Le affinità (spiacevoli) tra Foggia e Manfredonia. Ma che delusione la società civile!

POLITICA LOCALE

Le vicende di Foggia (e provincia) bisogna vederle da fuori. Con gli occhi di quelli originari di questo territorio e che stanno lontano. Guardano qui, non per tornarci, ma perché questi sono i luoghi dell’infanzia, dell’adolescenza e restano legati. Sono mortificati. Ne parlano con vergogna. Qualcosa di più e di diverso di quella che provano i residenti.

A Foggia vi era un debito enorme e vi è stata un’opera straordinaria di risanamento dell’ex sindaco Gianni Mongelli che poi non è stato ricandidato. Il PD lo ha “costretto” alle primarie. Una parte del PD, quella di Piemontese e Bordo. Ha vinto Marasco, che poi ha perso con Landella. Bisogna leggere o vedere il passaggio delle consegne tra Mongelli e Landella, per rendersi conto dei veleni di quel periodo. Ecco, le primarie avvelenate, le promesse e gli accordi “perversi” fatti in in quelle occasioni, accomunano Foggia e Manfredonia. I loro effetti continuano a distanza di anni.

Non è l’unica analogia. Vi è la vicenda Asi. Landella: “Serve più politica… C’è bisogno di quella buona politica di cui ciascuno è portatore”. E Landella sindaco per far valere la buona politica entra nel Consiglio di amministrazione ASI. Come Riccardi, che poi è eletto presidente. Il resto lo si conosce. Non potevano entrambi. Prima di divenire questione di Anac o Tar, era buon senso, opportunità politica, correttezza amministrativa. I sindaci per contare non devono stare nelle “partecipate”, enti vari e consorzi, ma controllare, intervenire, vigilare, nominare le persone giuste.

Entrambi (Riccardi e Landella) pensano a soluzioni “salvifiche” esterne. Il sindaco di Manfredonia parlava di una megaprogetto col Politecnico di Torino, che avrebbe coinvolto l’intera provincia. Poi tirò in ballo anche l’Eni. Landella lascia Forza Italia e va alla Lega: “Salvini ci metterà in contatto con il motore economico del paese, il Veneto. E dirà: ‘non vi preoccupate, il Sindaco di Foggia è amico mio, le imprese avranno un canale privilegiato’. E io le accompagnerei nella zona ASI e darei garanzie sul piano amministrativo, politico…”. Ingenuità, rozzezza, chimere? Dietro pare ci fosse altro, sponsorizzazioni mancate, richieste di candidature… Tutto deciso tra poche persone, amiche. La nomina di Rotice nell’autorità portuale rientra in questo schema.

A Foggia e Manfredonia… nell’ultima tornata elettorale ci sono stati candidati “nuovi”, che hanno ottenuto settecento, ottocento e anche più di mille voti. Una parte consistente di consiglieri erano legati alla sanità (funzionari del distretto sanitario), a strutture sociosanitarie, a cooperative di servizi. Promettevano favori? Voto di scambio? Non lo credo. Certamente possono essere percepiti come coloro che in caso di bisogno… Non si sa mai! A Foggia, Manfredonia, nel Sud c’è la convinzione che non esista il voto di opinione. Esiste solo il voto clientelare? Preoccupante è inoltre il controllo del voto. All’epoca delle primarie e poi alle amministrative molti sapevano con precisione di quanti voti erano portatori o quanti voti avrebbero ottenuto.

Come sono preparate, quindi, le liste dei candidati? Quante e quali sono le promesse elettorali? Sono questi i nodi da affrontare a Foggia e Manfredonia prima di qualsiasi discorso su simboli, coalizioni e presunte novità. La democrazia è fragile per lo sfilacciamento sociale, assenza di protezione, per la scarsa fiducia negli uffici pubblici… Ma lo è anche perché il programma presentato e votato dagli elettori è generico, inattuabile. Non ci sono verifiche intermedie, aggiustamenti trasparenti in itinere, ma solo continui rimpasti. Sono vicende che allo sguardo dei cittadini appaiono normali, consuete. E’ la prassi, si dice.

Due giovani persiani viaggiano nella Francia agli inizi del ‘700 e scrivono ad amici del loro paese. Posano il loro sguardo “straniato” per descrivere i rapporti umani e il conformismo sociale e politico: per i residenti atteggiamenti normali, ma per loro assurdi e grotteschi. “Le lettere persiane” di Montesquieu, i pamphlet, i giornali di allora mostrano uno sguardo estraneo, un altro modo di vedere, necessario nella democrazia. Che delusione la società civile in Capitanata. Gli intellettuali, i giornalisti, l’Università, gli ordini professionali, la sedicente società civile… Tutto è silenzio e opportunismo.

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