Abitare nei sottani, a piano terra. Se diventasse “Patrimonio Unesco”?

CULTURA

In un servizio radiofonico sul Salento si esaltava la bellezza delle abitazioni a pianoterra. Luogo da salvaguardare, da amare, da proteggere. In molte città del Sud, o meglio del Mediterraneo, era (e in parte lo è ancora) diffuso questo modo di abitare, che fa del marciapiede e della strada il salotto.

A Manfredonia, e in molte città del Tavoliere e del Gargano, a piano terra abitano prevalentemente gli anziani. In alcune zone periferiche ci abitano anche famiglie giovani, in attesa che i locali diventino appetibili per uffici. Alcuni anziani rifiutano di lasciare un’abitazione piccola e senza grandi comodità; intorno ad essa costruiscono abitudini semplici e irrinunciabili: sedersi fuori al mattino d’estate con il fresco, la sera ricevere amici e parenti, stendere i panni, scambiare qualche parola con la gente che passa. Gli anziani e i disabili che abitano nei sottani, affacciati sulla strada, vivono bene. Lo sanno gli operatori sociali. Questa è una scelta che permette di tenere insieme autonomia, sicurezza, relazioni. Sono zone nelle quali ci sono ancora i piccoli negozi… E’ il vicinato vero. La città è sporca? Ma non dove vi sono abitazioni a piano terra. Erano la caratteristica del Centro storico, di Monticchio, delle vie del Centro Scaloria. Era la cultura della strada.

Due storie. Passeggiando di mattina presto in una strada del Centro storico, una voce dall’interno mi chiede di sollevare la serranda. “E se non fossi passato io?” “Ci sta uno che viene, ma qualche volta fa tardi. Io non ce la faccio ad aprirla dall’interno e se chiudo solo la vetrina ho paura”, mi dice una vecchietta in modo semplice e naturale. In Corso Roma abitava una persona malata d’asma. Non c’è stato verso di mettere un divieto di sosta. Qualche risultato (molto provvisorio) ci fu con la diffusione di dépliant e volantini dei Servizi sociali per invitare a rispettare coloro che abitavano nei sottani… Insicurezza, traffico senza misura, le macchine in sosta davanti all’uscio che tolgono aria e respiro, una politica miope che ha aperto i garage ovunque, e i sottani stanno scomparendo. A volte si aspetta la morte degli anziani che vi abitano per trasformarli in garage, in magazzino. Stanno scomparendo perché è avvenuta una travolgente trasformazione: dalla cultura della strada a quella della tana. Un mutamento, falsamente moderno e inarrestabile, che potrebbe spiegare molte cose in questa città e nel Sud. La tana, amata, difesa, protetta. La strada sporca, abbandonata, nemica.

Abitare a piano terra”, Patrimonio Unesco? Non è una provocazione o frutto di un colpo di sole. E’ la cultura della strada, del tenere i piedi per terra, dell’umiltà, del camminare, che viene prima del parlare, del cuocere i cibi e di tante altre cose. E camminando, in fila, i bipedi umani si muovevano verso terre sconosciute, trovavano altri luoghi, scoprivano il dolore e la perdita, raccoglievano quello che serviva e mai il superfluo, inseguivano un orizzonte lontano…

“Abitare a piano terra” è un modo di guardare il mondo ad altezza d’uomo e può essere degnamente “patrimonio dell’Umanità”

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