Udite! Le 5 stelle scelgono il silenzio e l’invisibilità e volano via dal Sud
Udite! Udite! L’opposizione delle 5 stelle si è rarefatta. Nelle città del Sud non intervengono più. Forse hanno paura di sbilanciarsi dopo i casi Ilva e Tap. A Manfredonia sono stati molto attivi, hanno portato avanti le ragioni della Corte dei Conti, hanno sempre informato sul “quasi dissesto” del Comune. Non hanno detto altro e la loro azione è stata impostata su scadenze e interventi della magistratura contabile. Un racconto monotono, nel quale non hanno trovato spazio le scelte amministrative effettuate, la carenza progettuale, l’assenza di innovazione, la mancata connessione di chi governa con la città. Possono continuare con le stesse argomentazioni? E come conciliarlo con quanto avviene a livello nazionale sullo stesso tema? Il Governo va avanti infischiandosene della Corte dei Conti, dei pareri degli Uffici di Ragioneria dello Stato, oltre che della Banca d’Italia e della BCE. Anzi il portavoce Casalino minaccia l’epurazione dei tecnici che non si allineano alle richieste del Governo. Il Sindaco di Manfredonia Riccardi, nei confronti dei revisori dei conti, è più soft, semplicemente non ne tiene conto. L’Amministrazione sta pensando di privatizzare la rete del gas, per rendere la situazione debitoria del Comune più sostenibile. Si perde un bene pubblico! Ma possono ancora esprimere le 5 stelle il loro dissenso dal momento che il loro Governo tira fuori all’ultimo momento privatizzazioni del valore di 18 miliardi di Euro, per far digerire meglio la manovra di bilancio?
Potrebbero parlare del linguaggio pubblico, censurare quello indecoroso e sgradevole usato dal Sindaco, specie in uno degli ultimi consigli comunali. Ma possono farlo dal momento che Di Maio, Salvini, Di Battista, Casalino usano oggi (come ieri e come domani) un linguaggio ancora più pesante, offensivo, pericoloso?
Che Riccardi sia un populista ante litteram e abbia anticipato i populisti al governo? Si parva licet… C’è un vento che sembra inarrestabile, che contagia molti, in giro si vedono piccoli aspiranti populisti infastiditi dalla critica, dalla diversità di opinione… Ed è ardua la richiesta di un linguaggio pubblico corretto e di uno spazio comune di dialogo.
In Germania “Alternative fur Deutschland” (populismo di destra) siede in Parlamento con il 12,6%, ed è presente in tutti i Lander. Non sono negazionisti, lamentano il “culto della colpa” imposta ai tedeschi. Per loro il nazismo è stata una “stronzata” rispetto alla gloriosa storia tedesca. Parole frutto dell’involgarimento del linguaggio pubblico? Afd ritiene i migranti tutti potenziali criminali, attacca quasi quotidianamente la “stampa bugiarda” (Lugenpresse)… Dobbiamo sorvolare? Da noi è peggio. E’ sbagliato confondere il populismo di destra con la Destra razzista e antidemocratica degli anni Venti – Trenta e si sbaglia a giudicare ogni cosa alla luce di quello che è avvenuto allora e che potrebbe ripetersi. E’ opportuno pensare a oggi, e quello che avviene oggi è sconveniente, “ringhioso”, distrugge lo spazio pubblico, spinge molti al silenzio.
La decadenza del linguaggio pubblico si inserisce in un quadro di svuotamento della democrazia. Proviamo a vedere quanto del programma grillino è passato nel contratto di governo. E viceversa. Quanto è stato fatto (e si vuole fare) dall’Amministrazione Riccardi, che non c’è nel programma con il quale sono state vinte le elezioni! E viceversa.
La democrazia è dibattito continuo e “governo in pubblico”. Democrazia diretta, si dice. E cosa c’è di più diretto di eletti (persone riconosciute, visibili) che discutono con i cittadini, aprono punti di ascolto, diffondono idee…? Tutto langue in Capitanata più che altrove. La parlamentare Troiano (5 stelle) in 6 mesi ha “emesso” due brevi comunicati da Roma firmati “cittadina eletta dalla Camera dei deputati”. Dopo sei mesi è lecito almeno dirle che è stata eletta dai cittadini di Manfredonia?
Le 5 stelle, qui e altrove, non sanno raccontare la sofferenza delle città e del Sud, hanno paura, si sentono controllati, non sanno creare le condizioni perché i cittadini possano organizzarsi e far sentire la “voce”.