Gli stranieri. Le voci della paura. Il rancore è la forma principale di aggregazione sociale.

CULTURA

Tanto rumore per… un comizio. Si è  parlato di un clima di tensione, di una preoccupante prossima campagna elettorale, di un atto pericoloso per la democrazia… A causa di un manifesto “imbrattato”? Quanti manifesti di candidati e partiti, nelle campagne elettorali, occupano spazi non propri? Quanti la Pubblica Amministrazione è costretta a coprire con fogli bianchi?

C’è chi ha auspicato per Salvini la piazza vuota. Forse non vede un vento di destra che non viene dalle piazze, dai palazzi, ma dalla società, dai luoghi frequentati dalla “gente” comune, dalle solitudini? L’immigrazione costituirà il perno della campagna elettorale prossima.

Voci da un mercatino di quartiere: “Si paga molto… Mio figlio non lo faccio mangiare a mensa”. “Hanno i soldi solo per i neri. Altro che reddito di dignità. Mo’ ce li mettono pure in casa e manco ti puoi difendere”. “Vai a vedere a Siponto quanti ce ne sono. Sta piena. E a un cittadino di Manfredonia hanno rifiutato un posto perché devono tenere solo i neri”. “Ma io la soluzione ce l’ho. Dobbiamo prendere le armi. Il popolo si deve ribellare, si deve armare… così ce li togliamo davanti. E poi vediamo se il governo cambia politica”. “Ci fanno vivere nella paura. Ci hanno tolto la libertà e la pace. E noi in Italia ce ne abbiamo più di tutti. Ogni giorno arrivano e poi non si sa dove li mettono e dove vanno a finire. Così arrivano le bombe”. “Gli altri Paesi si fanno valere. Non li vogliono e non se li prendono”. Voci da un Supermercato: “Stavo in campagna. Un gruppo di zingari mi chiedono del grano, ad un tratto la donna che era con loro alza la gonna e tira fuori una pistola. Sono sbiancato e ho dato loro quello che chiedevano. Gli zingari sono la razza più cattiva che esiste. Non ti puoi difendere”. Sempre in un supermercato: una persona anziana compra dei generi alimentari. 4 euro e 30 centesimi. Aveva solo 4 euro e la commessa dice di non preoccuparsi, avrebbe pagato il giorno dopo. I commenti degli avventori: “I neri hanno smart phone e cellulari, sono parassiti, ci costano 40 Euro al giorno. E gli italiani non possono mangiare!”.

Voci ascoltate a Manfredonia nell’ultima settimana: “ripulite” e riportate solo in parte. Bisogna camminare per le strade, frequentare i mercati… è sufficiente che qualcuno inizia e poi si rompono gli argini. Contro gli immigrati si scatena il risentimento, il disagio, l’insoddisfazione di chi in questi anni è stato lasciato solo. I luoghi informali sono occupati solo da queste parole. Non ci sono altre parole (non quelle di papa Francesco, ancor meno quelle della Sinistra).

A livello politico ci sono comportamenti o strategie (non so se consapevoli o inconsapevoli) che tendono a nascondere, a non parlare. I ghetti nel Tavoliere: si fa finta di non vederli, però, quando acquistano visibilità mediatica e diventano ingombranti, le parole usate sono ruspa, bonifica, smantellare. Il camper per i migranti: muta destinazione e viene usato dai “nostri bambini”(ma perché non da tutti?). Casa dei diritti a Siponto. Sempre chiusa. Perché non uno sportello di ascolto (con assistenti sociali comunali)… perché non ripristinare i servizi di distribuzione di vestiti, di alimenti (last minute market)… per tutti (italiani e stranieri)? Interventi che non costano. Ma si dà visibilità, riconoscimento, rispetto.

Contro le paure non esiste altra via che aiutare a tirarle fuori con l’ascolto e il dialogo. “Mettersi nei panni”: capire le ragioni di chi si sente trascurato, comprendere il rifiuto e il rancore… L’accoglienza è conveniente, ma l’integrazione è altra cosa e non si improvvisa.

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