Ma la scuola serve davvero? Solo se pone dubbi e domande, semina incertezza e curiosità.
Nella percezione generale l’istruzione e la cultura (come pure il successo scolastico) non costituiscono più il sostegno principale per migliorare la propria condizione.
La scuola primaria è ritenuta necessaria; invece la scuola media (soprattutto quella superiore) “non serve a niente”. Questa la convinzione di molti studenti e genitori, e intendono dire per lo più che la scuola non è attuale, non è aggiornata. Le famose tre I di Berlusconi (inglese, internet, impresa) avevano una loro logica. Furono criticate e rifiutate e ora ci stiamo scivolando. I nuovi percorsi del Liceo scientifico (i più richiesti) prevedono una salda struttura informatica (per brevità sono i corsi “senza”), escludono il latino e riducono le discipline umanistiche.
Nel futuro si richiederanno nel lavoro e nella vita nuove competenze e atteggiamenti mentali: attitudine a risolvere problemi, disponibilità a confrontarsi con le innovazioni, capacità di comunicare e cooperare, conoscenza degli strumenti per poter studiare da soli, consapevolezza nell’affrontare le sfide dei mutamenti socioculturali. Queste competenze (alla base del benessere personale) possono essere alimentate dalle discipline umanistiche, quelle così dette inutili. Ed è difficile parlare dell’utilità della letteratura, della poesia, dell’arte…
“Di questa età superba…, stolta, che l’utile chiede, / e inutile la vita / quindi più sempre divenir non vede...”. (Leopardi). Viviamo in un contesto in cui i saperi devono essere immediatamente riferibili a vantaggi economici. La memoria del passato, i beni culturali e archeologici sono apprezzati perché potranno attrarre turisti e visitatori. Per ogni scoperta nella fisiologia (più che spiegare il valore in sé) i media assicurano l’utilità nella lotta contro il cancro o l’Alzheimer. E’ facile comprendere l’utilità di un utensile mentre è difficile comprendere a cosa possano servire la poesia greca, lo studio di Raffello, l’ascolto di concerti e dell’opera lirica… Eppure la musica, dice Claudio Abbado, ha un significato educativo, etico, ed “è necessaria al vivere civile dell’uomo” .
“Stranamente molti non credono che nella scienza ci sia posto per la fantasia. E’ una fantasia un po’ speciale, diversa da quella dell’artista… ” (Richard Feynman). Tutta la conoscenza scientifica è incerta…e gli scienziati sono abituati a convivere con l’incertezza, sono seminatori di dubbio, non sanno come stanno le cose eppure tengono viva la curiosità, riconoscono il valore dell’ignoranza e del non sapere. Questo tipo di atteggiamento vale al di là della scienza, anche nella politica, nella scuola, nelle attività sociali…
Pensiamo al lavoro quotidiano a scuola: programmare l’attività didattica, trovare forme di interesse in classi distratte e disomogenee, predisporre giochi di apprendimento, progettare azioni di integrazione e di contrasto al bullismo… Le difficoltà, il disagio, la scontentezza spingono i docenti a trovare nuove direzioni e visioni nuove. C’è bisogno di fantasia, di immaginazione, della capacità di invertire i cammini. A volte è sufficiente mettersi insieme, parlare liberamente, scambiarsi opinioni e pareri.
Per questo è importante proteggere il dialogo e il colloquio; è compito di chi amministra e governa creare centri, luoghi, occasioni dove si possano condividere liberamente le conoscenze e dove il dubbio non sia temuto o deriso, ma accolto come potenzialità positiva. Solo dove è apprezzato il dubbio si sviluppa un senso di fiducia reciproca, per cui, nella complessità dei saperi, chi non sa deve potersi fidare di chi detiene le conoscenze necessarie.
Ci sono genitori che preferiscono figli ignoranti piuttosto che privi di fantasia. E dicono qualcosa che non sta in piedi. Le idee creative sono come la marmellata da spalmare su un tozzo di pane. L’immaginazione, la creatività… non sono innate, spontanee, frutto casuale. Nascono dallo studio, da incontri formali e informali, anche da Internet.
Non voglio tessere l’elogio delle sole discipline umanistiche. Alimentare la curiosità è di ogni disciplina. Come pure in ogni disciplina occorre dare spazio all’interpretazione personale. Dobbiamo essere tutti un pò galileiani, che vuol dire scoprire nuovi camminamenti e incrociare discipline diverse. Galileo compie una rivoluzione scientifica straordinaria con molti nemici, ieri come oggi. Il suo metodo: osservare, riflettere, sperimentare. Per produrre “sensate esperienze e necessarie dimostrazioni”. Un modo nuovo di stare al mondo, Un metodo che tutti dovremo praticare.
Uno dei principali compiti della scuola è mostrare che la cultura è una chiave per capire il tempo presente, moltiplicare i punti di vista, porre domande e trovare soluzioni condivise. Un posto dove si può provare a cambiare il mondo.