Un gioco differente, utile e divertente, ed allena la mente.

CULTURA

Una discussione in un bar a Siponto: “Bisogna prenderla come un gioco. E’ una cosa divertente!”. Si parlava della differenziata, che è iniziata in una borgata dove gran parte degli abitanti risiede solo nei due mesi estivi.

Mi sono ricordato della differenziata di prima, quella con i grossi contenitori (vetro, plastica, carta). Ci mettevo impegno. Per la carta in particolare: gettare i giornali mai letti, riviste, vecchi fumetti… I quadernoni e i libri dei miei figli. Ogni volta la malinconia e la difficile scelta di cosa conservare e cosa gettare… Si salvavano in parte i quaderni con i temi e i disegni, era sacrificata sempre la matematica. Eppure c’era una consolazione. La raccolta differenziata significava che quella carta sarebbe stata recuperata, altri bambini avrebbero scritto, era il miracolo della carta riciclata, una rigenerazione. Negli ultimi due anni facevo la differenziata con Milo, il mio nipotino londinese, e già due mesi prima che arrivasse mettevo da parte bottiglie di vetro e di plastica. Il momento più atteso della giornata era alle ore 21, quando con le buste ci recavamo insieme al luogo del rito. Al termine dovevamo fare il giro per Siponto a recuperare altri oggetti… Ogni sera si tornava alle ore 23. E ogni sera i racconti sugli oggetti che si distruggevano e rinascevano.

Il sospetto c’era: i contenitori non venivano svuotati per mesi, erano sempre pieni e intorno tutto sporco, poi mi arrivò la voce che la differenziata era portata alla discarica normale. Voglio conservare il dubbio, altrimenti sarebbe troppo cocente l’inganno.

Ora la nuova differenziata. Ho visto i bidoni, piccoli, colorati. Ho letto le indicazioni e mi sono messo a studiare. Ripasso ogni giorno la lezione. Il glossario… e si apre un mondo che sarebbe piaciuto ad Aristotele e alla filosofia medievale. Dove finisce l’organico e comincia l’indifferenziato? I capelli, perché sono “indifferenziato”? E i noccioli di nespole o ciliegie, siamo sicuri che sia “organico”?  E gli occhiali rotti? E i gusci delle noci e delle vongole? Ogni giorno un dubbio. Gli universali (i rifiuti) sono reali, o lo sono solamente i singoli resti particolari (come dicevano Abelardo e Guglielmo da Occam)? E’ un gran bel gioco, mette ordine nella mente e nel mondo. Credo che farlo sistematicamente aiuti la memoria e forse può prevenire qualche disturbo… Chissà che i filosofi non ne approfittino per parlare di postmoderno (contano solo le interpretazioni e non i fatti) o di nuovo realismo (contano solo le vite e le morti reali, i singoli resti).

Potremo finalmente lasciare la parola ai bambini, che sono bravi a porre domande. Perché esistono le cose? dove vanno i rifiuti? Si può generare la stessa cosa (dalla carta la carta, dalla plastica la plastica…) o altre cose?

Quante persone arrivano a Siponto in auto; persone mature, donne ben vestite… Si riconoscono subito. Sono i “frombolieri” della sporcizia. Si guardano attorno, rallentano, poi scendono, se scorgono qualcuno fingono di osservare l’auto, il cielo, gli alberi… si accendono una sigaretta e poi velocemente tirano fuori una, due, tre buste, le lanciano e via di corsa. Senza guardare. Prima mi facevano pena. Adesso dico: che cosa vi perdete! Ma come fate a non partecipare a un gioco, cui partecipa l’intera città? Forse praticano solo il gioco d’azzardo.

Ma ora penso a cosa accadrà questa estate con i due nipotini londinesi. Sto pensando di dare a ciascuno un bidone. Ci saranno discussioni per scegliere il colore, la corsa a chi lo riempirà prima… Infine, dove mettere i giocattoli rotti?

 

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