Dante e il Paradiso. Beati sì, ma indignati e arrabbiati per la ferocia che domina sulla terra.
“Armonia” è la parola su cui la rivista bimestrale on line Endoxa (Università di Trieste e Università della Campania) invita a riflettere. Ne ho parlato a proposito del Paradiso dantesco. Riporto un estratto dell’articolo.
Dante e Beatrice sono sulla vetta del Purgatorio. Beatrice guarda il sole, Dante fa altrettanto e riesce a sopportare oltre l’umano la luce divenuta più intensa, poi volge gli occhi verso di lei… Si sente trasformato, è sorpreso, commosso. Come può il suo corpo pesante attraversare le sfere celesti? Beatrice glielo spiega e parte da lontano. “Le cose tutte quante hanno ordine tra loro, e questo è forma che l’universo a Dio fa somigliante”. Un sistema armonico, regolato da Dio. Tutte le cose create “si muovono a diversi porti per il gran mare dell’essere; ciascuna con istinto a lei dato che la porti”. Gli alberi, i fiori, le acque, gli animali che popolano la terra e il mare, l’aria… Una inclinazione è assegnata a ogni cosa o essere, un impulso che spinge non solo le creature prive d’intelligenza, ma anche “quelle c’hanno intelletto e amore”. Non c’è da meravigliarsi, il Paradiso è il posto naturale per Dante, che, purificato dal lungo viaggio, verso quel luogo si muove velocemente. E’ vero che a volte la forma non si accorda alle intenzioni dell’artista, perché la materia è sorda, ed è questo il motivo per cui dal corso naturale si allontana la creatura che ha il potere di piegarsi altrove.
L’interrogativo principale è quel “non accordarsi” all’intenzione dell’artista. E’ il male: la sua origine, pervasività, fascino persino. Dante torna ripetutamente sul libero arbitrio. L’uomo sulla terra è posto di fronte alle scelte del bene e del male; non è lasciato solo, è guidato da pastori premurosi, i quali oggi, purtroppo, sono corrotti e inetti.
Da dove il male? L’universo si presenta all’atto della creazione perfetto e armonico. L’inizio della caduta “fu il maledetto insuperbir” di Lucifero. Adamo chiarisce che la cacciata dal Paradiso terrestre non scaturì dal frutto proibito, “ma solamente il trapassar del segno”. E’ la superbia, il peccato degli uomini: creati per conoscere e progredire, non abbastanza umili da riconoscere il limite.
Il Paradiso è uno straordinario spettacolo, pieno di immagini e figurazioni inaspettate. E’ il mondo dell’armonia, di spiriti puri, che non dimenticano mai la terra, la violenza, il disordine che la dominano. S. Pier Damiani, tra gli altri, esprime una condanna sprezzante della ricchezza smodata di uomini di chiesa. Alle sue parole i beati si infiammano e lanciano un grido sovrumano d’ira e sdegno, che lascia Dante sgomento. Non se lo aspettava nel Paradiso! Beatrice gli ricorda: “Non sai che tu sei in cielo? E non sai che il cielo è tutto santo, e ciò che si fa vien da buon zelo?”. Aggiunge con irritazione e asprezza che la cupidigia è un mare che travolge i mortali e, sulla terra, l’innocenza appartiene solo ai fanciulli. S. Pietro usa parole durissime contro i suoi discendenti degeneri, che hanno fatto della sua tomba e di quella dei martiri una “cloaca del sangue e della puzza”. Al poeta affida il compito di testimone: “Tu, figliuol, che… ancor giù tornerai, apri la bocca, e non nasconder, quel ch’io non nascondo!”. E’ questo il nodo fondamentale. Dire la verità. Ed è Cacciaguida a dirgli del bene che all’umanità può derivare dal dire la verità.
La sua poesia deve essere un vento impetuoso e dare voce all’indignazione, alla rivolta morale. Le parole di Cacciaguida lo turbano e lo esaltano, gli danno il senso della sua esistenza. Sale nel cielo delle stelle fisse, e da lì Dante osserva la terra “che ci fa tanto feroci”, sorride del “suo vil sembiante”; un punto minuscolo in confronto all’immensità del creato e a Dio, un punto luminosissimo, nel quale si raccolgono l’intero universo e tutte le cose create.
Il testo integrale è su Endoxa luglio 2021. Lì ci sono altri contributi sullo stesso tema: armonia del corpo, della natura, della musica, quella trascendente della religione e della politica, e quella che si misura con il pluralismo.