L’arrivo dei Dogon a Siponto e l’utopia del rispetto
La mia famiglia, i nostri vicini e tutta Siponto – Manfredonia erano per strada sbigottiti. L’astronave era una perfetta circonferenza del diametro di dieci metri tre ruote per l’atterraggio e, al di sopra, una specie di tazzina da caffè dalla quale usciva una testa umanoide di colore verde. E’ l’invasione dei Dogon del 14 agosto di tre anni fa. Un’invasione? Pare che ci sia stato il beneplacito del governo: inserimento dei Dogon nella Capitanata per risollevarla dalla depressione economica, con la nascita di un polo scientifico, per superare il gap tecnologico, e di una università, per studiare la cultura, la lingua, la civiltà Dogon.
Uno strano romanzo di fantascienza: l’arrivo dell’astronave e degli alieni non produce cambiamenti, sorprese, scontri, sconvolgimenti. Non strappa i residenti dal mondo abituale, non mette in discussione le forme di conoscenza e di agire nel mondo. Tutto è assorbito, reso familiare, innocuo.
La tentazione di collegare l’arrivo dei Dogon a quello degli immigrati è forte. Nella presentazione effettuata a Londra lo stesso autore si è soffermato sulla sua esperienza di emigrante, che dura da oltre 14 anni e che si riflette in questo libro (L’utopia del rispetto). Domenico Lamarca, poi, operatore nell’ambito dell’immigrazione da molti anni, ha detto in un incontro a Bovino di avere letto il libro con curiosità e interesse e di aver trovato stimoli e riflessioni sulle problematiche migratorie. In primo luogo le reazioni dei residenti: un piccolo gruppo si oppone, altri alzano recinti etnici, alcuni si preparano a fare business e ci sono anche quelli (pochi e incerti) che cercano di capire. I più saggi e prudenti sembrano proprio i Dogon, che si adattano e dichiarano che vogliono vivere in pace, insieme agli umani e alla maniera degli umani
“L’utopia del rispetto” parla di Manfredonia, i personaggi sono di Manfredonia, come i luoghi, dove si svolgono le vicende, ma i temi vanno oltre. L’insignificanza della politica, la ricerca del consenso, l’assenza di responsabilità, i ritardi e la confusione… E’ la società dello spettacolo. L’illusionismo ha invaso le nostre vite, modificato la sensibilità e i valori. La realtà è stata soppressa. Non esiste. A nessuno interessa. Importanti sono le voci che corrono, le opinioni che diventano verità, la voglia di apparire, di esserci, di non lasciarsi sfuggire l’occasione di ricavare vantaggi. Un mondo privo di comprensione e compassione, descritto con amarezza e distacco dall’autore.
Un posto di rilievo hanno la televisione locale, Tele Dogon Pio, l’arrivo di Steven Spielberg, e la festa patronale sipontina. Una festa che sembra destinata a durare per sempre.
Con i Dogon ci sono tentativi di integrazione, Maria aspetta un figlio, qualche prete è preso dalla voglia evangelizzatrice, alcuni si vestono di verde e usano simboli e segni degli alieni, altre religioni protestano perché vogliono anche loro la quota di convertiti. Ma le cose si complicano.
L’utopia del rispetto è il secondo romanzo di Lucio e verrà discusso a Manfredonia, nell’auditoriun lunedì 23 gennaio.
L’autore ha raccontato precedentemente la sua lunga esperienza fuori dall’Italia e il lungo soggiorno cinese di dieci anni in un altro romanzo (Punk road in Cina) e in varie interviste. Tra cui quella presente in un volume della Feltrinelli. Nella parte finale dice: “Quello che mi fa star male è il freno a mano tirato che vedo nelle persone della mia generazione. C’è scoraggiamento. C’è rassegnazione. Non si riesce a guardare al futuro: ci si accontenta ad andare avanti alla giornata. Non credo che potrei vivere in Italia oggi, anche se so che non vivrò in Cina tutta la vita. Forse prima o poi tornerò in Europa”. In Europa è tornato. Ora vive e lavora a Londra. Aspettando la Brexit.