Il nuovo ceto politico che non c’è. Perché a Matera c’è energia creativa e a Manfredonia la noia.
Nel Mezzogiorno un giorno sì e uno no si invoca un nuovo ceto politico. Ma come sceglierlo, selezionarlo, formarlo?
Ci si guarda attorno, ti aspetti di vederlo da qualche parte, si intravede nei partiti e nella società e poi ci si accorge che emerge dove meno te lo aspetti. Come avvenne con i giovani di sinistra che a metà anni Novanta vennero a Manfredonia in gruppo da Bologna e Firenze e presero il potere.
L’ex sindaco Riccardi nell’ultimo consiglio comunale e in interviste che seguirono ha detto che non c’è una classe dirigente e che dopo lui non c’è nessuno. Non vede alcun progetto politico, né una idea di città. Con lui, però, in quattro anni solo noia e lamento, la ripetizione di uno stesso monotono discorso. Come a Roma la sindaca Raggi: doveva cambiare tutto ed è invischiata e attardata in questioni che si ripetono, sempre le stesse. “Viene voglia quando la vediamo e sentiamo di fare una colletta”, ha detto un cittadino di Roma. Ci sono sindaci che mostrano una grande capacità a raccontare il disagio, le difficoltà dei comuni, a lamentare l’assenza dello Stato, i trasferimenti mancati… trascurando anche quel poco che si potrebbe fare. Amministratori simili da Roma in giù sono tanti.
Poi accade che a Matera c’è un sindaco di 84 anni, Raffaello De Ruggieri (“sono un giovane anziano”, dice di sé), che diventa un esempio di una cultura di governo creativa e zeppa di immaginazione. Una energia visionaria, che avrebbe fatto impallidire Steve Jobs, quello che diceva “siate affamati e folli“. A Matera c’è passione di futuro, una viscerale spinta aggregativa dei cittadini, che con la loro determinazione hanno reso naturale e inevitabile, ciò che appariva “altamente improbabile”. De Ruggieri ha scelto gli assessori anche fuori provincia o regione, facendo contare il curriculum! Ha rovesciato l’immagine vittimistica del Sud. Ha detto, nell’inaugurazione dell’anno di Matera europea, davanti a Mattarella, che la sua città non chiede protezione e aiuti, e ha lanciato un messaggio, qualcosa da offrire al paese ed era “la carica di energia”.
Sono stato a Matera diverse volte e ci tornerò ancora. Lì tutti hanno condiviso il sogno, sapevano, erano informati. Ci sono visioni diverse tra gruppi e partiti, non mancano contrapposizioni e progetti differenti, però c’è dibattito civile e politico, ascolto reciproco, mediazione. E’ stata scritta una pagina politica forte. A Matera si è acceso un fuoco e la città vigila, spinge, controlla. Ci vuole imprevedibilità e un pizzico di follia, in chi amministra, e soprattutto sincerità. La democrazia ha bisogno di una cittadinanza responsabile e di conoscenze diffuse. Ed anche di portare nel governo della città altre esperienze, modi di pensare, sensibilità e culture. Ho parlato con alcuni giovani, che non si tirerebbero indietro di fronte a un impegno amministrativo, ma certi discorsi li spaventano. Non dovrebbero fermarsi all’esperienza del loro paese e città. Potrebbe essere opportuno visitare Matera, altri territori, ne ricaverebbero sicuramente stimoli ed esempi positivi.
Sopra ho parlato della noia. Mi sbaglio. La noia è un concetto nobile, è insoddisfazione che spinge a guardare oltre, è il taedium vitae di cui parla Leopardi, che stimola a cercare il vero, ad amare gli uomini e la vita, senza illusioni. Ciò che si è respirato a Manfredonia, in crescendo, è un restringimento di prospettive, arroccamento, paura di perdere il potere, una nenia lamentosa insopportabile. Al voto di Manfredonia ha partecipato solo il 38%. Aspettando il giudizio della Commissione antimafia. Manca tutto il voto “clientelare”. Quello di una società sgranata, senza protezione e anelli di congiunzione. Voto di scambio? No. Il voto come controprestazione di un favore atteso.