In Capitanata la mafia c’è e resterà. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine.

SOCIALE

Il Comune di Orta Nova è stato sciolto per mafia, ed è il sesto in Capitanata. Nessuno ne parla. Negli stessi giorni a Mattinata un omicidio alla maniera antica. Pascoli, sconfinamenti… Colpito alle spalle.

La Capitanata soffre. Ha perso 100.000 residenti in 20 anni. I giovani sono andati via. Nella pandemia è stata la  provincia del Sud con il più alto numero di morti. Nelle campagne si produce, si esporta… ma i furti sono quotidiani e non vi è sicurezza. Perché non ripristinare la vecchia amministrazione provinciale? Un luogo di discussione, di confronto pubblico per riscoprire insieme un futuro comune. In assenza ci sono lobbie, interessi, gruppi di potere.

Sarebbe necessaria una discussione sul contrasto alla mafia. Con una premessa. Si è estesa troppo schematicamente la normativa antiterrorismo all’antimafia, che ne ha ereditato i metodi. Ne accenna uno storico (Roberto Colozza, L’affaire 7 aprile), un libro appena uscito. Allora (1979) c’era il concorso esterno in associazione terroristica, che coinvolgeva molti imputati. Spesso per un presunto sostegno morale, per indizi più che prove. Mentre, però, a Padova la ricostruzione delle vicende del Pm Pietro Calogero era schematica ma documentata, a Roma si volle puntare in alto senza fondamento e nacquero molti pasticci.

E’ vero che nel terrorismo come nella mafia si tratta di adattare il diritto alla sfida lanciata da chi non merita lo stato di cittadino, perché stravolge totalmente le regole della polis. La Commissione prefettizia funziona come avamposto di controllo sociale contro presunti colpevoli, non parla con nessuno, non si confronta, raccoglie tutto, particolari insignificanti e cose importanti. La presenza in un edificio o sullo stesso pianerottolo del parente di un criminale… è indizio che assume valore di prova. La commissione tratteggia biografie in cui i “colpevoli” non si riconoscono.

I risultati per il terrorismo ci sono stati, perché non per la mafia? Occorre un’analisi comune per comune. Se a Monte S. Angelo o Mattinata si è aperta una fase di rinnovamento, diversa la situazione per Manfredonia, in un quadro politico ed economico molto più complesso e gravato da debiti. Si sostiene nella relazione “l’inadeguatezza del vertice politico – amministrativo a svolgere compiti di vigilanza degli uffici comunali e dei gestori dei servizi del Comune“. In sostanza una “mala gestio” (conti in disordine, omissioni, mancati controlli…) che può favorire ingerenze della criminalità organizzata. A Manfredonia e Foggia, per un biennio, hanno amministrato commissari straordinari senza offrire alcuna novità. E nel ritorno alla normalità (a Manfredonia) non c’è alcun rinnovamento nell’agire politico. In effetti quale riforma dell’attività di governo è possibile se non si hanno risorse umane preparate? Lo scioglimento per mafia, se vogliamo dare un senso alle parole, è un terremoto politico e sociale, e lo Stato dovrebbe affiancare interventi, anche sociali e culturali.

Un magistrato foggiano ha detto che Siponto è luogo ideale (per i collegamenti in varie direzioni, autostrade…), dove possono trovare appoggio latitanti e criminali di passaggio, con un mercato delle case incontrollato, affitti brevi, subaffitti… Il problema casa è il più delicato sul fronte della legalità e il disordine delle bollette “tari” in questi giorni lo dimostra. Lo Stato investe solo nelle forze dell’ordine “repressive” e non nella polizia locale che può controllare il tessuto urbano. Il generale Dalla Chiesa ha sconfitto il terrorismo con nuove norme per affitti e compravendite. Il commissario Antonio Esposito (ucciso a Genova dai brigatisti) inventò un metodo per scoprire i “covi terroristi”, incrociando dati anagrafici e catastali. Se locatari o acquirenti degli appartamenti a piano terra o al primo piano (i più richiesti per le vie di fuga) non sono già residenti in zona, aumenta la probabilità che possano essere terroristi.

Un prete mi ha detto di ascoltare in confessione frequentemente persone (bancari, esercenti… ) che manifestano “disagi da illegalità” cui sono costrette. Il territorio è sofferente. Vigili urbani, Polizia, Carabinieri, gli Uffici pubblici, le tante figure professionali e sociali… Tutti mantengono il ruolo e i comportamenti di sempre… Stanno lì, ad aspettare i cittadini…

Si parla molto di cittadinanza, seguita da vari aggettivi. Cittadinanza è solo guardarsi attorno, informarsi e criticare, esprimersi e trovare figure pubbliche che ascoltino. E’ questo il dibattito pubblico, con le voci che corrono e quelle degli incontri ufficiali, voci impertinenti e ironiche. I giovani vanno via e, pur potendo, non tornano, perché questo territorio presenta nel sottofondo una “mafiosità” diffusa, di cui non ce ne accorgiamo. Dove non ci sono stimoli creativi ed originali, un territorio noioso. Si vivono però ritualmente momenti simbolici, come nella presentazione dell’ennesimo progetto per la grande villa bunker confiscata a Siponto. Ha assorbito parecchie risorse e ne assorbirà ancora. Forse sarebbe opportuno abbatterla e riempire quell’area di alberi. A Manfredonia c’è un altro ampio edificio confiscato, affidato al Corpo forestale. Non c’è nemmeno un cartello: “Confiscato alla mafia“.

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