Scompare l’obiettività. Si perdono parole “giuste e utili”. Dalla UE solo segnali di guerra.

CULTURA

“Obiettività” è un valore per chi informa? Il racconto realistico e imparziale è ancora possibile?

Dal XIX secolo l’obiettività è stata un principio assoluto, i grandi giornali se ne facevano un vanto. Contavano i fatti, le notizie (liberate dall’influenza del potere). L’obiettività assume oggi una valenza negativa. Un “falso equilibrio per distorcere la verità“.

Non si chiariscono le fonti, né si spiegano le scelte giornalistiche. Quando la notizia falsa è smascherata, tutto si è già consumato. Le prove delle armi di distruzione di massa di Saddam? Scoppia la guerra, i morti sono centinaia di migliaia… le armi non si trovano. Tony Blair e Colin Powell, che, nel 2003 ne hanno garantito l’esistenza, non sanno dove mettere la faccia.

Amsterdam (7 novembre 2024). Si gioca una partita di calcio, arrivano tifosi ospiti, violenti come tanti. Sono israeliani, di estrema destra, strappano bandiere palestinesi. Nel dopo partita giovani di Amsterdam reagiscono, li inseguono, alcuni sono ricoverati, dimessi, scortati in aeroporto… Tutto finito? Netanyahu capovolge il racconto, parla di Kristallnacht, la Notte dei cristalli del 1938. In Italia tutti i giornali si adeguano. Grandi titoli, il “Foglio” esce con una sovracopertina: “Una nuova notte dei cristalli”, con una foto a tutta pagina del 1938. Allora centinaia le sinagoghe distrutte, migliaia i negozi ebrei saccheggiati, cimiteri profanati, migliaia i deportati…Una serie di pogrom in tutta la Germania e Austria. Da Netanyahu un confronto sconcio e sconcertante.

Milano, 12 dicembre 1969, strage di piazza Fontana. Si segue in coro la pista anarchica. Pasquale Juliano, pugliese, commissario Ps a Padova scopre la pista nera… è inquisito, sospeso, trasferito nella sua Regione. L’accusa: crea prove false contro i neofascisti, e invece erano tutte vere. Se fosse stato ascoltato forse tanti lutti non ci sarebbero stati.

Con Piazza Fontana l’Italia perde l’innocenza? I depistaggi, gli inquinamenti delle prove, ignavia e complicità dei grandi giornali hanno fatto perdere fiducia nelle Istituzioni. A Milano in via Solferino (8 giugno 1968) migliaia di giovani bloccano l’uscita del Corriere della Sera, una battaglia di 2 giorni, 340 i fermati. Hanno scoperto che i giornali non raccontano la verità. Ovunque in Italia si creano centri di controinformazione. Pure da noi (tra Manfredonia e Monte S. Angelo): il collettivo Pellerossa e “Lotta Continua”, Radio Gargano Democratica…. per fare opera di controinformazione. I “pistaroli” sono giornalisti investigativi, che seguono alcuni casi con inchieste autonome rispetto alle indicazioni dei loro direttori. Scrivono pagine importanti di recupero della verità, tengono viva la ricerca sulle stragi, su Ustica, sui tanti misteri.

In Italia abbiamo avuto un sistema bloccato. La guerra anticomunista non ortodossa. La strategia della tensione: “Destabilizzare l’ordine sociale per stabilizzare quello politico“. In tutto il Paese 140 depositi, nascosti e protetti, di armi (esplosivi, mortai…) fornite dagli Usa. C’era Gladio e i centri di difesa dello Stato, pronti ad agire se il Partito Comunista avesse preso il potere. Era la divisione in due blocchi. Era il prezzo da pagare.

Con il crollo dell’Urss sono nati molti stati. Parliamo di Geopolitica, un conflitto di poteri in aree dai confini recenti e incerti, non solo per aspetti militari ed economici, ma per questioni di risorse, di lingue, di demografia… Non si scatena una guerra per risolverle, la geopolitica ha bisogno di tempi lunghi. Angela Merkel ha scritto in questi giorni che ha bloccato nel 2008 l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, perché poteva destabilizzare l’area… Pensavo che sorgesse qualche dubbio su un conflitto che si poteva evitare. Ora la guerra è territoriale come le vecchie guerre europee. Centimetro per centimetro. Si forniscono armi e si alimenta la retorica che migliaia di giovani ucraini combattono e muoiono per noi, per la nostra libertà. Un conflitto con un milione di morti. Ora le uniche parole della UE sono: riarmo, non trattare con Putin, la guerra deve continuare. Una élite pericolosa perché vuole uscire dall’insignificanza e lo nel modo peggiore. E’ impossibile, invece, uscire da questo stallo pericoloso senza ritornare a parlare di dialogo, negoziato, diplomazia, tregua, pace…

La guerra abbrutisce. Non sono più in questione i fatti criminali di partenza ma l’adeguatezza della risposta. Molte guerre si sono evitate per la presenza di statisti seri e una stampa veritiera. Ora la posta in gioco è la pace. Da una parte c’è l’orgoglio di chi non vuole ammettere di avere sbagliato e ha alle spalle gli interessi dell’industria bellica e della ricostruzione. Dall’altro ci sono le armi nucleari. “Dobbiamo sperare nella razionalità di Putin?” La domanda ironica e amara di un commentatore. Appare evidente che una intera generazione politica è sempre più lontana dalla seconda guerra mondiale. Ha dimenticato la guerra e il dopoguerra. La divisione in blocchi riconosceva spazio all’avversario. Nessuno sognava di bombardare Mosca dopo l’invasione in Ungheria o in Cecoslovacchia. La Deterrenza non belligerante ha assicurato la pace.

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