Draghi e Berlinguer. Pace e condizionatore. Frugali e spreconi. Austerità è parola buona.
“La pace o il condizionatore?”. L’affermazione di Draghi è discutibile da tanti punti di vista. Tutti vogliono colpire l’immaginazione, ma è facile scivolare dalla perspicacia alla banalità. Come la differenza tra paesi frugali del Nord Europa e gli spreconi del Sud.
Il discorso sul risparmio è necessario. C’è la guerra, l’approvvigionamento energetico, e c’è pure il cambiamento climatico. Già, il clima! Che ne è degli allarmi e degli impegni di qualche mese fa? Sembrano così lontani, con i tanti ritorni (carbone, trivellazioni, armi, pesticidi…) frettolosi e sospetti.
Ci sono parole, idee della politica che fanno molti giri, si allontanano e poi tornano. Ci sono politici e intellettuali che le demoliscono e poi le ripescano. Austerità è una parola di Berlinguer, osteggiata e criticata più del “compromesso storico”. “Austerità, occasione per trasformare l’Italia“, il titolo della relazione conclusiva al convegno di intellettuali e operai a Roma nel gennaio 1977. Non uno slogan, ma un programma politico. “Vogliamo una cosa che non si è mai fatta prima sia per la sostanza che per il metodo. Arrivare cioè a un progetto di trasformazione discusso tra la gente e con la gente”. Non applicare schemi e modelli altrui, “ma percorrere vie ancora inesplorate, cioè inventare qualcosa di nuovo, che stia, però, sotto la pelle della storia, che sia cioè maturo, necessario, e quindi possibile”
La parola austerità, in quel periodo, circolava e impauriva. C’era la crisi petrolifera, le domeniche a piedi… “Occorre dare un senso e uno scopo alla parola austerità, che è una scelta obbligata… Una condizione di salvezza per l’Occidente e per il popolo italiano. Non un mero strumento di politica economica, ma un modo per superare un sistema in crisi, i cui caratteri distintivi sono spreco e sperpero” . Un diverso sviluppo e modo di vivere sociale. Alla base del discorso di Berlinguer vi erano gli squilibri Nord – Sud, il processo di decolonizzazione e l’ingresso sulla scena dei paesi ex coloniali. Una idea di uguaglianza planetaria. In quel periodo vi era anche un profondo dibattito nella Chiesa e si iniziava a parlare di ambiente…
Tante le critiche a Berlinguer, un fronte che va dai laico – socialisti, ai gruppi extraparlamentari, quelli del manifesto, parte del Pci. Mostri sacri come Bobbio: “Solo con i sacrifici non si trasforma la società. L’austerità in genere è una raccomandazione dei padroni. L’austerità dei poveri fa parte della loro vita.” Rossanda: “Separata da una strategia di potere, l’austerità è solo una stretta di cinghia dei più poveri”. Nessun dibattito serio. Ironia e satira e le battute su hobby “austeri”, dibattiti “austeri”, vacanze “austere”…
Nella prima parte degli anni Settanta c’erano state importanti riforme (Decreti delegati, divorzio, nuovo diritto di famiglia…). Ma quel 77 è un anno difficile per il Pci. Il 17 febbraio vi fu la cacciata di Lama dall’Università di Roma. Gli slogan (“I sacrifici fateli voi”), gli espropri proletari. Un decennio doloroso: colpo di stato in Cile, notizie di golpe anche in Italia, terrorismo (assassinio di Moro), il rapporto con l’Urss e il peso del socialismo reale… Si parla di Berlinguer e si pensa alla questione morale, un’icona di integrità… Invece quello del gennaio 1977 è un originale e straordinario manifesto ecologico – politico. Che guarda al futuro.
Un nuovo modello di società: giustizia distributiva, condanna di pratiche assistenziali e privilegi, con un pensiero costante alle future generazioni. Una risposta a un mondo dove si affacciavano nuovi popoli e la competizione senza esclusione di colpi tra paesi forti e potenti. Per Berlinguer non è vero che cambiare certe abitudini porti a un peggioramento della qualità della vita. “Una società più austera può essere più giusta, meno ineguale, più democratica, più umana”. Nuovo anche l’accento sui beni comuni: scuola, sanità, cura del patrimonio, ambiente. Questioni riprese con passione, in incontri, congressi, interviste… ma non sfondano, non entrano nel dibattito. Austerità, parola tossica. Senza eco la proposta rivolta ai giovani comunisti a tenere un Congresso sul “futuro che avanzava”. Qui da noi qualche timida proposta di discussione andò a vuoto. Oggi invece si registra apprezzamento per quelle intuizioni e previsioni, più vere e drammatiche di allora..