Ripresa difficile. Brevetti, Recovery, Sud. E se “I care” di don Milani fosse il motto dell’Europa?

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“Alcuni vedono le cose come sono e dicono: Perché? Io sogno le cose come non sono mai state e dico: Perché no?” Sono parole di Robert Kennedy nella campagna elettorale del 1968, prima di essere ucciso.

“Perché no?” Così ha risposto, in una intervista televisiva, il ministro Vittorio Colao alla domanda: “Ce la possiamo fare? Riusciremo a cambiare l’Italia?” “Perché no?” Poi aggiungeva che si è obbligati a cambiare, a creare una cultura nuova, capace di liberare le energie, stimolare il gusto del futuro, del fare, del rischio; alla luce di regole certe. In un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini, ma anche di controlli severi e puntuali.

Non pensavo che questa fase post pandemica sarebbe stata così faticosa. Pensavo che le vaccinazioni avrebbero generato un clima più sereno e fiducioso. Invece polarizzazioni forzate e strascichi velenosi, tutti con la libertà di mentire e smentirsi come si vuole. Le forze politiche si inseguono e inseguono consensi. Gli esempi che vengono da altri paesi sono manipolate. Il corrispondente Marco Varvello da Londra: “Ogni cosa che diciamo non vale di per se, ma per come viene usata in Italia. Siamo strumentalizzati”. Così le immagini di Londra piena di gente servono a coloro che vogliono le riaperture subito, e si dimentica quello che era la capitale britannica solo qualche mese prima. Insomma nel dibattito pubblico ci sono elementi di tossicità che impediscono la formazione volta per per volta di opinioni comuni e nell’insieme condivise.

Concerto 1 maggio, un cantante, Fedez, parla della legge sull’omotransfobia… dice pure che in TV volevano censurarlo. Riceve enormi consensi. Moltissimi tra i parlamentari. Si dice che la legge, pur con qualche dubbio sul confine tra libertà di critica e istigazione all’odio, abbia un valore simbolico ed è necessaria per creare una cultura diversa… Ma il compito dei politici è condividere e inviare tweet? E infine, che ne può essere del voto ai sedicenni (che personalmente sostengo) con personaggi – influencer e milioni di seguaci (fallower), soprattutto giovani? La televisione non dovrebbe assumere un compito di confronto e approfondimento?

Oltre questo tema ce ne sono altri fondamentali per la ripresa e per capire questo periodo: la denatalità, la formazione alle nuove professioni per donne e giovani (altrimenti la disoccupazione resterà), itinerari formativi per i Neet (quelli che né lavorano né sono impegnati in percorsi formativi), la dispersione scolastica, l’abbandono delle aree montane, i borghi… le migrazioni…

Il Recovery plan richiede riforme e interventi da farsi in rapida sequenza. Ce la faremo a utilizzare quei soldi e a controllare che vadano a buon fine? E nel Sud? Quale lo stato delle classi dirigenti? In Capitanata ci sono comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, la criminalità non demorde, interdittive e commissariamenti continuano (Asi, Asp Smar…). Ora tocca al capoluogo, dove va in scena da tempo uno spettacolo deprimente. Consiglieri comunali arrestati tra i maggiori suffragati… Il sindaco Landella (passato da Forza Italia alla Lega) ritiene di risolvere il problema dello sviluppo con l’arrivo (promesso da Salvini) di industriali del Nord!  Il dibattito pubblico è inesistente, c’è l’assenza dell’Università, degli Ordini professionali, associazioni di categoria… Ora però con il Recovery plan si svegliano, presentano richieste… sono le stesse fatte a suo tempo al premier Conte.

Due notizie interessanti in questo paesaggio grigio. La proposta Biden sui brevetti dei vaccini. C’è una vecchia intervista di Biagi a Albert Sabin, lo scopritore del vaccino contro la poliomielite, che mieteva molte vittime e condannava tanti alla disabilità. Sabin parla della missione della scienza, ed anche della riconoscenza di un immigrato ebreo polacco agli Usa per averlo fatto studiare e aver finanziato le sue ricerche. Sabin non volle brevettare la sua scoperta. Chiedeva che il vaccino fosse distribuito su larga scala e costasse poco. La seconda notizia proviene da Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea. Cita don Milani che inculcò ai suoi allievi due parole I care (Mi sta a cuore), e propone che quelle due parole siano il motto dell’Europa. E se la televisione trasmettesse l’intervista di Biagi o approfondisse quelle due parole di don Milani?

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