Democrazia alla prova. Ma il voto di scambio non c’è più? Forse che sì e forse che no.

POLITICA LOCALE

Credevo che le elezioni europee “trascinassero” quelle locali. Pnrr e anche la ripresa di progetti europei: scambi culturali, “Erasmus” diffusi, clima…

Invece due guerre crudeli, dove si concentra tutto il male possibile, con élite occidentali che, in un sonnambulismo profondo, parlano solo di riarmo e ci avvicinano al baratro. E allora pensiamo alle elezioni locali. Mentre personalità pubbliche nazionali si abbandonano a un linguaggio “borgataro”, apprezziamo i candidati sindaci che si muovono con decoro, in un andante con brio dell’ultima settimana.

Tutto bene? Il confronto politico è fiacco, la prudenza, che strizza l’occhio al ballottaggio, è eccessiva, le parole legalità, trasparenza, partecipazione, più volte ripetute, sono sfuggenti e vaporose.

Sono gli aspiranti consiglieri che tirano il sindaco o il contrario? Ai programmi di coalizione (piuttosto generici), rispondono candidati consiglieri che scendono “improvvidamente” in un concreto irrealizzabile. D’altra parte bisogna distinguersi. Ricordate le intercettazioni e il voto di scambio? Giustificavano solo in parte il consenso eccessivo di alcuni eletti. Altri erano più votati perché conosciuti, per il lavoro svolto, per una rete ben costruita… Anche per i favori? Possono mancare, in campagna elettorale, le promesse, anche quelle miranti a risolvere situazioni personali e familiari? C’è una linea sottile tra promesse e favori. Il voto soprattutto degli anziani “pensa a breve”, è leggero… Alcuni candidati sono percepiti come coloro che… non si sa mai.

Ci può può essere, però, un altro voto di scambio. Si vede in giro una propensione di “autorevoli” gruppi a organizzare incontri con i candidati sindaci, ai quali presentano proposte organiche, priorità persino… sulle quali invitano a pronunciarsi. Come a dire: “Se sei d’accordo con noi, ti appoggiamo!” Dovrebbe essere il contrario! La campagna elettorale è l’occasione unica per discutere su figure e progetti che si propongono a governare la città; il dibattito pubblico, il confronto servono a chiarire opacità e ambiguità. I cittadini devono valutare se fidarsi o meno, anche quando i candidati indicano linee programmatiche generali che dovranno misurarsi con la realtà delle cose.

Quali sono le esigenze della gente? E che cos’è una città? L’esistenza urbana si muove intorno a famiglia, lavoro, mobilità, luoghi del tempo libero…La città è segnata dal vicinato, esercizi commerciali, mercati, scuole, chiese, cortili, piazze, strade (senza bambini)… Dalla casa si esce per andare a scuola, a lavorare, a spasso… a vivere la città coi cinque sensi (vista, odori, suoni, rumori). E’ un’esperienza che desta sempre stupore vedere come la città si risveglia e inizia la sua giornata. Un mondo multiforme si muove uguale e nuovo. Si coglie la ricchezza della vita quotidiana e il senso di una comunità concreta e viva, che va protetta, arricchita di capacità e competenze. Una comunità composta da molti “saggi” e virtuosi, ma isolati, non è ricca di capitale sociale, che consiste nella varietà di relazioni che si sviluppano tra persone e gruppi, in un clima di accoglienza e fiducia, necessaria per raggiungere obiettivi sociali comuni e far funzionare meglio qualche pezzo di società. “Se due persone si scambiano un uovo, ciascuno resta con un uovo; se due persone si scambiano un’idea, entrambi restano con due idee” (Proverbio cinese)

Il declino del “politico”, la disaffezione alla vita pubblica, la fine dei grandi ideali collettivi non conduce al trionfo dell’individualismo e alla fine della “socialità”. Nascono nuove aggregazioni. Nella lingua inglese sono descritte due tipologie: la prima (bonding legame, vincolo), è la rete di relazioni e anche complicità che si sviluppa in gruppi sociali omogenei o familiari; la seconda (bridging gettare ponti), è la rete tra membri e gruppi diversi, frequentanti ambienti socioeconomici differenti capaci di collaborano insieme.

A Manfredonia c’è una proliferazione di associazioni: gruppi che si organizzano intorno a tematiche culturali, passioni sportive, solidarietà, reciproco aiuto. Mutano continuamente gli interessi: camminatori, yoga, amanti del ballo, dei viaggi, club di lettura, comunità di volontari intorno a obiettivi occasionali: cura del verde, raccolta fondi… Sono davvero molte le associazioni, organizzate e spontanee. Questo può anche essere un segno di malessere di una comunità. Una forma di quell’individualismo che si vuole combattere, come le aggregazioni legate a singole persone e ai loro bisogni immediati e identitari.

Ma quali sono le cose che può fare un sindaco? Forse una sola: curare quel caos bello e vivace che è la vita urbana, tenere pulito il mare dove tutti possano nuotare. Per tutte le associazioni valgono alcune domande: Agiscono nel rispetto delle regole democratiche? Sono disponibili a lavorare insieme? Alimentano la fiducia e la coesione sociale? Non possiamo scordare infine che esistono ed esisteranno gruppi di interesse, invisibili, che agiscono secondo il modello comportamentale del predatore: il territorio comune utilizzato come area di caccia.

In questo periodo elettorale tanta ci sembra la gente presente nelle piazze e intorno ai candidati, che si misurano a colpi di presenze e like. Saranno 5 mila, 10 mila? Una parte minima. C’è una città più grande, nascosta, che non appare e non viene in Centro. E non dobbiamo dimenticare che esiste un piccolo fiume carsico, formato da persone che, nel silenzio, donano tempo, energie, aiutano e sostengono.

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