“Il tradimento della festa patronale”. Manfredonia è ormai il porto delle nebbie.
Dopo il lungo commissariamento (oltre due anni), inizia con il sindaco Rotice un percorso pieno di aspettative e incerto; ora (tra dimissioni, ritiri, segreti, bugie) Manfredonia è di nuovo nel pantano.
Tanti interventi e una conferma: la lingua italiana (scritta e parlata) è usata più per non dire che per dire. Tra il Palazzo e la piazza c’è una nebbia così spessa, per cui si conoscono meglio le cose che accadono in Cina. (Guicciardini).
Il Sindaco ha tenuto la sua “conferenza”, affollata e senza domande. Era attesa per sapere una versione dei fatti, seppur parziale. Si è rivolto ai suoi assessori e consiglieri chiamandoli più di una volta “questi ragazzi” che “ci hanno messo la faccia”, e sono statti traditi. Nel cinema la parola “ragazzi” ricorre in due grandi film, vincitori di premi importanti. Il primo, “Arrivederci, ragazzi” (Louis Malle). Un collegio dei Carmelitani (siamo nell’ultimo conflitto mondiale), ragazzi che studiano, scherzano… Si nasconde qualche segreto; poi una vicenda traumatica li fa uscire dall’adolescenza. Il secondo è “Quei bravi ragazzi” (Martin Scorsese). Un gruppo di ragazzi, mafiosetti, “bravi” per le famiglie e il quartiere, ma abili a nascondere le loro magagne, e poi diventano delinquenti. L’ampia presenza di giovani nella maggioranza è stata apprezzabile, ma sono passati due anni! Quando crescono? Se qualcuno interviene (in Consiglio, sui giornali…) rispondono accusando l’interrogante di falsità, faziosità, di denigrare il lavoro enorme che si fa. Tutti vogliono fare “l’assessore”, senza un po’ di “timore e tremore”. Non studiano, né s’informano. Prendono i difetti dei loro padri e non qualche pregio, come il sorriso costante di Rotice.
Il Sindaco ha parlato della crisi come del tradimento della festa patronale” (“così sarà conosciuto dalla storia”) “. Mentre lui e i suoi ragazzi lavoravano per il bene, altri durante la “processione della Madonna” tramavano nell’ombra. La parola “trasparenza”, intercalata continuamente, la città divisa in due: chi vuole il bene, e chi vuole il male. Credo che nemmeno i predicatori medievali usassero queste due espressioni. Nel governo di una città non esistono concetti astratti (il bene e il male). La città presenta esigenze diverse… Ci sono scelte condivise e altre meno, e altre che suscitano sentimenti e opinioni contrastanti, ed occorre confrontarsi. Questa è la democrazia.
Ha parlato del Pnrr. Su 53 milioni di euro “oltre 30 milioni per alloggi destinati agli immigrati. La restante somma va a interventi sociali”. Le delibere del Comune fatte in questo 2023? Lui (il Sindaco) non c’entra nulla; quella di inizio d’anno e quella ultima di agosto non servono a niente. Per la prima ci vuole la convenzione. Tra chi non si sa. Ha ribadito che il comune non ha soldi e deve ringraziare quelli che sono venuti in aiuto. La delibera di agosto? Sviluppo del settore agroindustriale? Ma vale per il 2026, il 2028! “Noi pensiamo al lavoro, al futuro…”. Ricordate l’immagine evangelica della colomba e del serpente? Rotice è la colomba pura e indifesa. E il serpente? Chi deve rappresentare la prudenza, la diffidenza…Forse l’opposizione? L’opinione pubblica? Lo scorso anno un’imprenditrice sipontina richiamò tutti gli imprenditori a svegliarsi: “Questo è un grande affare” disse. E’ vero e giusto. Ma il serpente non può dimenticare il saccheggio e la devastazione urbanistica delle nostre città o quello accaduto nel contratto d’area!
C’è un limite di fondo nel PNRR. Un intervento così complesso su un territorio vasto doveva dare la titolarità a un soggetto sovracomunale, (provincia, Regione…). Così non è stato. La delibera è stata prodotta dalla amministrazione di Manfredonia titolare del finanziamento, con un partenariato che comprende Università, Regione, prefettura, Politecnico di Bari che ha curato il progetto.
Il Tavoliere non è stato trascurato nel passato. Il fascismo ha cercato di bonificarlo: un progetto ambizioso, borghi e poderi ONC. Interrotto dalla guerra. Nel dopoguerra c’è stato l’intervento della Riforma agraria, poderi sparsi e villaggi, e poi la grande emigrazione negli anni sessanta… Il Tavoliere resta disabitato, con un’agricoltura fiorente. C’è stato il commissariamento 5 anni fa (prefetto Rolli), individuati allora tre insediamenti nel Tavoliere, ci sono 14 case cantoniere abbandonate… Il progetto del Politecnico riprende il vecchio impianto fascista, ma i borghi presi in considerazione per dare ospitalità agli immigrati sono lontani dal Tavoliere (e dai luoghi di lavoro).
“Una presa di coscienza responsabile dell’opinione pubblica e l’impegno delle istituzioni per trovare vie di soluzione agli enormi problemi della grande pianura del Tavoliere”. Sono parole del Vescovo, che si domanda perché il PNRR non può intervenire sulle strutture già presenti nel Tavoliere, per offrire abitazioni agli immigrati, dignità e cura al territorio e al paesaggio… Il Vescovo parla troppo, si dice. Può darsi. Ma è anche vero che sono gli altri che non parlano. I tanti laici che hanno incarichi e sono responsabili di uffici specifici… E’ poi sconcertante il silenzio dei comuni del Tavoliere, delle associazioni di categoria, sindacati…
Nella conclusione il Sindaco ha parlato del “forno crematorio”. Un documento trovato sulla scrivania di un assessore e lui che non ne sapeva nulla. “Pensate al riscaldamento ambientale, al caldo..”. E nella sala un brivido di orrore. Che fare? L’unica rivoluzione possibile è la cura e il rispetto delle parole. Infine la domanda fondamentale: Cosa è mai e come si crea un’opinione pubblica?