Domande, voci, curiosità… E’ proprio bella e gradevole la vita di una città democratica!

CULTURA

A Manfredonia, nel giorno stesso della proclamazione, la prima istanza protocollata. Cosa intende fare il Sindaco per bloccare le partenze dei giovani?

Ne seguono altre: a quando la giunta? Certamente “di  qualità”, per realizzare sogni e visioni, un futuro pieno d’amore e pace! A quando un decreto per evitare sangue e lacrime? Permettere ai giovani di intrattenersi fino all’alba in luoghi delle periferie, lontani dal Centro, ma senza recarsi in altri paesi? Altri adombrano difficoltà, pretese, litigi… La dichiarazione di opposizione netta, chiara e soprattutto costruttiva, ora diventa ferrea, inflessibile… però senza steccati ideologici e di parte. Urge passare dal tempo di guerra a quello della ricostruzione! Si aspetta con ansia “l’inizio politico vero” per interrogazioni puntuali sulle quali c’è chi ha già soluzioni, proposte, idee. Tutte domande dei primi due giorni! Non solo a Manfredonia, dove il sindaco Lamarca sollecita aspettative, che si avvertono anche nella città. Qualcosa di analogo anche a S. Giovanni Rotondo con il sindaco Barbano di 5 stelle e a S. Severo con due donne al vertice (sindaca e vicesindaca). Dove c’è novità, c’è curiosità.

E’ strano il comportamento di politici e cittadini. Appena subentravano i commissari (tanti e per lunghi anni a Manfredonia) le voci scomparivano. Silenzio quasi surreale in Piazza del Popolo, che si diradava improvvisamente. Eppure errori ne facevano i commissari, ma nessuno parlava, né era facile comunicare con essi. C’era distanza tra Palazzo e piazza. Ora invece tutto è accorciato.

E’ la prossimità della democrazia, il “regime” delle domande, delle opinioni, delle parole che corrono… Si avverte un senso di liberazione, si invocano nuove “metafore” persino, le voci si spostano sugli assessori, le competenze… Un drenaggio emotivo e pubblico… Insomma siamo in democrazia. Non esistono domande inopportune e riprende il gusto della chiacchiera, quella che trapela da incontri ufficiali e quella del mercato e dei luoghi informali. Sarebbe bello se le voci, i commenti recuperassero un po’ di ironia, come è stato talvolta nel passato. La chiacchiera è fastidiosa, ma essenziale per “umanizzare la politica”. Ne parla uno dei grandi filosofi del Novecento, Heidegger. Senza alcun senso dispregiativo, è alla portata di tutti, non ha fondamento speculativo, proprio questa è la sua forza. Se ritornasse il gusto per le battute, le barzellette, le vignette? Il Carnevale? Chissà se potrà recuperare un po’ di sapore locale, satira, allegria?

Un tempo erano i bambini (con l’età dei “perché”) a porre domande impertinenti. Le impressioni dei bambini nei gruppi “Nati per leggere”, i commenti ai corsi di filosofia per bambini sui conflitti, l’identità… sono più stimolanti di quelli degli adulti. Ora questa età sta scomparendo. Bambini e adolescenti sanno già le risposte. Noi cerchiamo continuamente risposte (i motori di ricerca con l’Intelligenza artificiale diventano “motori di risposte”), senza chiederci se le interrogazioni siano giuste, sensate, ben formulate. Dovremmo condividere le domande, che sono più importanti delle risposte. Non come quegli esperti e politici che non hanno mai dubbi, possiedono solo certezze.

Quest’anno è il centenario della morte di Kafka, autore che ci pone interrogativi che danno le vertigini, ma dalla scrittura luminosa, abbacinante. Kafka ha scritto un racconto: L’indagine di un cane. Parla in prima persona, il cane, ormai vecchio, ma non ha perso la voglia di fare domande. Ha una profonda passione teologica, si interroga sull’Eden e su Adamo ed Eva. Allora tutto era libero, la parola, la memoria; le specie, le razze non erano legate ad un ferreo destino, Poi voglia di potere, pigrizia e indolenza di uomini e donne… Si adagiarono, si fermarono. Nacquero umani, canini… e i destini diversi, fissati per sempre. Si è chiuso da pochi giorni a Salerno il festival di letteratura sul tema:” le domande giuste”, dedicato a Kafka e al racconto sopra citato.

Bisognerebbe leggere solo libri che mordono e pungono“. scrive Kafka a un amico. “Un libro deve essere come un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi“. Allargando il suo discorso, possiamo pensare che politica, scuola, associazioni… hanno senso solo come luoghi che generano domande giuste. Quindi, spazio ai dubbi, alle incertezze, Teniamo fuori presunzione e chiusura; accogliamo con disponibilità un sincero “non so”, che non è una resa ma l’inizio di un percorso di conoscenza. Impariamo un po’ dal passato. A Vico del Gargano sorse il 3 maggio 1759 l‘Accademia degli Eccitati, fondata da preti e letterati per invogliare i ragazzi allo studio e alla scienza. In Italia nel Settecento erano centinaia le accademie, con i nomi che indicavano fervore e vivacità: Accademia degli Accesi, Infiammati, Alterati, Intronati, dei Pugni, Trasformati… E hanno trasformato il mondo.

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