Corso Manfredi è un bene comune
“Bene comune è espressione oggi molto usata e popolare: è ciò che merita di essere difeso in nome della comunità ed anche delle generazioni future. In un bene comune la risorsa può essere utilizzata dalla comunità (marciapiedi, parchi giochi, biblioteca) o estendersi a livello globale (fondali del mare, atmosfera, conoscenza). Le questioni fondamentali riguardano l’uso, il governo, la sostenibilità. Ogni bene comune (un parco, una strada, una biblioteca) pone questioni che non si possono affrontare con vecchi parametri, ma con forme nuove di partecipazione e gestione. La caratteristica dei beni comuni è la condivisione”.
Stavamo parlando, nei giorni scorsi, di questi temi con un gruppo di persone di una associazione, quando un giovane ha chiesto in tono provocatorio: “Corso Manfredi è bene comune? Lo è? Ah, non me ne ero accorto!”.
Poi invitato a chiarire: “Vado con la carrozzella e porto a passeggio un mio amico disabile grave, lui come altri vogliono andare per il Corso. E’ il luogo della partecipazione, e poi dopo la passeggiata fermarsi in piazza del Popolo. Nella parte centrale della strada c’è una pavimentazione irregolare, sono le basole vesuviane, e con la carrozzella è proprio una sofferenza. Voi mi direte: vai sulle fasce laterali, lì ci sono lastre di pietra liscia. Questo va bene quando ci sono poche persone … Tutti stanno sulle fasce, e quando c’è molta gente è difficile passare con la carrozzella, si deve chiedere scusa in continuazione, e poi ci sono impedimenti ogni cinque metri: sedie e tavolini, promozioni dei vari negozi, le conche delle aiuole. Insomma in primavera-estate, quando è bel tempo, non è proprio possibile”
“Ma perché sono state usate quelle basole che non sono amate nemmeno dalle donne con i tacchi e da chi va con i passeggini e i bimbi piccoli?”
“Già. E perché la pavimentazione così fastidiosa è stata usata solo in una parte del Corso, mentre in quella successiva e nelle strade che si affacciano sul Corso è stata usata una pietra liscia che è un piacere?”
“In quel periodo nacque un comitato per il ripristino delle pietre antiche che pose il quesito alla Sovrintendenza e l’Amministrazione tenne in considerazione i suggerimenti dei cittadini e il parere della Sovrintendenza”.
“Io vi dico che non posso più portare con la carrozzella il mio amico disabile grave. Ma tra il riuso di una pietra antica e le pari opportunità quale scelta fare? Quali sono gli interessi da salvaguardare? Antiche lastre dell’Ottocento? Ma che valore storico possono avere?”
“Questo è un piccolo esempio di come governare un bene comune e della necessità di ragionare e stabilire delle priorità”.
“Io dico che la possibilità dei disabili di usufruirne andava messa al primo posto. Premesso che anche a piedi la pavimentazione…”
“Ma in tante città vi è il rispetto della pavimentazione antica”
“Ma qui si rifaceva la pavimentazione… E poi quante strutture per l’abbattimento delle barriere architettoniche sono brutte. Eppure si devono fare, perché la fruizione da parte di tutti deve valere di più”.
“Ma il Comune perché non ha consultato le associazioni dei disabili?”
“Forse dovremo dire perché le associazioni non si sono fatte sentire?”
“L’Amministrazione non ha tutti torti. Si abbattevano le barriere, si eliminavano i marciapiedi, il Corso e piazza del Popolo diventavano un unico piano accessibile… L’inconveniente della basole non era prevedibile”
“Era invece prevedibile. E io vi dico che è davvero fastidioso!”
“Sono d’accordo che le associazioni dei disabili dovevano farsi sentire, avere voce. Ma ora, le fasce devono essere mantenute libere, da tavolini, pannelli promozionali…”
La discussione è continuata ancora per un po’ e poneva al centro la gestione dei beni comuni: partecipazione, pari opportunità, diritto di parola, rimodulazione continua…