Comunità senza protezione e un welfare che non tutela chi è fragile e indifeso.
Dentro un tunnel e ossessionati dalla sicurezza, non sappiamo più che cosa significa proteggere. Né dove si annidano ansie e paure. Né tanto meno siamo capaci di affrontarle e combatterle.
Frequentemente vediamo in Tv bambini maltrattati, anziani e persone con disagio mentale umiliati e in condizioni igieniche malsane. Il percorso è uguale: genitori e parenti che si insospettiscono, raccolgono segni di paura, e si rivolgono ai Carabinieri, che installano telecamere… E vediamo immagini consuete di aggressività incomprensibile, con il dubbio che siano solo la punta di un iceberg.
Ma perché intervengono i Carabinieri? Dove sono i dirigenti scolastici? Dove le autorità pubbliche che appaltano i servizi e che dovrebbero vigilare? Non è solo questione di violenza. Le telecamere, infatti, non mostrano il silenzio, il rifiuto, l’indifferenza nei confronti di chi è accudito, e i Carabinieri intervengono quando le azioni maltrattanti sono già in atto, in modo sistematico persino.
Sono scomparse le assistenti sociali cui rivolgersi per manifestare anche solo dubbi, esprimere opinioni sui servizi e che hanno il dovere di vagliare ciò che ascoltano, di intervenire e anche proporre di chiudere un servizio. Sul quotidiano della Capitanata l’Attacco di qualche anno fa uscì in prima pagina su tutte le colonne un articolo: Che cosa accadrà quando le assistenti sociali andranno in pensione? Parlava di Foggia e di altre città dove molte di queste figure professionali sarebbero andate via e si correva il rischio che non sarebbero state sostituite. A Foggia, in un convegno sulla salute mentale, lo psichiatra Angelo Righetti, esperto OMS (Organizzazione Mondiale della Sanita), parlò degli assistenti sociali come di figure importanti ed essenziali nella cura domiciliare: operano in prima linea, svolgono un lavoro umile e nascosto ma necessario per cogliere i primi segni di ciò che non funziona e per far sentire ai cittadini assistiti che vi è chi sta dalla loro parte.
Non è questione di pubblico e privato. Tutti I servizi hanno bisogno di una verifica quotidiana. Un’assistente sociale (Comune di Manfredonia) che si occupava di anziani riusciva, tra visite domiciliari e contatti telefonici (una decina al giorno), a raggiungere in un mese tutte le persone inserite nell’assistenza domiciliare e nel telesoccorso. Gli anziani si confidavano, si lamentavano, chiedevano… e si sentivano protetti, erano contenti. Poi si scopriva in qualche caso che l’operatore non si era recato a casa dell’anziano, o che l’accompagnatrice di una persona disabile in carrozzella non voleva portarla per il Corso (si vergognava) o passava il tempo al cellulare con il fidanzato.
Drammatiche sono le notizie sul fronte dei minori. Sempre più numerose le famiglie fragili, ricostruite in malo modo, che hanno bisogno di accompagnamento e sempre più alto il numero dei minori da seguire e proteggere. Spesso alle segnalazioni di bambini che non vanno a scuola, dai Servizi sociali si risponde che non c’è personale. Un medico del Pronto Soccorso di Manfredonia qualche anno fa, in incontri periodici di verifica, sollevò un problema ricorrente: donne con lividi, piccoli traumi… dicevano che erano cadute per le scale o avevano battuto contro un mobile. Si pensò a una collaborazione con i Servizi sociali comunali per accertare, valutare, incontrare quelle persone… Non detective, ma persone competenti e capaci di ascoltare e di cogliere nei volti (dei bambini in particolare), nei racconti di conflittualità e di litigi quotidiani quei segni malsani e preoccupanti che potevano degenerare.
Una politica miope non si rende conto che le famiglie sono cambiate, i figli sono spesso lontani e le persone sole sono aumentate. Stiamo tutti cambiando. Pensiamo solo alla sicurezza. Si fanno i concorsi per i Vigili Urbani e non si riesce nemmeno a immaginare quanto sia importante costruire intorno alle persone una rete di presenze significative. Un servizio adeguato richiederebbe un’assistente sociale per 3000 abitanti. Ne abbiamo una su 15.000, dice il presidente dell’Ordine. Ancor meno nel Sud, dove ci sarebbe più bisogno e dove molti comuni hanno esternalizzato il servizio, rendendolo privo di autorevolezza e di potere.