La cecità delle élite. Lo squadrismo di Trump. La fragilità della democrazia.
E’ un’arte difficile uscire di scena, soprattutto per chi non sente “la maestà del sistema democratico” e non ha senso dell’onore e dignità.
Le lacerazioni nella società americana, i risentimenti, la polarizzazione in atto hanno portato Trump quattro anni fa alla vittoria e a tentare ora un’opposizione pericolosa. Trump è stato sostenuto da coloro sui quali i processi di globalizzazione hanno infierito di più e che sono contro tutto e tutti. Impotenti di fronte ai mutamenti e alle disuguaglianze lo hanno visceralmente appoggiato, nonostante la pessima gestione del coronavirus. A chi si sente declassato e spinto ai margini di una vita decorosa, importa poco del virus, che prima o poi finirà, mentre la perdita del lavoro e di tutto ciò che ad esso è collegato dura a lungo.
L’élite progressista si è allontanata sempre più dalle istanze e sensibilità della “working class” americana. Questa cecità ha aperto la strada a un populista autoritario che non ha rispetto per la dignità delle istituzioni e per le norme della democrazia liberale. Milioni di americani hanno dichiarato che nessuno li ascolta, al di fuori di Trump!
4 novembre 2008, Barack Obama è eletto presidente. Lo sfidante Mc Cain parla ai sostenitori: “Poco fa ho avuto l’onore di telefonare al senatore Obama per congratularmi con lui… il suo successo esige il mio rispetto… Il senatore Obama e io abbiamo le nostre differenze e le abbiamo dibattute e lui ha prevalso. Non c’è dubbio che queste differenze rimangano, e io questa notte prometto a lui di fare tutto ciò che è in mio potere per aiutarlo a guidarci nelle molte sfide che incontreremo. Auguro le migliori cose all’uomo che era il mio avversario e che sarà il mio presidente”. George Bush, come Trump, ha lasciato dopo un solo mandato, sconfitto da Clinton, che appena entrato nello studio ovale trova una lettera del predecessore, scritta a mano: “Caro Bill, quando sono entrato in questi uffici l’ultima volta ho provato lo stesso senso di rispetto e meraviglia di 4 anni fa. Ti auguro grande felicità qui…Ti aspettano tempi duri, critiche… ma non lasciarti scoraggiare. Sarai il nostro presidente quando leggerai questa lettera. Il tuo successo è ora il successo del nostro paese. Buona fortuna. George”
E ora? Ora si misura il degrado del dibattito pubblico, la manipolazione di immagini, slogan, parole. La democrazia è fragile. Trump ha perso nettamente e se l’esito fosse stato su un filo di lana? Si potrebbe affermare una nuova “normalità” per cui i principi di uno stato di diritto non sono scontati!
Sono in difficoltà i sovranisti e populisti. Steve Bannon, responsabile della campagna elettorale di Trump nel 2016, si stabilisce in Italia per insegnare l’arte del governo. In una intervista propone la decapitazione di Anthony Fauci e Cristopher Wray (FBI). “Le loro teste vanno poste ai due lati della Casa Bianca”. Trova spazio in televisione, senza contraddittorio efficace, come si usa adesso. I sovranisti italiani hanno dato credibilità a Trump. La Meloni: “Il sovranismo non è finito. Trump è stato sconfitto dal Covid”. Stupisce il vasto consenso, che deriva, però, dalla mancanza di credibilità degli altri, i non populisti.
I tweet favoriscono i mutamenti del linguaggio, le cose definite in modo casuale, senza ordine e importanza, facendo perdere alle parole il loro significato. Trump non è quello delle bugie, di tasse non pagate… è quello che ha intossicato il dibattito pubblico, alimentato il complottismo, la xenofobia… ha contaminato la fontana del villaggio, diffuso teorie antiscientifiche, ha fatto degli esperti i nemici del popolo… In Usa c’è stato un test straordinario per verificare gli anticorpi della democrazia… costituiti dalla fiducia, dalla solerzia dei funzionari… dalla vigilanza dei cittadini… E’ poco?
E’ la cecità della politica che crea mostri. Tutti scrivono tweet. Nello sgombero del ghetto in Capitanata qualche anno fa, i rappresentanti del popolo, lontani e assenti, si sono fatti vivi: “Viva lo Stato. Vittoria della legalità…”. Eppure c’erano stati due morti, e il ghetto si è ricostruito dopo qualche giorno. E’ difficile scrivere tweet, una lingua scorciata, una scrittura condensata. Ne viene fuori una comunicazione scialba, priva di empatia, che parla di niente o solo di se stessi.