Se otto indagini vi sembran poche… ma ora nasce una nuova scienza.

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Sull’indagine epidemiologica è stata effettuata una presentazione pubblica senza interlocutori. Una conversazione interna, piacevole, con qualche amenità, come quella di chi ha affermato che gli scogli, nei pressi dell’ex stabilimento Enichem, sono come una gruviera e con la fiocina si possono “passare da parte a parte”. E’ mancato un dibattito, un confronto con altri esperti. Un metodo antico, vecchio, ma non ce n’è uno migliore. Intanto si continua a parlare della novità della ricerca partecipata, che è “una porta aperta per dire la verità su questo territorio martoriato e dimenticato nel silenzio di istituzioni e intellettuali”. La ricerca partecipata è “un laboratorio politico inedito in cui si riscrivono insieme le regole… una strada nuova per la ricerca scientifica, un modello nuovo di scienza, che non può essere neutrale, ma deve orientare il rigore scientifico”. E’ di questi giorni la dichiarazione che l’Amministrazione di Manfredonia “è stata la prima a rompere il silenzio omertoso delle istituzioni sulla questione dello stato di salute di una città provata e dimenticata“.

Leggendo la relazione sull’indagine epidemiologica (230 pagine) si fanno delle strane scoperte, che smentiscono tale primogenitura. Si dice che vi sono stati già “Sei studi epidemiologici di tipo ecologico, mirati essenzialmente alle patologie tumorali e condotti tra il 1982 e il 2015“. Sei ricerche al massimo livello (Organizzazione Mondiale della Sanità, Istituto Superiore di Sanità, Osservatorio epidemiologico regionale... ), alle quali si aggiunge anche uno studio sulla salute dei lavoratori per conto della Procura di Foggia. Dopo il corposo volume Industria, ambiente e territorio (il Mulino), che presenta un ampio capitolo: “Manfredonia tra sviluppo industriale e oltraggio ambientale“, ci sono state due opere finanziate dal Comune, che trattano tra l’altro della vicenda Enichem: “Di terra e di mare”, curata da Patrizia Resta (Università di Foggia), sulla identità della città e la lotta contro il Petrolchimico; la Storia di Manfredonia, coordinata da Saverio Russo (Università di Foggia), con un capitolo dedicato all’Anic: “L’intervento  straordinario a Manfredonia: l’altra faccia della modernità industriale“. A queste ricostruzioni storiche ampie e critiche, bisogna aggiungere i numerosi articoli sull’impatto ambientale e sulla salute nella pagina locale del quotidiano Avvenire, numerosi libri, dibattiti, incontri (tra cui, per i tumori, una tavola rotonda con l’oncologo Giorgio Lelli)… Perché, quindi,  si sostiene che c’è stato un colpevole silenzio? E’ una questione di ignoranza? O piuttosto della sindrome degli imperatori cinesi, i quali cancellavano la storia passata e pensavano di iniziare essi una nuova era?

Il problema è quello della fiducia. Il Sindaco ha ricordato che sono molti gli Enti che si occupano di ambiente e salute e  spesso non si trovano d’accordo tra loro, però stranamente, nella presentazione di una ricerca finanziata integralmente dal Comune non vi è stata la partecipazione di alcun esperto (Asl, Arpa, Ordine dei medici…).

Sono stati spesi 130.000 euro. Gran parte della somma è stata utilizzata, ha detto il prof. Annibale Biggeri, per le missioni! A  un anno dalla consegna al Comune della relazione sull’indagine epidemiologica ci si potrebbe aspettare qualcosa di altro: un opuscolo che sintetizzi i dati, una “vera” presentazione pubblica dei risultati… C’è la proposta dell’Osservatorio sulla salute. Ma come organizzarlo? Il dirigente regionale Gorgoni ha detto che occorre mettere in rete tutte le esperienze di Puglia e ne avrebbe discusso a Bari con i professionisti. Ma dal Coordinamento di Manfredonia emergono altre impostazioni, si rivendica la novità della ricerca partecipata, e pertanto “sono i cittadini che devono partecipare e non i professionisti”. E le competenze?

 

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