Parlare di mafia è difficile. “Dagli al montanaro” – Ma la mafia non si trasmette come il virus.
Montanaro indica chi vive sulle montagne, ma “Montanari” sono gli abitanti di Monte S. Angelo. Un caso unico, pare, nella storia della lingua italiana.
Una comunicazione “mediocre”. Compresi i titoli. “Scacco alla mafia garganica”. “Smantellata l’organizzazione criminale”. Poi il procuratore De Raho aggiunge: “Ci vorranno anni per sconfiggerla, ma se i cittadini collaborassero il tempo si accorcia”. Diversi comunicati che si ripetono, quasi tutti “manomessi”, giustamente e a volte maldestramente, con il riferimento a storie precedenti, a persone che sono morte, ma restano “vive”. C’è quel riferimento ricorrente ai “montanari”… E si scatenano i commenti anonimi e stupidi, confondendo passato e presente, Macchia e confini … Per il virus si raccomanda di evitare lo stigma con nomi di etnie e popoli… Anche alle operazioni di polizia e giudiziarie servirebbe maggiore sobrietà.
“Maledetta strage di S. Marco”, ho sentito ripetere spesso. Forse perché da allora la mafia si è incollata addosso. In quella calda giornata estiva mi trovavo per strada, nel Centro, negozi, persone… improvvisamente molte voci si affievolirono, un parlare sottovoce… un commerciante, che non conoscevo, mi disse che voleva andare via, qui i commessi non erano affidabili, a Bologna invece… Non diedi peso a tutto questo. A casa alle 14 il Tg regionale diede la notizia, e allora le stranezze di quella giornata si chiarirono.
La mafia è presente e agisce soprattutto quando non c’è, e sembra svanita. Noi poi siamo tanto ciechi che non ce ne accorgiamo anche se esplodono intorno le bombe. Nel giugno dello scorso anno, a Manfredonia, in 30 giorni, ci furono 10 attentati “con il fuoco”, un segnale evidente a coloro che nel lockdown non avevano mantenuti gli impegni. Quei fatti erano presenti sui giornali on line, ma quasi nessuno li aveva registrati nella loro tragica sequenza. Mi piace pensare che i politici, la commissione straordinaria, le forze dell’ordine ne avvertissero la gravità, ma pensavano che non fosse opportuno darne notizie, per non turbare la popolazione. C’era già la pandemia!
L’ultima campagna elettorale si è aperta con qualche auto bruciata. Ne ho parlato in giro. “Di che ti preoccupi?”. Un gesto della mano banalizzava la mia preoccupazione. Domenica scorsa sono venuto a sapere di centinaia di alberi di ulivi tagliati nelle campagne del Tavoliere. Un paio di anni fa un’auto fu bruciata nei pressi di dove abito. Entro mezzogiorno tutto pulito. Chiesi informazioni. Niente. Mesi dopo la scena si ripeté sul lungomare. Corto circuito, si diceva; e qualcuno parlava di questioni assicurative, legate alla casualità o al dolo. Ora tutti invitano a collaborare, ognuno deve fare la sua parte! D’accordo, ma in che modo se non si viene correttamente informati?
Il territorio è controllato: ogni mattina le auto di Vigili urbani, Polizia, Carabinieri… girano intorno alla città. Proprio così, girano attorno. Nessuno scende, o cammina a piedi nel quartiere… Nemmeno durante il lockdown lo hanno fatto. Avrebbero visto e vedrebbero cose interessanti. Avrebbero parlato con le persone. C’è l’azione repressiva straordinaria, ed è quella di questi giorni, e c’è la realtà quotidiana. La mafia purtroppo occupa man mano lo spazio civile. Un esempio: agiscono strani “mediatori” per il pagamento di affitti, utenze, per lasciare libera la casa… Forse ci sono sempre stati. Adesso però hanno l’autorevolezza di un’appartenenza al clan. Li usano i proprietari di case (foggiani) a Siponto.
L’emergenza non è finita, si sostiene in giro. Ma può finire? Un alto magistrato ha detto in questi giorni: “la mafia finirà, come è finito il contrabbando“. Forse era preferibile quest’ultimo! L’unica salvezza è nel dibattito pubblico, basato non sulle voci che corrono, sul sentito dire, ma su conoscenze vere, l’unica strada è ricostruire un tessuto di dialogo, per una comunità consapevole e competente che sappia valutare e scegliere e proteggere la legalità, la giustizia, l’uguaglianza…
Un inizio difficile per l’amministrazione di Manfredonia. Ai nuovi regolamenti, prodotti dalla Commissione straordinaria, si obietta: “In presenza di leggi chiare nazionali non era il caso di regolamentare ulteriormente… bisognerebbe deregolamentare un po’ Manfredonia. Troppi regolamenti spesso sono un ostacolo…”. Il Sindaco di Manfredonia, in verità, pare che abbia troppi portavoce.