La Capitanata degli Svevi: un paradiso terrestre! E Manfredi punisce chi inquina con i lavori forzati.
Chi arrivava nel palazzo imperiale di Foggia usciva carico di meraviglie. Quando il figlio del re d’Inghilterra, Riccardo di Cornovaglia, giunse di ritorno dalla crociata e dalla guerra – era estate e grande il caldo – “fu ristorato con bagni, salassi e corroboranti dalle fatiche del viaggio”. E poi musiche mai ascoltate, suonate con strani strumenti, giocolieri, danze… Nel palazzo imperiale c’era un piccolo lago popolato da uccelli acquatici di ogni specie, il flusso e il deflusso dell’acqua era regolato da condutture apposite, e nel lago i pellicani, le gru, gli aironi, le oche selvatiche e altri uccelli di palude.
Federico II mise piede la prima volta in Capitanata nel 1221 e stabilì di fare lì una residenza privilegiata. La terra era vergine, ricca di boschi, qualcosa simile a quella che gli antichi chiamavano amoenitas: e cioè un paesaggio gradevole, alternarsi di colline a pianure, luoghi boschivi e il mare non molto lontano. Intorno al castello di Foggia altri castelli di piacere, casini di caccia, casali di campagna Un’area con una capacità attrattiva eccezionale. Era la magna Capitana, “dove è lo core mio notte e die”, così scriveva Re Enzo, un altro dei figli di Federico, prigioniero a Bologna.
La Capitanata con Federico II e poi con Manfredi fu il centro del mondo. Qui si ricevevano sovrani e studiosi, artisti e scienziati. Qui risplendette e brillò “lo spirito sereno, la gioia di vita e la festevolezza degli Staufen”
Gli Svevi avevano un’attenzione particolare per l’acqua. Federico II faceva il bagno ogni giorno, e questa era una delle tante “stranezze” a lui riferite; un frate puntiglioso annotava e riferiva agli emissari del papa che il sovrano faceva il bagno anche nei giorni festivi.
Le paure per il contagio e le infezioni, attribuite all’aria malsana, erano molto diffuse nel medioevo, e persino l’invecchiamento dell’organismo umano era attribuito all’aria pesante, cattiva. Gli Svevi furono molto attenti alla salubrità dell’aria e a costruire dimore in ambienti sani e puliti, con parchi, giardini e acqua corrente. Nelle Costituzioni di Melfi era chiaramente definito l’obbligo di preservare la purezza dell’aria e dell’acqua e punizioni severe erano comminate a coloro che inquinavano i corsi d’acqua e le vie. La punizione? Chi inquina “viene condannato ai lavori forzati per la durata di un anno”. Manfredi, quindi, così sensibile alla sanità dell’aria e dell’acqua rimase impressionato dalle condizioni ambientali malsane in cui vivevano gli abitanti di Siponto. Insopportabile quella “macchia” nel giardino della Magna Capitana! E decise di intervenire.
Nel diploma originale che segna la nascita ufficiale di Manfredonia (novembre 1263), Manfredi re di Sicilia stabiliva che i fedeli sudditi cittadini di Siponto per il luogo poco salubre e l’aria cattiva (propter… intemperiem et imminentem ibi corruptionem aeris) si trasferissero in un luogo vicino. Un cronista medievale, Matteo Spinelli da Giovinazzo, racconta che alla fine di gennaio “Re Manfredo fu a Siponto”, rimase colpito da un luogo dove vi era aria cattiva, e “designaie de levare la Terra da chillo male aere”. L’impianto della nuova città fu di assoluta modernità: strade larghe, diritte, una idea diversa dello spazio, rispetto ai tanti borghi medievali stretti, tortuosi, angusti. L’eleganza, la pulizia, l’ordine suscitarono l’ammirazione di innumerevoli visitatori e furono la maggiore attrattiva della nuova città.