Parco archeologico di Siponto, con monumenti sparsi un po’ qua e un po’ là.
L’architetto Leonardo Rignanese ha iniziato la conversazione agli “Incontri d’Estate” nel Museo mostrando le piantine dell’Ottocento e le prime foto aeree di Siponto degli anni ’40, che ci presentano un territorio unico in Italia, che ha visto purtroppo negli anni successivi adagiarsi sopra un’altra città. Ha premesso che l’architetto non inventa nulla, né dà soluzioni, indica solo cosa si potrebbe fare di un dato luogo e cosa è stato fatto altrove. E’ invece la comunità nelle sue varie articolazioni e responsabilità che deve immaginare e costruire insieme prospettive future.
Il parco archeologico è definito come un’area con segni archeologici evidenti, che comprende valori storici, culturali, paesaggistici, ambientali tenuti insieme sulla base di un progetto scientifico e gestionale. Un grande e vero museo all’aperto. Non solo monumenti, anche di gran pregio, sparsi un po’ qua e un po’ là. Oggi vi è un’area comprendente la Basilica, poi altre zone dentro Siponto (area portuale, i piccoli ipogei), vi è il territorio vasto dei poderi, gli ipogei Capparelli, la zona dell’anfiteatro… aree e manufatti separati dalla strada di accesso alla città. Più lontana è la villa Mascherone. Lontana è anche la grotta Scaloria. A parte vi è S. Leonardo, con il museo che aprirà fra poco, a parte ancora vi è il Castello-museo nazionale.
Uno studio redatto dallo stesso Rignanese, docente al Politecnico di Bari, che ha dedicato saggi significativi sia allo sviluppo urbanistico di Manfredonia nel Novecento e sia alla “Forma e struttura del centro storico”, poneva già molti anni fa il problema della strada che taglia l’area e proponeva una strada “condivisa” (per auto a traffico interno, per i pedoni, ciclabile). L’accesso alla città, potrebbe avvenire collegando la statale proveniente da Foggia alla circumvallazione. Un tratto di ca 5 Km.
Questa soluzione renderebbe “visibile e fruibile il Parco”, nel quale può trovare spazio quello c’è, e nel quale adoperarsi per cercare altro, le molte cose da scoprire: l’area portuale, quella dell’anfiteatro… Non una riserva per scavi probabili, ma per quelli possibili e che in tempi brevi si potrebbero portare alla luce.
Un parco dove troverebbero spazio anche i poderi, la Siponto “fascista”, la pineta della borgata con i piccoli ipogei, quella lungo la costa importante a livello paesaggistico, eliminando i recinti sulle vie e negli spazi pubblici, bloccando l’abusivismo nei poderi, cresciuto in modo abnorme negli ultimi anni e che ha cambiato l’aspetto e la simmetria della lottizzazione. Un tratto dove si trovano corsi d’acqua, allevamenti, orti, aziende artigianali. Un’area da prendere così com’è. Senza mettere il vestito della festa, con i materiali di riuso che ci sono adesso. Un parco dove si possano vedere i resti e le memorie passate, nell’ambiente e luce naturale, con la fauna di “laguna”, e anche con le sue “violenze” architettoniche.
La strada allora è fondamentale. E nell’attesa? Si può iniziare proprio da Siponto, degradata in questi ultimi anni, ripulendo le strade interne, ripristinando la “passeggiata archeologica”, ci sono dei sottopassi che possono essere utilizzati, ci sono visitatori che amano camminare e muoversi tra passato e presente. La Basilica “trasparente” di Tresoldi ha compiuto il miracolo, ha attirato migliaia di persone, ma non può reggere il peso della durata.
E’ il Parco – museo all’aperto che deve offrire, per quanto possibile, un racconto globale della civiltà della Daunia (dall’età preistorica a quella moderna). Un luogo attivo e vitale, che suscita curiosità e domande, dove le famiglie possano trascorrere un tempo utile e vivere esperienze da ricordare. Un “Bene Comune”, di cui prendersi cura, amato, condiviso, che fa avvertire il senso del tempo e della storia.