I nuovi sindaci. Vittorie e feste un po’ tristi. Al grande convito tanti troppi posti vuoti.

SOCIALE

L’assenteismo dà a tante vittorie un retrogusto acidulo. Ma i ballottaggi sono una bella invenzione, confermano e sorprendono. Eppure vi è chi vuole abolirli (presidente del Senato La Russa).

In Puglia la media dei partecipanti è la più bassa. In Capitanata ancora di più. A Manfredonia ha votato solo il 36%. Ognuno ha le sue spiegazioni. Spesso superficiali e moralistiche: un comportamento “vergognoso”, chi lo fa si sottrae al futuro, al destino comune. L’astensione è, invece, associata alla diffusione del lavoro povero, part time. Cittadini (e molti sono giovani) che si sentono abbandonati, non si sentono parte di nulla. Leggiamo i rapporti Caritas e Unicef, parlano di 1 bambino su 7 che vive e cresce in famiglie molto povere, preludio a un futuro di deprivazione “anche in virtù del nesso tra povertà materiale e povertà educativa”. Pensate che i genitori partecipino al voto volentieri e con convinzione?

Un report Istat di qualche settimana fa rivela che il 2,7% della popolazione italiana si è vista offrire denaro e favori per le elezioni. Corrisponde quasi a 2 milioni di cittadini. Il sondaggista Pagnoncelli lega l’astensionismo al discredito della politica: per l’86% dei cittadini italiani c’è corruzione nei governi nazionali e locali. Se Il giudizio sull’integrità morale dei candidati si incrina, se una società pratica il discredito generalizzato, se ritiene tutti “mariuoli”, se non sa distinguere un comportamento buono da uno cattivo… si mette in moto un circolo vizioso, cinico e pericoloso. La maggioranza dei cittadini ritiene di non poter cambiare la natura di una politica, non vittima ma parte attiva, che non sa né vuole reagire. Anzi vi è il tentativo di svincolare il potere politico dalla rappresentanza. Una “agonia democratica” di cui pochi se ne curano, e a non pochi fa comodo.

C’è differenza tra Nord e Sud? Tra elettori di destra e di sinistra? Alcune persone, venute a Manfredonia da fuori per votare, incontrano gli amici rimasti. “Ho approfittato del voto, per visitare i genitori e fare pure un bagno!” “Il malessere, il discredito è presente pure al Nord… lì si reagisce, però” “Vivo e lavoro qui, avverto un rifiuto contagioso, a meno non ci siano parenti candidati” “Sui temi ambientali e sociali al Nord si è più esigenti, qui si parla poco, una sorta di pigrizia e apatia, forse mancano i giovani…” “E’ scomparso a Nord e a Sud il tema della lotta alla corruzione, portata avanti da 5 stelle, ne hanno fatto una bandiera. Ed è finita come sappiamo” “Vaste zone grigie: sia per la mafia che per la corruzione la tensione morale e politica segue la curva della tensione mediatica”. “Ho insistito per far votare mia madre e mia sorella… ‘sono tutti uguali’ dicevano… è scomparso il voto come male minore, quello che dice: proviamo…”

Al ballottaggio 3 comuni di Capitanata (Manfredonia, S. Severo, S. Giovanni Rotondo), hanno espresso tre sindaci di orientamenti diversi; tutti dicono di avere vinto con un “progetto di città“, una visione che è stata condivisa. Tre comuni a poche decine di chilometri con problemi simili (criminalità, ordine pubblico, calo di abitanti, invecchiamento, percorsi di inserimento lavorativo difficili, legami sociali friabili e sfilacciati per le partenze dei giovani). A S. Severo, due donne (FdI e civiche) ribaltano 20 punti di distacco nel primo turno, a Giovanni Rotondo (con il declino del flusso turistico religioso), vince un sindaco di 5 stelle. A Manfredonia, Lamarca deve affrontare il compito di ricucire il rapporto di fiducia con la popolazione e dare un volto agli elettori che hanno disertato le urne.

Nella campagna elettorale si è parlato soprattutto di legalità. Svolta. Cambiamento. Rilancio. Opportunità. Tutti appelli, propositi, di natura “prepolitica”. Come saranno affrontati cambiamenti e svolte, però, lo si vedrà dalle scelte organizzative dei prossimi giorni. Tra emergenze, il programma votato dagli elettori, le scelte di politica amministrativa occorre stabilire impostazioni e priorità, in un quadro sociale, economico, culturale che muta celermente. Quale sarà lo stile (autorevolezza) dei sindaci? Si riuscirà a convincere gli eletti che non esiste solo la figura di assessore? Ci sono le commissioni, gli organismi di controllo e garanzia, le verifiche periodiche…. A Manfredonia c’è da rimettere in piedi un’idea di politica (e di gestione della cosa pubblica) e una cultura del confronto dentro il Consiglio comunale e con la cittadinanza,

I molteplici problemi sopra indicati si possono affrontare uno per uno, ma è via poco produttiva e costosa. Oppure combinandoli insieme, ed è la via generativa. Forse quella che il neo sindaco di Manfredonia intende quando dice di “ricostruire la comunità”? Tavoli tematici per amministrare l’ordinario e coltivare un sogno? Parte significativa del governo locale riguarda gli ambiti della crisi sociale e ambientale (povertà, gioco d’azzardo, dipendenze, periferie, offerta educativa… Don Milani diceva: “Le amministrazioni di sinistra devono capire che asfalto, lampioni e campi sportivi li sanno fare anche i fascisti. Invece nel doposcuola sta la differenza…”. Don Milani (oggi è la ricorrenza della morte) non è attuale, d’accordo. Ma non è un tantino stridente spendere oltre 200.000 Euro per il Carnevale, e non un briciolo (di attenzione almeno) per il recupero scolastico?

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn