Augusto, Riccardi… e il teatro della politica e della vita.
Divus Augustus, nel suo ultimo giorno, chiese agli amici se avesse ben recitato la commedia della vita (mimus vitae)… Aggiunse infine: “or se tutto vi piacque in questo scherzo, applaudite”. E spirò improvvisamente.
Aveva sempre desiderato la morte dolce, l’eutanasia, come la chiamava. Così racconta lo storico Svetonio (69 – 122 d.C). Gli antichi sapevano recitare e morire, e amavano le metamorfosi.
Fra due mesi si vota nei comuni sciolti per mafia. A Manfredonia una strana aria. Stagnante, pigra, cupa. Riccardi ha parlato di nuovo. Rispetto al teatro “Dalla” di inizio 2020, i toni non cambiano. Lo scioglimento per lui è “marketing istituzionale“: lo Stato incapace di scovare i mafiosi, se la prende con i sindaci. Sottolinea che a Manfredonia nulla è cambiato, attività e locali “interdetti” riaprono… Si guarda bene dal dire che la mafia non c’è; è l’intervento dello Stato che è o scorretto o insufficiente. Dà qualche notizia sulla bonifica e sugli insediamenti nella piana di Macchia… Ma la visione della politica rimane quella: uno scontro di potere. Un luogo di intrighi, lotte, cinismo. Non vede nessuno a Manfredonia che abbia gli “attributi” per proporsi e rischiare… A queste provocazioni, una malcelata imperturbabilità, la consegna del silenzio. Da parte di tutti (Politici, Commissari, Prefetti).
Nessuno prova a rispondere o almeno a cambiare il racconto. Viviamo in un tempo in cui l’umorismo, l’ironia sono scomparsi. Le ideologie sono messe in soffitta e il palcoscenico pubblico è occupato da antagonismo, insolenza, violenza verbale o indifferenza. Non c’è altro.
L’ironia per chi la pratica è un modo di interpretare il mondo e anche la politica. Prendersi sul serio ma non troppo. Non credersi l’oceano mentre si è solo un laghetto. La pietà, l’ironia (accompagnata dall’autoironia), insieme alla tolleranza sono l’essenza della democrazia. “Farsi beffe della filosofia è fare davvero filosofia”, diceva Pascal. Vale anche per la politica. “Farsi beffe della politica è fare davvero politica”. Anni fa su un giornale elettorale scrissi un articolo e dicevo che votavo “ulivo” al 51%. Non volevano pubblicarlo, perché non è possibile avere dubbi. Le certezze devono essere granitiche!
L’umorismo è capacità di sminuire le cose, considerarle non degne di ansia e preoccupazione, e tuttavia occuparsene seriamente. Invece accade il contrario. Si proclama a ogni pie sospinto la gravità delle questioni, di cui non ci si occupa seriamente.
Ci sarebbe bisogno, in questo periodo elettorale, dell’ironia socratica, quella che si diverte, fa pensare, prova piacere a punzecchiare i venditori e i ripetitori di belle, inutili frasi. Significa saper praticare il distanziamento. E’ un po’ il gioco che si fa con il cannocchiale rovesciato. Pensate che cosa può accadere se riuscissimo a rivolgerlo verso noi stessi. Penseremmo che il nostro ombelico sia il centro del mondo? Tutti amano ridere e non essere oggetto di riso, apparire malvagi piuttosto che ridicoli, e nessuno è disposto ad ammettere di essere privo di umorismo.
Esiste l’ironia cristiana? Dio che ride è blasfemo? Ma può non farlo quando vede come agisce questa nostra umanità? S. Tommaso Moro (patrono dei politici) chiedeva a Dio di donargli un po’ di umorismo e la grazia di gioire per uno scherzo. “Uno spirito allegro raggiunge meglio la perfezione cristiana”, diceva S. Filippo Neri, patrono degli umoristi. E’ anche patrono di Manfredonia, e forse in qualche angolo di cielo sorride, perché qui nessuno lo ricorda.
Vivremo due mesi di democrazia elettorale. Le elezioni, però, possono essere un attaccapanni dove non si appende nulla. Riccardi dice che alle amministrative “contano molto i soldi” ed ha ragione. Nel 2015 si è allargata la maggioranza, è mutato il ceto politico, sono arrivati “quelli dei vasti consensi per estese promesse”. A Manfredonia c’è la convinzione che non esiste il voto d’opinione. Solo clienti, quindi? Non è così. Due mesi sono buoni per immaginare il futuro, che non si elabora nel chiuso di qualche sagrestia e non nasce da spiriti cupi e malevoli. Idee nuove, scambi creativi hanno bisogno di un clima di fiducia, di polemica e passione, di aria aperta e ironia. Chissà! Se improvvisamente cambiasse il clima, i prossimi due mesi potrebbero divenire una festa.