Di guerra in guerra. Nonostante tutto, è urgente e necessario restare umani.
L’attacco di Hamas, la violazione della sicurezza di Israele, il numero dei morti… Un evento devastante che si sovrappone a un’altra rovinosa guerra.
L’azione criminale di Hamas non trova giustificazioni, ma le sofferenze a Gaza, le povertà cresciute negli ultimi anni, la difficile situazione sanitaria durante e dopo la pandemia erano conosciute, ed erano segnalate dall’Onu, Oms… Ma non trovavano alcuno spazio nell’agenda internazionale e nell’informazione. Di questo aggravamento le responsabilità di Netanyahu sono rilevanti. I lutti oggi potrebbero moltiplicarsi se non si perseguono altre vie. La reazione israeliana non mira a pareggiare i morti. Gli israeliani hanno i mezzi, la convinzione, le ragioni (sostenute dall’Occidente) per andare oltre. E’ proprio di Israele la concezione e la pratica della rappresaglia “sproporzionata”, a prescindere se si tratti di combattenti o donne e bambini. “Dobbiamo distruggere Gaza”, l’imperativo.
E questo in un quadro fragile a livello internazionale e dello stesso stato israeliano. Israele è nata per dare rifugio e protezione agli ebrei dopo la Shoah. E’ un paese che non ha identità. Ci sono tante tribù, quattro nazioni, diverse scuole, vari idiomi… Israele non ha una Costituzione. Non è stata possibile formularla nell’era della fondazione per le profonde divisioni. Ci sono leggi fondamentali che la sostituiscono. Garante è la Corte suprema, che ora la Destra vuole riformare, con nomine dei giudici da parte dell’esecutivo. Per cui la Knesset potrà promulgare leggi anche per limitare i diritti umani, non avere vincoli per insediamenti e demolizioni…
C’è l’America, che una costituzione ce l’ha ed è posta sotto la protezione del “Creatore”. Una costituzione che dà agli americani la rappresentanza dell’umanità, e che è fondata su “inalienabili diritti alla vita, alla libertà, al perseguimento della felicità”. Dopo il crollo del Comunismo gli strateghi americani non tengono conto dell’avvertimento di Augusto morente a Tiberio: “Non estendere i confini dell’impero… arduo è il compito di reggere il mondo”. (Tacito). Il risultato è il caos, una terza guerra mondiale a pezzi, per ogni “malanno” o “disobbedienza”, guerra e bombardamenti. America si accompagna al libero mercato, che (ora lo sappiamo) non genera pane, libertà, pace per tutti.
Infine, l’Europa disorientata e non sa come agire. E l’Italia. Non sembra avere responsabilità e consapevolezza dei tempi nuovi. Nei giorni scorsi si sono tenute manovre militari sul Gargano Nord alla presenza del presidente Mattarella, che ha espresso la necessità di aiutare l’Ucraina, perché impedisce l’estensione del conflitto e difende anche altri paesi, e noi. Se fosse vero dovremmo vergognarci un po’, non lo è eppure si continua a dirlo. Qui nel Tavoliere c’è l’aeroporto di Amendola (uno dei più grandi d’Europa), dove termina ogni anno la marcia della pace, che si ferma sempre davanti ai cancelli. Senza svelare segreti forse dovremmo saperne di più.
Che dire e che fare, di fronte a un mondo che si regge sulla paura? Ci sono gli “Accordi di Abramo” tra Israele e Arabia Saudita (non ancora firmati), sostenuti dagli americani, una sorta di cintura di sicurezza intorno all’Iran, alla Palestina… Abramo, il grande padre Abramo, patriarca delle tre religioni monoteistiche, ci mostra come vivere questo tempo coniugando rinuncia e speranze (Agamben). Dio ordina ad Abramo di sacrificare Isacco, rinunciare a quel figlio tanto desiderato. Obbedisce e si avvia verso il Monte Moriah… Eppure crediamo dai gesti, dalle scarne parole che in qualche angolo di sé avverte un filo di speranza. Alza il coltello… e sente una voce, vede un agnello…. Abramo insegna che occorre lasciare progetti, immagini di comunità politiche desiderate e ambite, eppure nel momento dell’abbandono, non si cancella la speranza . Don Chisciotte ha bisogno di Sancho Panza. (Magris). Il primo vola lontano, il secondo lo riporta sulla terra. Vale per la sfera pubblica e anche per le nostre piccole esistenze.
Non dogmi, strategie, intelligenze artificiali… ci aiutano a trovare l’uscita dall’assedio dei fatti, della forza e della violenza. In Israele l’Intelligence ha fallito. Non ha tenuto conto, si dice, del fattore umano. Esaminava solo dati quantitativi, e non ha badato al passaparola, ai pizzini come fa la mafia! Questo tempo ci insegna altre cose: il vincitore deve conoscere il vinto, conoscere la storia dei paesi e dei popoli (Afghanistan, Iraq…). Gli occidentali non comprendono più il mondo. L’Europa non sa perché l’Africa si sta ribellando all’Occidente. I politici, i funzionari europei devono studiare la storia. Nessuno studioso serio può addebitare l’origine del secondo conflitto mondiale al “bellicismo” di un uomo. Le cause del secondo conflitto stanno in gran parte a Versailles. Un trattato di pace che ha umiliato pesantemente un popolo. Le cause del conflitto ucraino, lo scontro Israele – palestinesi vengono da lontano.
Vittorio Arrigoni (1975 – 2011) era nella striscia di Gaza quando è stato rapito ed ucciso dall’Isis. Sempre impegnato su obiettivi civili: sanatori, strutture per i disabili, centri di socialità… criticava duramente la politica di occupazione israeliana ed anche le scelte autoritarie di Hamas. Lavorava con i giovani palestinesi alla ricerca di una via d’uscita tra rassegnazione, rabbia, terrorismo. Scriveva al termine di ogni articolo, di ogni intervento, in italiano o in inglese: “Restiamo umani”.