Gli ucraini Gogol, Bulgakov… C’è bisogno di riscrivere la storia della letteratura russa?

CULTURA

“E’ parte della nostra storia”. “No. Siamo diversi dai russi, noi abbiamo una identità nostra”.

Si scorre su internet e si leggono gli scrittori russi, si fa fatica a individuare quelli ucraini. Ve ne sono alcuni significativi, fondatori della lingua ucraina. Ma spiccano nella letteratura russa gli ucraini Gogol, Bulgakov, Achmatova….

Gogol  (1809 -1852) nato nel distretto della Poltava, famiglia di possidenti terrieri, rimane fino ai 20 anni in Ucraina, poi a Pietroburgo e in viaggio per l’Europa (Roma). A Pietroburgo scrive “Le veglie alla fattoria di Dikanka”. Evocano il mondo ucraino, leggende, fate, diavoli, teatro popolare, tradizione delle marionette… L’opera ebbe un successo enorme sponsorizzata dal grande Puskin, che parla di autentica allegria, sorpresa, ironia…  Puskin dice che i tipografi mentre stampavano ridevano… Gogol si fece una fama di umorista. Ma se Puskin avesse letto “il cappotto” o “le anime morte” si sarebbe accorto che Gogol è tutt’altro che umorista. E’ triste senza lacrime, allegro senza sorriso. Nelle “Veglie” c’è il gaio e il terribile, farsa e tragedia. Racconti semplici, spensierati… un quadro così attraente, giocoso, piacevole che i lettori ucraini non colsero, nelle pieghe assurde di questi racconti, che la comunità era già incrinata dal tempo e dalla storia. Le avventure fiabesche e terribili, a loro modo allegre, si manifestano quanto irrompono gli spiriti maligni con le loro strane metamorfosi. Sono collaborativi e malefici. Tutta la letteratura russa è piena di diavoli, demoni, spiritelli, folletti. Alcuni sono divertenti, simpatici, intelligenti. Ci sono quelli che sono compiacenti con chi comanda, e quelli che aggiustano le cose.

L’Ucraina è l’universo, al di fuori c’è il caos. Non c’è solo l’opposizione tra Ucraina e Occidente, ma anche più netta tra Ucraina e Russia o meglio Pietroburgo, affascinante, moderna, europea. L’Ucraina è presente anche in Taras Bulba, romanzo storico scritto sulla scia della moda di quegli anni. E’ l’Ucraina cosacca. Gogol ignora ogni scrupolo di esattezza storica, rivive gli echi degli antichi guerrieri cosacchi e delle loro storie.

E’ il padre del realismo russo? Non c’è scrittore con maggiore potenza fantastica. Lui non descrive, costruisce la realtà. Porta il riso verso la satira sociale? Quando Dostoevskij disse la famosa frase: “Siamo tutti usciti dal cappotto di Gogol” si riferiva alla letteratura sugli “umiliati e offesi” che aveva preso le mosse dal famoso omonimo racconto, letto in chiave umanitaristica. Il protagonista è un povero impiegato il cui unico sogno è avere un cappotto nuovo, quando ci riesce, la prima sera che lo indossa, è aggredito e derubato dell’indumento. Gogol oscilla tra la pietà e l’ironia nei confronti dei suoi personaggi. I contemporanei si orientarono sulla prima. Era uno straordinario lettore delle sue opere, e racconta che lesse alcune parti di “Le anime morte” a Puskin, che ascoltava divertito, ma poi diveniva sempre più cupo e alla fine, quasi con disperazione: “Dio mio, come è triste la nostra Russia”.

I racconti di Pietroburgo. Caricature di grottesca volgarità, definibili sotto la luce di una sola parola poslost, triviale, volgare, mediocre, diremmo pure cialtrone… Parola, dicono tutti i traduttori, intraducibile. Secondo un critico russo (Mirskij) è “meschinità autosoddisfatta”, morale e spirituale. Forse il dialetto ha qualche espressione simile. Oltre “il cappotto” ci sono due opere con cui ha esercitato una profonda influenza: L’ispettore generale e le anime morte. La prima, un capolavoro teatrale, osteggiato violentemente e salutato come un grande evento di rigenerazione morale e sociale. Contro le forze oscure e stagnanti l’autore apparve come un maestro portatore di un messaggio di cambiamento. Suo malgrado. Perché Gogol scrisse “meditazioni” politiche mediocri, piccole idee ristrette, provinciali.

Soggiornò lungamente a Roma dove scrisse Le anime morte. Abbiamo solo la prima parte (conclusa in sé). Doveva seguire lo schema della Commedia dantesca. A Roma fu amico di Belli, al quale lo accomuna la visione della realtà e gli scrupoli religiosi che li portano a bruciare parti delle loro opere. Entrambi impauriti da ciò che essi stessi scrivevano e creavano.

“Le anime morte” si chiude con l’immagine della troika, che corre veloce sull’immensa pianura ucraina, porta lontano un imbroglione, un truffatore. “Come fa a non piacere a ogni russo la velocita? Come fa a non piacere alla sua anima, che aspira alla vertigine, all’abbandono… divora lo spazio la troika…  Russia, dove mai voli tu? Rispondi

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