Il ritorno della democrazia dopo oltre due anni. Ed è stata una grande festa.
Manfredonia, Comune roccaforte della sinistra, autosciolto per implosione del PD e possibile dissesto, poi commissariato per infiltrazioni mafiose, con due consiglieri regionali e tre parlamentari… è tornato dopo due anni al voto. Una affluenza di oltre il 61%. Superiore a quella di tanti comuni andati al voto nello scorso Ottobre.
Si va al ballottaggio con il classico schieramento Centro destra e Centro sinistra, Rotice contro Prencipe. Non era così scontato. Sono state elezioni incerte, con previsioni che mutavano lungo i due mesi di campagna elettorale, insieme a umori ed emozioni. Il Movimento 5 stelle diviso si ricompatta con Fatone; l’arrivo di una candidata da fuori (Fresca) spariglia le carte, polarizza la campagna elettorale (nel passato solo vergogna e mafia, con lei ora la luce, la vita, il sorriso), un’onda incontenibile, che poi… si smorza. Metà città è all’opposizione. In coda con oltre il 6% c’è “Con“, il movimento di Emiliano e “Azione” intorno al 5%, una sola lista, ma un buon esperimento di scuola politica, in quest’ultimo anno.
E’ stata una campagna elettorale vivace, una sorta di apprendimento collettivo. Con candidati sindaci e consiglieri che ci mettevano non la faccia, come si continua a ripetere stancamente, ma la testa, i pensieri, la passione.
Vanno al ballottaggio due “esperti naviganti”. Conoscono il mondo politico, la Capitanata, i problemi dello sviluppo. Si conoscono bene. Prencipe è stato l’avvocato di Rotice. Proprio per questo è necessario che il dibattito sia chiaro, aperto, trasparente. In questo primo turno, senza nessun vincitore in pectore, i candidati si sono studiati, legittimati o delegittimati. Ora si apre una nuova campagna elettorale, in una logica non di amico – nemico, ma di competizione che prevede accordi, cooperazione… Se questo primo turno è stato un laboratorio, ancor più lo sarà il ballottaggio e gli eventuali “apparentamenti”. E coloro che sono esclusi, non possono stare solo a guardare. Devono intervenire, esprimersi sugli equilibri e compromessi che verranno proposti. E’ tutta la città che partecipa alla votazione, e si spera che i votanti siano non inferiori al 60%.
E’ stata una campagna di recupero della democrazia, eppure non si è discusso di Pandemia in una provincia (Foggia) che ha sofferto di più nel Sud, non si è parlato di mafia, eppure auto bruciate e intimidazioni continuano. Né bastano le dichiarazioni dei candidati sulla legalità… Nessuno degli aspiranti sindaci ha saputo indicare le priorità… forse è davvero difficile farlo in una città dove tutto è priorità?
La democrazia è il regime della diffidenza, della fiducia che va conquistata giorno per giorno. I candidati devono dire che cosa intendono fare. Non possono stare nell’indistinto, né tirare dal cassetto il lamento, addebitando sempre al passato ritardi e inefficienze, scelte fatte e “massa debitoria”. Governare dopo un così lungo commissariamento significa azzerare i conti con il passato. E quindi che cosa significa governare in un comune sciolto per mafia? Che cosa significa governare dopo la Pandemia? Ed ancora come guidare una comunità ad un nuovo rapporto con il pianeta? Sorgono altre domande pensando a Glasgow. La città è delle persone (pedoni) o solo degli automobilisti? Serve l’aeroporto Gino Lisa mentre le strade nel Gargano e nel Tavoliere sono impercorribili? Quali strumenti di partecipazione e democrazia? Quale lavoro in una città dove i lavoratori socialmente utili hanno inquinato il mercato del lavoro per decenni, e dove i beneficiari del Reddito di Cittadinanza sono 13.000 in Capitanata e oltre 1200 a Manfredonia? Intanto il lavoro nero dominava ieri e domina oggi, mentre il lavoro offerto è sottopagato.
I due contendenti devono mettere in luce le diversità. Gaetano Prencipe non è Alessandro Magno, lui non usa la spada per sciogliere il nodo di Gordio. Tanti fili sono annodati e vanno sciolti per un nuovo intreccio, una nuova rete. E’ un abile tessitore. Anche Rotice è un pragmatico mediatore, ed ha svolto la campagna elettorale con abilità, parlando di comunità, lavoro, impresa. Aspiranti sindaci responsabili e accorti “non dicono tutto quello che pensano, ma pensano tutto quello che dicono”, e si sforzano di mantenere ciò che dicono.