per quel racconto del bambino che assiste il padre sbagliato. Quando ho capito che una storia ha il potere di farmi piangere, ho deciso che volevo divenire uno scrittore. Il seme della mia identità di scrittore è nel libro Cuore, o meglio nella lettura di mio padre…che mi incoraggiò a piangere: se piangi per personaggi così lontani da te… questo ti migliorerà”

Yehoshua dice che in Israele con ebrei, musulmani, arabi palestinesi occorre costruire un’identità civile. “Cuore” è di aiuto: non è un libro confessionale, non ci sono preti, né accenni a cerimonie religiose. Yehoshua è stato ispiratore di iniziative di pace, ha sostenuto la politica dei due Stati (Palestina e Israele), scelta resa impossibile dall’insediamento dei coloni a migliaia in territori palestinesi. Poi quella di uno Stato laico, con identità religiose diverse. Prima di morire ha ammesso che nessuno ha più proposte di pace.

Le sue opere affrontano il tema dell’identità, dell’alterità… non in modo teorico, ma attraverso persone vive, quelle della realtà palestinese, dei popoli postcoloniali… La letteratura ha per lui il potere di allargare la nostra coscienza morale. Anni fa lessi a un gruppo di ragazzi con disturbi mentali un racconto di Yehoshua: Il poeta continua a tacere. La storia di un poeta inaridito, che ha perso la capacità di esprimersi. Spetta al figlio handicappato ricucire vecchi e faticosi frammenti del padre per una nuova proposta di linguaggio. I personaggi dei romanzi sono inadeguati, opachi, ma sono essi a stabilire una comunicazione con gli altri, non linguistica ma con moti di simpatia, per cui ci si capisce anche se l’interlocutore è sordo, parla una lingua diversa.

I Promessi sposi, Cuore, Pinocchio rappresentano la narrativa popolare italiana. Una triade che ha generato per rifiuto o adesione la letteratura del nostro paese e ha espresso un sistema di valori e comportamenti. Nel secondo Novecento tra Pinocchio e Cuore tutte le simpatie sono per il primo. Sono usciti nell’ultimo anno due libri (Marcello Fois e Aurelio Picca), che, in un’epoca di cinismo e cattiveria, con motivazioni diverse, difendono Cuore e criticano Pinocchio. Ha ragione Yehoshua è il racconto vero delle sofferenze, sono le lacrime che aiutano la crescita.

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