I bambini stranieri del Tavoliere senza scuola. In attesa della soluzione globale.

SOCIALE

Dopo la pubblicazione delle foto sul cosiddetto ghetto dei bulgari, era pensabile l’apertura di un caso. In una di esse si vedono 4 bambini intorno ai 5-6 anni e altri forse adolescenti.  La risposta del prefetto sulla presenza dei bambini: “… i bulgari si trasferiscono con le famiglie e lo sa anche il comune di Manfredonia che ha contattato l’ambasciata bulgara per una collaborazione…” . Tutto qui? Se si fosse trattato di bambini italiani ci sarebbe stata la stessa risposta?

ghetto bulgari

Nella grande confusione della situazione immigrati della Provincia di Foggia, tutti inseguono la soluzione completa, globale…  C’è una emergenza ed è quella dei minori. Non si sa quanti sono, se vanno a scuola, se pur vanno a scuola come vivono. Non si tratta solo di quelli che sono nei cosiddetti ghetti, ma anche di quelli che si trovano nei poderi sparsi.

Un piano infanzia, un intervento socioeducativo nelle campagne era stato proposto nel piano sociale di zona di Manfredonia. La Regione ebbe a dire che non era previsto nel Regolamento n. 4. Prima la modifica al regolamento e poi se ne parla! Se ne è parlato nelle giornate su don Milani a Manfredonia (2 aprile di questo anno). Barbiana oggi? E’ quella dei ghetti. Don Milani oggi? Una baracca o una tenda al villaggio dei bulgari e fare scuola. Una proposta, quella del Piano sociale di zona, che qualcuno chiamava anche “scuola popolare”, collegata con il centro socioeducativo a Zapponeta e alla Casa dei diritti di Siponto. In collaborazione con due scuole di frontiera: Borgo Mezzanone e Borgo Tressanti, frequentate in gran parte da bambini immigrati. La Casa dei diritti nel suo primo anno di attività ha lavorato per la conoscenza e il monitoraggio della situazione dei minori stranieri nelle campagne.

L’attenzione maggiore continua a essere sull’insediamento di “Rignano”, si susseguono i visitatori, ognuno dà una sua definizione: Gran ghetto, la non città… luogo di mafia…  La chiusura di quell’insediamento è importante, ma emergenza sociale è in tutto il Tavoliere, è in quelle foto. Le questioni sono intrecciate (alloggio, trasporto, caporalato, lavoro nero…), ma possono e devono essere trattate separatamente, gradualmente e pragmaticamente.

Nel terremoto del centro Italia non si pensa solo alla ricostruzione dei paesi, ma soprattutto alle varie emergenze, alle abitazioni provvisorie, a stabilire le priorità, e la principale attenzione è rivolta alla scuola. Per un fatto simbolico? Perché intorno alla scuola la comunità comprende che c’è un futuro? Perché si incontrano i genitori, i docenti? O semplicemente perché la scuola è importante?

Un altro giornale traccia le mappe di nove “ghetti” o insediamenti rurali. Forse sono di più. Non sono invisibili. E’ sufficiente girare per le campagne per vedere ricoveri improvvisati con cartoni, polistirolo, sacchi di plastica… nei pressi di casolari abbandonati; osservando i panni stesi ci si può rendere conto se ci sono bambini.

C’è stato un mancato governo del territorio. In prefettura per anni si è andati avanti con un comitato territoriale immigrazione inutile, farraginoso. Dentro c’erano tutti: forze dell’ordine, sindacati, Enti locali, associazioni di categorie, terzo settore, associazioni di volontariato…  Alcuni non conoscevano né il territorio e nemmeno le risorse del territorio.

Ora si prospetta la soluzione delle case coloniche. Più di venti anni fa si prospettò quella delle case cantoniere, che intorno avevano mezzo ettaro a disposizione, ora occupata dai vari confinanti. Una decina di anni fa da parte della Prefettura ci fu la proposta delle roulotte della protezione civile. Ma ogni idea o indicazione doveva sopportare il veto di coloro che inseguivano la soluzione globale, dignitosa, rispettosa, perfetta.

E siamo a  questo punto. Bambini e ragazzi che vivono senza bagni, acqua, elettricità… per i quali non esiste la scuola. E non sappiamo quanti sono.

La foto sopra riportata è nel Corriere del Mezzzogiorno

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