Ma voi conoscete gli (le) onorevoli 5 stelle?
Le parole sono importanti, hanno potere. “Passiamo da un periodo all’altro, ciascuno dominato da questa o quella parola” (Conrad). Abbiamo avuto nel passato: Ricostruzione, Industrializzazione, Miracolo, infrastrutture, Stabilità… Non serve più il cacciavite per Aggiustare, Rammendare, Sistemare: sono le parole “povere” e care ai governi del Centrosinistra. Ormai accantonate. Il 4 marzo 2018 si affermano parole che coagulano sentimenti ed esprimono altri desideri. Per la Lega “Prima gli italiani”, e per 5 stelle la “repubblica dei cittadini”, con il conseguente reddito di cittadinanza, offerto come soluzione al problema della disoccupazione nel Sud.
Chi sono i “grillini”? Sono diversi tra loro, non sono un gruppo con una omogeneità culturale, e, a differenza dei partiti del passato o della Lega, non “costituiscono una comunità” (Paciello). Per lo più non si conoscono nemmeno tra loro. Sono però ambiziosi, orgogliosi, con uno spirito combattivo che li spinge a voler fare bella figura, a portare nei territori le cose buone sperimentate altrove. Hanno poco da dire e in effetti per ora non dicono nulla. Nella campagna elettorale sono sfuggiti quasi ovunque al dibattito.
Ma devono imparare in fretta. Il popolo non è disposto ad aspettare. Per questo dopo “la grazia ricevuta” devono tirar fuori idee e progetti di sviluppo sociale anche per i singoli territori. Non possono aspettare quello che produce la “Casaleggio Associati“. E devono conquistare la voce. Finora in 5 stelle la voce l’hanno avuta soltanto Di Maio, Di Battista e pochi altri… Le premesse non sono molto esaltanti. Il responsabile della comunicazione dei Pentastellati (Rocco Casalino) ha detto che “la cosa peggiore è esprimere posizioni diverse, perché disorientano e chi è a casa non capisce”. Una stretta anche per i social. Ma ai nuovi eletti ha assicurato: “Non c’è nessuna volontà di limitare la vostra libertà, siamo qui per proteggervi”. Che dire? Parole che fanno nascere un bel po’ di inquietudine.
A Foggia, Manfredonia, Andria… ogni candidato ha detto che porterà a Roma “le istanze del popolo“. Non sono stati eletti solo per fare i portatori di bisogni! Ci sono interessi diversi che bisogna mediare e servono persone che sappiano fare sintesi, manifestare che cosa è meglio per un territorio, che sappiano dire anche no. E’ la fatica della mediazione, della politica.
Antonio Albanese parlando del teatro ha detto che gli attori devono guardarsi attorno, avere umiltà e poi studiare, studiare, studiare… Vale per tutti e specialmente per i politici. Devono studiare, proporre soluzioni, dare risposte nei territori. E’ giusto organizzare l’equipaggio, dotarsi di strumenti necessari, ma ci vogliono politici che non abbiano paura di parlare e che sappiano interloquire con le persone che vivono, operano, lavorano nel Sud.
“E ora andate a chiedere aiuto a quelli che avete votato e che hanno vinto!” – così, secondo una fonte giornalistica, si è rivolto irritato un consigliere comunale di Manfredonia dalle molte preferenze a un gruppo di lavoratori che a lui si era rivolto. Questo voto cancellerà nel Sud il clientelismo, le facili promesse elettorali, l’assistenzialismo? E’ presto per dirlo.