La storia di Patrick e del suo sogno spezzato.
Patrick Morsoneh è morto una decina di giorni fa. La sua testimonianza di rimpatriato (o deportato) è nel docu-film “The years we have been nowhere (Gli anni in cui non siamo stati da nessuna parte), alla cui realizzazione sono impegnati anche cittadini di Manfredonia.
“Sognavo l’America fin da ragazzino. Ho preso la decisione di partire nel 2010. Avevo 26 anni. Ero disoccupato e mi interessava la fotografia. Ho parlato con il mio patrigno e lui mi ha aiutato. Ho avuto il visto e sono stato invitato ufficialmente a una conferenza sulla pace, come sopravvissuto nella “guerra dei ribelli” che abbiamo avuto in Sierra Leone dal 1990 al 2002.
Ho lasciato Freetown per Parigi e poi l’America. Ospite di un mio amico “liberiano” che viveva in Florida. Sono arrivato a Saint Petersburg, una piccola città vicino a Tampa. Stavo iniziando una nuova vita negli Usa. Ho avviato la procedura per ottenere lo status di asilo. Ho ottenuto il permesso di soggiorno di un anno e ho cominciato a lavorare, come collaboratore domestico… Intanto ero iscritto a una scuola per adulti. La mattina a scuola e il pomeriggio a lavorare. Di tanto in tanto mi recavo in tribunale per sapere a che punto stava la mia pratica. Dopo un anno negli Usa mi sono diplomato, e ho cambiato lavoro. Facevo il tecnico per la sterilizzazione (bisturi, forbici e tutto quello che serviva in sala operatoria). Una mattina mentre andavo a lezione ho incontrato una ragazza, Dana, di Haiti. Ho rinnovato il visto un’altra volta. Le ho proposto di sposarmi… Lei è rimasta incinta. La mia richiesta di asilo inaspettatamente fu respinta. Consigliato non bene dall’avvocato non ho fatto appello.
10 agosto 2015, alle ore 14, mentre salivo in auto per recarmi al lavoro, due uomini si sono avvicinati, senza uniforme, mi hanno mostrato il tesserino ICE. Dana era alla finestra. Mi hanno portato all’ufficio di polizia di Saint Petersburg. Mi hanno chiesto se fossi disponibile a collaborare, ero convinto che se lo avessi fatto avrei chiarito il fraintendimento e sarei rientrato a casa. Mi presero le impronte digitali e poi in auto verso Tampa, da lì a Orlando, una sosta di qualche minuto, cambio dell’autista e poi a Miami, in un posto chiamato Krome, un centro di detenzione per migranti irregolari.
Dana venne a trovarmi. Insieme provammo a cercare una soluzione. Feci richiesta per essere rimesso in libertà. Mi rivolsi alla corte d’appello americana, ma la mia richiesta venne respinta. In America la mancanza di visto e permesso è reato federale. Sono rimasto nel centro di detenzione per 17 mesi. Mi appellai alla Corte Suprema. Un lungo periodo di detenzione forse dovuto all’epidemia di Ebola in Africa. Non so se la Corte Suprema abbia risposto alla mia richiesta o l’abbia respinta. Nell’aprile 2016, quando l’Ebola era debellata, fui rispedito in Africa, Un paio di poliziotti mi hanno riportato all’aeroporto di Miami e da lì a Freetown. Sono andato a casa di mia madre. Ma ormai non mi riconoscevo più in quel luogo. La mia vita era in Florida, lì avevo lasciato mia moglie e mio figlio. “Dove sono i regali promessi? Dove i soldi da noi anticipati?…”. Parenti e concittadini mi hanno stigmatizzato. Non posso nemmeno piangere. Amici e familiari stanno sempre a ricordarmi i miei fallimenti. Sono andato più volte all’ospedale psichiatrico, la mia mente era spezzata. Un medico nigeriano mi ha aiutato a ricostruire la mia autostima. Mi riprendevo, poi parlavo con mio figlio e Dana e ricadevo di nuovo… Vorrei sistemarmi, ho bisogno di soldi… e poi penso di lasciare di nuovo la Sierra Leone…”. Al rientro in Sierra Leone, Patrick è caduto in depressione con crisi epilettiche. In un attacco più forte è morto. Aveva 35 anni.
Il docu-film è stato girato tra Africa, Europa, Usa. Un team di lavoro internazionale: Lucio Cascavilla, Nino Corica, Olivia Godding, Abdulay Daramy, Michael Duff, Nina Krajcinovic, Markadams Kamara, Mr Okama Kamara, Sia Comfort Nyukeh, Mauro Piacentini, Antonio Rignanese, Nadia Rubiano, Roberto Sommella. Il film è in fase di montaggio e sarà pronto nel primi mesi del 2022. E’ stato realizzato grazie alla raccolta fondi (Fundraising), cui hanno aderito anche molte persone di questo territorio.