Il calcio e la vita. Quello che ci manca è l’agonismo sportivo democratico.
Il campionato europeo dice tante cose. Il tifo nazionale resta. In tutti i paesi. E anche il tifo “basso”: la soddisfazione maligna per l’eliminazione di una squadra ritenuta “arrogante”. Le previsioni saltano. Conta il caso, la fortuna, l’audacia. Il non arrendersi.
Mancano i grandi teorici, i profeti, le “scuole” (il gioco olandese, quello italiano…). C’è uniformità: i calciatori giocano in paesi diversi, si “conoscono” tutti e così gli allenatori. Gli schemi si costruiscono intorno ad essi, mutano in base alle situazioni. Le individualità sono importanti, ma lo è più il collettivo. Conta la voglia di giocare insieme, il desiderio di vincere… Non è mutata l’ammirazione per le giocate imprevedibili, quelle che lasciano ammutoliti gli spettatori: la celerità di uno scambio, le ripartenze veloci… Sul calcio si proiettano scontri culturali (black lives matter), e la televisione ci fa vedere tutto, la partita è un teatro, si recita, si finge, si piange… E ora per fortuna si affacciano le donne.
Poche migliaia gli spettatori negli stadi, molti di più davanti ai maxischermi, nei pub… Una forza vitale che deve trovare uno sfogo e che è potenzialmente esplosiva. Ce lo fanno capire meglio i bambini che subito dopo o durante una partita scendono giù, in cortile, in uno spiazzo qualsiasi… e giocano. Come a Manfredonia, nel mercato del Centro, un’area vasta e coperta con grandi teloni, dove ragazzi di scuola elementare e media, numerosissimi, nel pomeriggio e in serata si organizzano, si dividono, si scontrano.
Un tempo c’erano i tornei calcistici estivi. Tra i bar, le parrocchie… Le sfide calcistiche riguardavano settori diversi, i camionisti contro i caricatori, gli sposati e i nubili, i preti e i seminaristi… Complice il gioco semplice. E’ lo sport più povero del mondo. Una palla e uno spazio: in strada, nelle piazzole, sulle spiagge. Si continua a praticare così nelle periferie di ogni città, basta poco, si gioca, si litiga e si cresce. Una scuola per gli adolescenti.
Anni fa c’erano competizioni sportive scolastiche. A livello cittadino e provinciale. I giochi della gioventù. Gli istituti se ne facevano un vanto. Le coppe erano allineate in presidenza. Era importante essere selezionati per la fase provinciale, a Foggia. Qui scendevano in campo gli istituti tecnici (Masi, Giannone, Altamura). Dettavano legge. Tutti giovanottoni ventenni, anche ripetenti, che facevano dello sport dilettantistico e atletico un segno di distinzione. Mancavano le donne. Questo sport agonistico in Italia è in forte declino. Ed è un peccato. Oggi ci sono le scuole calcio. Ed è un bene.
In una società senile lo sport sta perdendo i suoi connotati agonistici e diviene un esercizio ginnastico. Come sottolineavano i grandi umanisti: mens sana in corpore sano. Esercizi per stare in salute. Nella cultura sportiva italiana arrestare la naturale decadenza del corpo ed esercitarlo è divenuto più importante che celebrare la forza giovane, esibita nelle gare. Il cambiamento è visibile nel ruolo sociale delle palestre… di cui si invocava l’apertura durante il confinamento prima della scuola.
Un mutamento riscontrabile nelle facoltà di scienze motorie, sempre meno agonistiche. Anche per i bambini i discorsi sono sempre più preventivi per la salute e non sul valore in sé di sfidarsi e gareggiare nella lotta, nella corsa, nei giochi di gruppo. Il declino dell’agonismo sportivo non significa che non ci sia entusiasmo per nuovi talenti, i cui percorsi individuali di formazione, però, non rientrano nell’interesse collettivo. Quali gli effetti: costante celebrazione dell’agonismo del passato, divenuto serialità televisiva, dossier e supplementi fotografici in grandi giornali… La nuova realtà demografica possiede anche un potere di condizionamento sulla politica sportiva: c’è uno squilibrio tra investimenti e considerazione per lo sport di base e quello di ginnastica, cittadinanza e cultura del movimento. Nei decenni passati gli impianti sportivi (almeno nel Sud) erano rari e quel poco che si riusciva a programmare era inserito nelle agende elettorali. Oggi al centro sono le case di riposo. Oggi nuove le specializzazioni: sport di palestra, ginnastica dolce…