Le strane mutazioni di falchi e colombe. Riarmo per tutti, il futuro è già deciso (senza voto).

SENZA CATEGORIA

Il caos intorno a noi è insopportabile. Il cambiamento climatico, l’aggressione di nuove tecnologie, il fascino del riarmo e della guerra.

Il linguaggio pubblico è una Babele. Il round (Zelenskij – Trump) è stato descritto con tutte le parole “orribili” possibili. Si è parlato di fine dell’Occidente, fine della diplomazia… Quella che si invocava nel 2022 quando si tenevano le ambasciate aperte per un dialogo che abbreviasse il conflitto di fronte all’incubo atomico e ai morti. Si stava quasi per fermarlo… Ora c’ è Trump. “Una pace per una guerra insensata. Non doveva neppure iniziare”. L’opinione di un folle autocrate? Ma i generali della Nato (per tutti, il capo di Stato maggiore americano Mark Milley) dicevano la stessa cosa, nel 2022!  Milley aveva irritato Biden, ma fu accolto e ascoltato dal Papa.

Per tre anni. Soldi, armi… fino alla vittoria, per la libertà dell’Europa. Senza mai un dubbio. “Avrebbe dovuto pensarci prima con una iniziativa diplomatica” , ammette ora Schlein, riferendosi all’Europa. Spiazzati da Trump, i leader europei non riescono a liberarsi dal pensiero di una vittoria sul campo, delusi per una guerra che potrebbe non continuare. C’è qualcosa di tossico nei comportamenti e ragionamenti dei leader. Li abbiamo visti andare ripetutamente a Kiev, da soli, in gruppo, con l’elmetto o mimetica, in treno, aereo… sorridenti e rassicuranti. Trump ora toglie la copertura aerea, l’intelligence… E L’Ucraina vacilla, ha paura. Ma non ci avevano detto che il sostegno europeo era fondamentale? Non parlavano essi, i leader tutti, come fossero comandanti in capo? Senza l’America l’Ucraina è indifesa, senza l’America l’Europa è scoperta.

L’impotenza dell’Europa è un fatto, di cui prendere atto. Una classe politica seria può trasformarla in un possibile cambiamento. E invece un pensiero unico: riarmo dei singoli stati…. 800 miliardi di Euro. Le azioni  delle industrie belliche salgono vertiginosamente. “Daranno una spinta alla crescita”, dicono alla BCE. Dobbiamo fare le guerre per far crescere l’economia? La stessa cosa è stata detta per la conversione ecologica; e non potrebbero alimentare l’economia anche il welfare, la cooperazione internazionale? Riarmo dei singoli stati e non “Difesa comune”. Del resto come sarebbe possibile con la Nato?

La proposta della von der Leyen (senza voto nel Parlamento europeo!)
è pronta, indiscutibile… Non si può non pensare alle spinte delle potenti lobbie delle armi. Si accoppia allo scudo nucleare di Macron. In cosa consista non si sa.

Gli ucraini ci hanno creduto. Hanno combattuto per una vittoria “impossibile”. Li aspetta un terribile dopoguerra: i morti, i mutilati, i milioni di profughi che dovrebbero tornare, quelli che chiedono asilo. Modi di vita alterati, modificati per sempre. Comunità lacerate, divise, decimate. Quelli che contano i morti e quelli che si sono salvati. Quelli che non hanno più niente e quelli che si sono arricchiti. Un paese massacrato. Come superare la retorica bellicista e affrontare l’enorme fatica della normalità? Come sfuggire alle tante domande: Se avessimo pensato… Se avessimo scelto meglio… Se non avessimo ascoltato quelli che ci spingevano alla vittoria…

L’Europa vive in una bolla. Convinta di essere un modello unico, di ordine e di pace, la patria dei diritti. Occorre un grosso sforzo per uscire dall’eurocentrismo. Di fronte ai due conflitti più vicini (Ucraina – Palestina) occorre porsi tante domande scomode. Dopo la II guerra mondiale di fronte ad Auschwitz si è ragionato per anni per mettere a fuoco alcune questioni. “Auschwitz ha dimostrato il fallimento della cultura europea. E anche tutta la cultura dopo Auschwitz è solo spazzatura” (Theodor Adorno). La filosofia ebraica ha ripensato il concetto di Dio: perché delle due una, dice, Hans Jonas, o è onnipotente o è infinitamente buono. Insieme non vanno proprio bene. Ma ora il Dio invocato da Netanyahu è quello è quello di AmaleK, libro spaventoso che spinge all’ossessione omicida. E i palestinesi sono i discendenti di Amalek. Su Gaza, sulla distruzione o genocidio di una popolazione, c’è un silenzio ignobile.

L’Europa deve armarsi contro la Russia. E ha fretta. Prima di riarmarsi, occorrerebbe valutare la possibilità di una difesa comune, mettere insieme quello che abbiamo già, pensare a una politica estera un po’ più omogenea. Ma ancora prima bisogna pensare a una Costituzione europea. In questi anni è stato attuato un appiattimento ottuso, pericoloso tra Unione europea e Nato, “la peggiore tragedia della nostra storia”(Jeffrey Sachs).

Si chiede di ricostruire il sogno europeo, quanto, invece, bisogna uscire dall’illusione di essere Europa. pensare una nuova realtà geopolitica con interessi molto variegati. L’Europa è troppa vasta, i Paesi baltici e quelli del Nord sono lontani dal Mediterraneo. Kaia Kallas è “alto commissario per gli esteri e la sicurezza”, espressione di un paese (Estonia) che conta i milione e 300. 000 abitanti, quanto Milano! La Kallas è dichiaratamente antirussa, capofila nella lotta alla lingua russa (parlata dal 25 – 30% della popolazione baltica). L’Europa è troppo influenzata dai paesi del Nord e baltici in particolare (6 milioni di abitanti complessivi, poco più della metà della Lombardia). Servono leader realistici, pragmatici, conoscitori della storia. Per l’Italia e l’Europa, il Mediterraneo rimane centrale. Il pericolo può non essere la Russia. Il pericolo per noi viene dall’Africa, dalla decomposizione degli Stati africani, favorita dagli interventi e bombardamenti francesi e inglesi.

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