Loveless. Senza cura e senza amore. L’infanzia maltrattata trova posto solo in “cronaca”.

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Siamo a Mosca. Zhenya e Boris si stanno separando, discutono della vendita della casa e di chi deve prendersi cura del figlio Alyosha di 12 anni.

Il loro legame si è esaurito da tempo ed entrambi vivono nuove relazioni. Resta quel figlio, forse mai amato, che ascolta, non visto, la discussione e decide di andare via. Scompare. Iniziano le ricerche e i genitori si affidano a un gruppo di volontari. Sono essi che ricuciono le vite, parlano con le persone, ricostruiscono la solitudine del ragazzo. Sono essi che continuano a cercare. E’ il film “Loveless” del regista Andrej Zvyagintsev, una critica impietosa di una generazione parentale senza responsabilità.

Chi ha toccato solo marginalmente le conflittualità familiari sa quanto è problematico e complicato quel mondo, nel quale si può solo intravedere la sofferenza dei figli, utilizzati e strumentalizzati. Non esistono separazioni “tranquille” e ognuna si porta dietro ferite e traumi. Né ci sono persone che si distinguono per cultura e intelligenza. Ci si accorge come è vera l’affermazione di Rita Levi Montalcini: gli uomini vanno sulla luna, ma a livello emotivo son ancora all’età della pietra. Chi avvicina i bambini di famiglie fragili, di quelle ricostruite… sa quanto è faticoso riprendere il filo di una matassa inestricabile, che fare quando la famiglia d’origine non va, quando il semiabbandono avviene anche in famiglie “perbene”. Quanto è necessario ma difficile l’ascolto dei bambini.  

Gli ultimi anni ci presentano un quadro amaro della situazione dell’infanzia, le violenze, i maltrattamenti, le trascuratezze… quello che arriva in cronaca sembra solo la punta di un iceberg. Non sappiamo, poi, quanti sono i minori stranieri perduti nelle pieghe nascoste delle periferie.

E ora i fatti di Bibbiano. C’è la magistratura che sta lavorando, deve verificare le responsabilità di varie persone e operatori sociali. E’ l’unico organo deputato a trovare la verità, eppure esponenti del governo non resistono alla tentazione di parlare in pubblico e di affrontare il problema per affermare sempre il proprio ruolo “interventista”. Senza cautela, rispetto, attesa su un tema, la cura di minori, che dovrebbe essere patrimonio comune.

L’affido temporaneo è uno strumento per consentire alla famiglia di origine di superare quelle inadeguatezze che portano all’allontanamento dei figli. I bambini, purtroppo, spesso restano in affido senza scadenza e senza termine e vivono crisi di identità tra la famiglia di origine di cui portano il cognome e la famiglia affidataria con la quale si sentono parte integrante.

Il 15 dicembre del 2008 a Manfredonia fu firmato un documento importante: un protocollo di intesa per un percorso di “adozione mite” tra il tribunale per i minorenni, la procura della Repubblica e il comune di Manfredonia. Nel documento si parla di bambini che vivono in famiglie che non riescono a rispondere ai bisogni educativi, ma non li hanno abbandonati e hanno comunque con loro un rapporto affettivo. Il documento prende in esame nuove forme di accoglienza, che non interrompano il rapporto giuridico e umano con la famiglia di origine. Esprime la necessità di un Coordinamento degli interventi sociali e giudiziari, per avviare un cammino di tutela del minore che offra più soluzioni possibili, per aiutare a vivere serenamente un periodo difficile… un cammino, con più gradini, fatto di incontri, mediazioni, compromessi. E c’è bisogno di persone preparate, dotate di prudenza e saggezza.

C’è bisogno di formazione, di autoformazione e di far crescere un contesto dove i vari servizi lavorino insieme, utilizzando anche altri strumenti (la letteratura, il cinema…), come pure si è iniziato a fare a Manfredonia con dibattiti, confronti, conferenze,… Ladybird ladybird è un film di Ken Loach. La storia di una madre, Maggie, con 4 figli avuti da altrettanti padri. Legata a loro, ma inadeguata. I bambini rischiano di morire in un incendio a casa e lei era al pub. I bambini le sono tolti. Poi conosce un uomo, un immigrato, Jorge. Un rapporto diverso. Hanno una coppia di gemelle. Le sono tolti sulla base dell’esperienza passata. Gli spettatori non restano indifferenti. Il dibattito che segue è vivace: c’è chi è d’accordo con i servizi sociali londinesi e chi crede che le persone possano cambiare e che Maggie abbia il diritto di tenere le nuove figlie.

Uniche risposte fornite oggi: videosorveglianza, commissioni di inchieste parziali, intercettazioni… C’è bisogno, invece, di potenziare la protezione sociale e i servizi di ascolto, di mediazione, elaborare una nuova cultura dell’infanzia… Non sono questi i tempi giusti per una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla condizione dell’infanzia nel nostro paese?

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