Non è solo un “tema”. E’ in gioco la nostra coscienza civile e responsabilità democratica.
C’era una volta il tema. C’era la gioia di scrivere. Non creava ansia, come a volte la prova di latino, greco o matematica. O le prove con i quiz.
Una traccia, poi la parola “svolgimento” o “saggio” e seguivano pensieri e riflessioni su un argomento di storia o letteratura, cronaca e costume… Uno strumento che permetteva di esprimersi in prima persona, una forma di conoscenza di sé, e come tale ha svolto una funzione positiva. Per questo resta sconcertante quella petizione di studenti per non sostenere agli esami di maturità le prove scritte, anche quella d’italiano.
Il tema ha subito molte critiche: tracce consuete, esercizio retorico, svolgimenti prevedibili, correzione soggettiva… Ci sono stati dal basso esperimenti interessanti e vari tentativi per rianimarlo. Si è parlato di articolo di giornale, minisaggio, analisi del testo… Con l’intenzione di potenziare l’aspetto argomentativo: costruire un testo rivolto a possibili interlocutori (amici, coetanei di un’altra scuola, lettori di un giornale). Una prospettiva nuova: scrivere per convincere, persuadere, sostenere una tesi. Cambia lo svolgimento e cambia anche la “correzione”. L’interlocutore non è solo l’insegnante, “lettore giudice”. Quante discussioni nascevano quando venivano corrette idee troppo “personali” o si diceva che si era usciti fuori tema!
Pur con variazioni il vecchio tema manteneva la sua funzione: un modo per accertare la padronanza della lingua e la correttezza espositiva. Si introducevano, però, delle indicazioni che aiutavano la creatività e permettevano di muoversi con maggior consapevolezza. Per questo a ogni traccia si allegavano documenti, interviste…
Nei temi di quest’anno tre gli ambiti: analisi del testo letterario, produzione di un testo argomentativo, riflessione critica su tematiche di attualità. Forse sarebbe opportuno concentrare l’attenzione sulla produzione critica e argomentativa di un testo intorno a tematiche del nostro tempo. Accettando l’idea che gli studenti si portano dietro contenuti del curriculum scolastico, ed altri che nascono da interessi personali e idee che circolano intorno a loro. Nelle tracce di quest’anno, una riguardava la musica. Perplessità di alcuni: “Non viene studiata a scuola!” Ma fa parte della vita dei ragazzi! Quanti studenti seguono laboratori teatrali e musicali, partecipano a gruppi o cori… L’esame di maturità deve offrire l’occasione ai candidati di riflettere su esperienze personali e idee che stanno ancora elaborando.
Ho diretto giornali, fogli di informazione, coordinato forme di scrittura collettiva (progetti, piani di lavoro, relazioni sociali…) e ho notato la paura di scrivere anche in figure professionali, che sono “costrette a scrivere”: docenti, avvocati, medici, preti, educatori, assistenti sociali, vigili urbani… Molti vivono male questa parte del loro lavoro. Bisogna sfatare due pregiudizi: la scrittura come dono di natura e la tendenza a scambiare lo scrivere bene con uno stile sostenuto, ricercato. La bella prosa è semplice, lineare, attenta a dire le cose con chiarezza.
Saper leggere un testo e saper comunicare il proprio pensiero per iscritto e verbalmente… sono i compiti della scuola e costituiscono la base di competenze importanti. A scuola non c’è solo il tema. Si parla e si scrive per raccontare (un episodio significativo, un viaggio), descrivere (il quartiere, i gruppi giovanili), argomentare per sostenere una tesi o confutarla. Ci sono poi relazioni e recensioni di libri e film, il diario… la parafrasi dei testi poetici, le traduzioni… il riassunto. Un esercizio straordinario quest’ultimo. Per sintetizzare un articolo scientifico occorre comprenderlo, mettere in evidenza alcune idee e parole ed escluderne altre. A fatica, purtroppo emergono forme “diverse” di scrittura: teatrale, dialogica… Pensiamo alla possibilità di costruire un dialogo (e quindi elaborare posizioni diverse ed opposte) sulla cannabis, diversità di genere, la guerra russo-ucraina…
Sconcerto è derivato dalle notizie, riportate con molta evidenza ed enfasi, che in concorsi importanti (scuola, magistratura…) la maggioranza dei concorrenti usava una lingua povera, forme irriflessive che vengono dai social. In sostanza elaborati scorretti! Eppure quotidianamente deve misurarsi con la scrittura. Vi è poi un’altra questione delicata: la difficoltà che molti manifestano nel leggere un testo strutturato (specie se all’interno ci sono grafici e dati). Un problema che mette in gioco la coscienza civile, la capacità di farsi un’opinione personale ed esprimere un pensiero critico, l’esercizio della democrazia.