Tra Anac e Tar, civismo amorale e fattore M. La politica che non c’è.
Il Tar respinge il ricorso del Sindaco di Manfredonia contro un giudizio dell’Anac. Una vicenda che forse può spingere la politica a riprendere il filo di un discorso.
Il Sindaco Riccardi, all’intervento dell’Anac che giudicava inconferibile il suo incarico alla presidenza dell’Asi (Consorzio per lo sviluppo di Capitanata), reagiva parlando di “atteggiamento miope e superficiale, atto viziato da eccessi di delega, di potere, di competenza. Provvedimento abnorme, inaspettato e sproporzionato, che, come di consueto, penalizza le nostre realtà e mira a vanificare gli sforzi e gli impegni profusi sino ad oggi dei consigli di amministrazione che si sono avvicendati …” Insomma un complotto (o quasi) contro la Capitanata.
La nomina del sindaco di Manfredonia era sostenuta dal sindaco di Foggia Landella. “Serve più politica e non meno politica. A Foggia c’è bisogno di quella buona politica di cui ciascuno di noi è portatore”. E non trovava di meglio che entrare anch’egli nel Consiglio di amministrazione. Per lui la buona politica non è data dalla nomina di persone competenti, ma è quella di due sindaci che entrano direttamente nella gestione del consorzio Asi (che ha parecchi milioni di Euro da investire). Ed è proprio quello che non possono fare, dicono Anac e Tar. Landella e Riccardi hanno il diritto – dovere di intervenire, proporre, criticare, vigilare. Hanno dall’esterno un’autorità sconfinata… ma non basta, loro non si fidano, vogliono gestire.
Ci voleva Cantone per far capire che quella nomina (oltre che incompatibile) era miope e sconveniente? Come quella di Rotice, presidente di Confindustria (con interessi sul porto turistico), nominato da Riccardi nell’Autorità portuale del basso Adriatico? C’è una costante nella politica locale: scegliere tra poche persone amiche (le stesse) o comunque portatrici di qualche utilità, e non individuare interlocutori preparati, giovani che lavorano anche fuori e che possono portare nuove energie ed esperienze. Proprio a partire dalla vicenda Asi, ho scritto più volte sull’urgenza, nel Sud, di una nuova cultura politica, economica, industriale, che semini conoscenze, competenze, idee.
Su questi aspetti importanti della democrazia, dei ruoli, delle incompatibilità, il dibattito in giro a Manfredonia è “opaco”, una specie di “civismo amorale”. Ho ascoltato persone di un certo rilievo affermare: “Riccardi, però, potrebbe essere utile all’Asi. Potrebbe fare qualcosa per Manfredonia”. Una tendenza che non muore, per cui i legami particolari valgono più delle regole e della democrazia.
In questi 4 – 5 anni è cambiato radicalmente il mondo, l’Europa, l’Italia. E’ mutata profondamente la politica. Anche quella locale, dove si avvertiva e si avverte l’esigenza di discutere, di far circolare parole e idee e invece il PD è stato ed è silente, sull’Asi e su tante altre questioni. I Conti pubblici dissestati, la Criminalità organizzata con alcune contiguità riconosciute con molto ritardo (il forum “legalità”approvato nel 2014 giace dimenticato). E poi ambiente, lavoro, turismo… una fiera di promesse e bugie. E ancora le alienazioni (si vende tutto il possibile!), il linguaggio che si usa….
A Manfredonia il problema fondamentale, che ha inquinato la politica e le coscienze, è l’assenza di alternanza. Colpa delle altre forze politiche? Anche. Venticinque anni non solo di amministrazioni del medesimo orientamento, ma delle stesse persone, che ruotano in spazi ristretti. Un’anomalia. Il fattore M (anfredonia), come lo chiamano ancora in provincia, va analizzato. Soprattutto nella deriva di questi ultimi anni. E’ importante sapere chi l’ha consentita, gli argini che non stati eretti… Intanto militanti ed elettori fanno i conti con la corrosione di sentimenti e idee che li porta a vergognarsi di una appartenenza. Ma per fortuna non è così ovunque.