Abitanti che calano, nascite dimezzate… Crescono (molto) i nuclei familiari. Un mistero!

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A Manfredonia la popolazione scende vistosamente. Le nascite quasi si dimezzano in un quindicennio, però il numero delle famiglie cresce, di parecchio. Oltre tremila in più!  Proprio un enigma.

In provincia di Foggia, la popolazione passa in un quindicennio da 690.000 a 604.000 del 2019. Crollano le nascite da 7326 a 4366 del 2020. Il numero delle famiglie cresce da 238.000 a 244.000. Aumento chiaro, che diviene molto forte nei comuni della pianura. Rilevante e incredibile quanto avviene a Manfredonia: la popolazione all’anagrafe scende da 57.000 a 54.000, le nascite crollano da 623 del 2004 a 362 del 2019, i decessi passano nello stesso periodo da 328 a 503 (giungono a 640 nell’anno 2020 con il Covid)… Però il numero delle famiglie aumenta da 18.075 a 21.175. Oltre tremila in più. Una crescita da capogiro, la percentuale più alta della Capitanata, dove Foggia registra settemila in più, duemila in più S Severo, Cerignola… Fermi i comuni montani.

Diminuiscono gli abitanti, crollano le nascite, ma aumentano le famiglie… Che fenomeno è? Un groviglio, uno “gnommero“, direbbe il commissario Ingravallo in “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di Gadda. Abbiamo più famiglie, ma meno numerose, più piccole, meno capaci di fare figli. L’Italia è oggi il paese a più bassa “intensità di famiglia” del mondo e lo diventerà ancora di più. Le previsioni dell’Istat proiettate fino al 2040 rafforzano ancora di più questa tendenza.

E’ un fenomeno nazionale. Il numero delle famiglie, cresciuto in questi anni, si alzerà ancora nel prossimo decennio. La spiegazione è nel mutamento delle tipologie di famiglia. Due sono quelle che escono vincitrici. Al primo posto le famiglie unipersonali (composte da una sola persona) che passeranno entro un quindicennio dal 33.3% al 38,8%, con un numero di persone coinvolte che supererà ampiamente i 10 milioni. Quattro famiglie su 10 saranno composte da una sola persona. Al secondo posto le coppie senza figli che arrivano al 21,6%, interessando 5,7 milioni di persone. Insomma le famiglie che “non sono famiglie”, le famiglie a bassa “intensità di famiglia” si avviano a essere 61 su 100. Nel Sud il fenomeno è lievemente attutito. Un tempo c’erano remore culturali nell’andare a vivere da soli, ora c’è invece solo un vincolo economico: il lavoro precario spesso spinge a stare in famiglia e non consente un’autonomia abitativa.

Le famiglie con figli scenderanno dal 32% al 24% (da 8,3 a 6,4 milioni di persone), surclassate da quelle unipersonali (quasi il 39%) e con gli stessi numeri delle coppie senza figli. Quindi vincitrice assoluta la famiglia unipersonale e perdente quella con figli. Nel Sud il mutamento è così avanzato, per cui se oggi ci sono 80 famiglie unipersonali su 100 con figli, nel giro di pochi anni si arriverà a 140 su 100. Le prime passeranno dal 29,8 al 36,4%, le seconde dal 40 al 30%. Cosa significa questo? I demografi dicono che è una catastrofe e la coppia non è più propulsore di nascite e di futuro. Se la coppia non si basa più sulla procreazione, lo stare insieme non è forse meno responsabilizzante?

Un fatto epocale che si unisce ad altri, avvenuti in questo quindicennio, come il calo netto (e le partenze) dei giovani. Sono fenomeni che hanno la loro base nella denatalità, e che non si invertono facilmente. Di fronte a essi “non bisogna né ridere, né piangere, ma capire e capire e capire” (Spinoza). Una società senza famiglia come muta l’economia e la società? Nella politica della casa, del lavoro, nel fare impresa? E quali possono essere le politiche, anche locali? Ma soprattutto con l’aumento del numero delle famiglie unipersonali, come cambia il volto della comunità? E il fatto che in esse le donne siano nettamente in maggioranza rispetto agli uomini? Un dato interessante, che si può riscontrare facilmente: le donne si incontrano nei tavolini al bar, a passeggiare, footing… Fanno gruppo, hanno senso dell’amicizia. Parlano molto tra loro di affetti e sentimenti, relazioni, cura del corpo, figli… E gli uomini? E’ il trionfo dell’individualismo (ma non è egoismo). E se questo fosse la chiave per capire la crisi della sinistra e certi risultati elettorali?

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