Le metamorfosi della vita e della politica. La storia di Lucio alla ricerca delle rose.
I cambiamenti, quelli che siamo obbligati a fare e quelli fatti per opportunismo… Metamorfosi dicevano gli antichi che guardavano il mondo nella sua totalità e provavano stupore nei confronti di una natura vivente integrale, che poi si suddivideva in molteplici forme.
La parola Metamorfosi è al centro dell’ultimo numero della rivista Endoxa. Si parla di demenze senili (quelle che dissolvono l’identità), delle diversità e della gerarchia delle vite nel nostro pianeta. Le metamorfosi nella politica e nelle società. Pensiamo al Covid e a cosa ne è della simpatia, al centro della riflessione filosofica nei secoli passati. Le metamorfosi della città. Non più aperta alla diversità e alle relazioni, ma con l’obiettivo di chiudere, isolare, proteggere i cittadini.
Per questo numero di Endoxa ho scritto un saggio sulle metamorfosi di Lucio. Un giovane vivace, curioso. E’ in viaggio verso la Tessaglia regione della magia, ed anche l’unica dove si adora il riso, divinità che accompagna i suoi fedeli, né mai permette che siano tristi.
Lucio in Tessaglia passa piacevoli notti con Photis, la serva del suo ospite. Ed è proprio Photis a mostrargli la padrona di casa, maga, trasformarsi in uccello. Eccitato ed euforico, implora Photis di dargli un medicamento simile, la ragazza sbaglia unguento e Lucio diviene asino. Nulla di grave. Dovrà mangiare le rose per ritornare nella forma umana. Al mattino tutto sarà risolto. Ma durante la notte i briganti devastano la casa e portano via anche l’asino – Lucio.
Inizia l’avventura. Lucio da asino sperimenta la cattiveria, la viltà, gli inganni, tutte le pieghe dell’animo umano. Distanziandosi e allontanandosi dall’umano conosce l’uomo. Sempre in pericolo di morte, si salva in estremis dalla tortura, dalla castrazione… La sua “novità” lo porta a essere cercato e accolto nelle case più ricche, dove vi è curiosità per un asino che ama la vita e i piaceri degli uomini. Ma gli eccessi sono senza limiti e quando gli viene chiesto un accoppiamento pubblico con una donna malvagia e volgare, avverte una nausea profonda e trova la forza per fuggire. Corre senza una meta, finché cade sfinito sulla riva del mare. Di fronte al silenzio della notte e all’infinito del cielo, sente la sua straziante solitudine. Prega un dio, un qualunque dio. “Sotto qualsiasi forma sia lecito invocarti, cancella l’orrido aspetto del quadrupede, rendimi agli occhi dei miei, rendi a me quel Lucio che io ero. Se non è possibile, mi sia almeno concesso di morire”. Al mattino Lucio trova le rose.
Apuleio è l’autore di questo straordinario romanzo. Africano, nacque intorno al 125 d.C. , in un impero romano governato da grandi imperatori: Traiano, Adriano, Marco Aurelio. Un’epoca scettica, “quando gli dei non c’erano più e Cristo non ancora”. Un’umanità legata alla nostra terrestre quotidianità e insieme fremente di ansia dell’inconoscibile. E’ la curiosità che spinge Lucio al viaggio, e, con la metamorfosi, acquista consapevolezza e diventa un altro. A coloro che tendono alla fissità e a chiudersi di fronte ai cambiamenti, Apuleio dice che per andare avanti occorre muoversi all’indietro, azzerare idee e convinzioni, “regredire a una condizione di stupidità”. E’ questa la condizione per ascoltare verità inaccessibili. La conoscenza intima e profonda delle cose è possibile soltanto in una situazione di impoverimento, perdita, di deserto intorno.
Apuleio è testimone di una civiltà di transizione, un’epoca di crisi, l’umanità che descrive ha smarrito il senso dell’esistere e cerca di dimenticare il vuoto in cui precipita con feste, banchetti, nuove vie del piacere. Un romanzo attuale. Ci sono avvenimenti che gridano, terrorizzano… cambiamenti che richiedono nuove responsabilità, nuovi comportamenti… Altrimenti c’è la palude, le sabbie mobili, sentirsi accerchiati dai barbari (immigrati) che premono ai confini dell’impero. Questo temevano gli uomini e le donne dell’epoca di Apuleio. Questo temiamo anche noi oggi.
Sant’Agostino ha conosciuto e apprezzato l’opera di Apuleio. Il passaggio dalla bestialità all’umanità, dalla perdizione alla salvezza, dal peccato alla redenzione non poteva non interessare il vescovo di Ippona, che nella sua vita conosce mutamenti e conversioni e sempre ha la forza di porre a sé e agli altri un nuovo “initium”.