Politica e Sud. Congresso e PD. Oltre la psicanalisi.

POLITICA LOCALE

La psicoanalisi entra prepotentemente in campo e tutti parlano di ipertrofia di egocentrismo, di super ego. Le scelte politiche passano attraverso quelle personali. E’ stato quasi sempre così. Quanti, eletti per amministrare una città, un territorio, una regione persino, invece di governare pensano a quello che devono fare dopo! Vendola, già due – tre anni prima della fine del secondo mandato, stava più tempo a Roma che a Bari (lo dicevano e di questo si lamentavano gli assessori della sua giunta). E non ha governato bene nell’ultimo periodo. Campo, sindaco di Manfredonia, a metà secondo mandato si candidò alla provincia, e non ha governato bene nell’ultimo periodo. Il sindaco Riccardi, già all’epoca delle primarie ha pensato a dopo. Emiliano non ha aspettato un solo anno, appena eletto governatore ha pensato a dopo. Si sentono chiamati (o meglio vocati) ad altri e alti destini.

Poi, come nella Cina imperiale, dove gli anni si contavano dall’ascesa al trono dei singoli sovrani, i nuovi arrivati prendono le distanze da quelli che li hanno preceduti (del loro stesso schieramento) e riscrivono la storia. Emiliano nei confronti di Vendola, Renzi di Letta e Monti, il sindaco Riccardi nei confronti di Campo, e infine Riccardi II nei confronti di Riccardi I. Si dirà: “Il mondo viaggia vorticosamente. In questi anni, ma soprattutto negli ultimi due – tre, sono avvenute cose che prima accadevano in 20 anni. E’ normale che bisogna cambiare!”.  E’ vero. Bisogna, però, motivare, spiegare, parlare. La democrazia è “governo in pubblico”. Invece non vedono l’ora di indossare il vestito bianco (candido), e dire “chi più puro di me?”  Nell’antica Roma i “candidati” si riconoscevano ed erano così chiamati perché indossavano una toga di un bianco intenso.

Emiliano governa la Puglia da quasi due anni. Riforma sanità e ciclo dei rifiuti sono ancora in prova. Sulla sanità il discorso è tutto ospedalizzato. Non si parla affatto dei servizi territoriali sociosanitari, che sono quelli vicini alla gente e che possono non solo far risparmiare, ma innescare progetti innovativi sulla disabilità, salute mentale, anziani. Il sistema sanitario, attraverso i Lea (Livelli essenziali di assistenza) altrove sta sperimentando modelli di continuità ospedale – territorio, percorsi terapeutici e assistenziali, dimissioni protette…  Insomma cambia il concetto di salute e di prevenzione e noi parliamo da due anni solo di ospedali!

I piani sociali di zona sono scaduti. Vanno ripensati e rilanciati, evitando le rigidità burocratiche e degli obiettivi prefissati, dando maggiore autonomia agli ambiti, ma conservando il controllo sull’uso e la destinazione dei fondi. Si parla invece solo di Red (Reddito di dignità), esaltando l’unicità del provvedimento. Di reddito minimo, reddito di cittadinanza, reddito di dignità (sono cose diverse) si deve discutere. E’ un provvedimento che dà molto meno di quanto promette. Da solo serve poco. Le domande sono diverse: quali sono i tempi di accesso? Quale il rapporto con il mercato del lavoro?  Quanto potrà durare? Il problema vero è creare occupazione, crescita, sviluppo. Ora però le carte sono sparigliate e Renzi parla non di reddito, ma di lavoro di cittadinanza.

Il congresso nel Pd dovrebbe servire per parlare di queste cose e della difficile situazione sociale ed economica del Sud. Avverrà? Vi è già un pericolo. I big  si schierano anticipatamente senza nemmeno aspettare le proposte di tutti i candidati e si portano appresso non solo gruppi di tesserati, ma pezzi di città, e vogliono contarsi per le future candidature. E’ così che deve andare? Il congresso non doveva servire a disarmare (anche se temporaneamente) le correnti e ascoltare davvero i singoli iscritti?

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