L’immaginario italiano. Ma cosa fece Geppetto nella pancia della Balena?
Pinocchio sta nella fiaba, ma è pronto a scappare, a correre via, non appena avverte il pericolo di una collocazione definitiva, di una cattura. Come tanti libri continua a suscitare interrogativi, a ispirare registi, disegnatori….
Forse più che un libro per bambini è un libro sui bambini: come sono fatti, come immaginano il mondo, come si organizza il loro linguaggio. E se fosse un ritratto degli italiani? Esce a puntate il 7 luglio 1881 (e in volume nel 1883), con una Nazione da poco unita e dove gli italiani sono ancora da “costruire”. Quello che diceva Massimo D’Azeglio: L’Italia è fatta e ora occorre fare gli italiani.
Ha creato un immaginario diffuso. La figura più importante oltre al burattino è Geppetto. La forza di Geppetto è l’immaginazione. Quando sente freddo dipinge sulla parete un camino. Ed anche una pentola fumante per quando ha fame. E’ solo, vuole un figlio e se lo costruisce di legno, per andare in giro a fare qualche spettacolo… E’ un artista, si pone sempre domande e ha fiducia che gli altri possono cambiare. Cosa fa Geppetto nella pancia della Balena? Ci rimane due anni. Lì si è costruito un piccolo angolo e sta bene. Dopo quella esperienza in totale isolamento, molte persone sarebbero uscite “spezzate”. La sua immaginazione è legata al fare, al costruire. Senza di essa non sarebbe niente, e non ci sarebbe stato nemmeno Pinocchio.
L’immaginazione è stata tirata in ballo da Draghi, a proposito del Recovery plan: L’Italia deve combinare immaginazione e creatività, capacità progettuali e concretezza. Ma come pensare ciò che non c’è? L’immaginazione è difficile da insegnare. Forse si può coltivare. La creatività è la capacità di creare atteggiamenti e qualità nuove, è preziosa e facilita molto l’esistenza. E’ il carattere distintivo della specie umana, ed ha come fine ultimo la comprensione di noi stessi, che cosa siamo, come siamo diventati e quale sarà il nostro destino. La specie umana ha immaginato che era utile la cooperazione… e ha vinto su tutte le altre.
La notte degli Oscar 2021 è stata particolare, non influenzata dagli echi dei successi in sala, dalla folla… Ha valorizzato film essenziali, necessari, poco costosi. Ha premiato un’attrice che non è una star. Frances McDormand, con Nomadland. E’ il terzo oscar. La storia di una donna che perde marito, lavoro e parte con il suo furgone, conosce altre persone… racconta l’irrequietezza dopo la Grande Depressione, e la speranza, l’arrangiarsi senza perdere la dignità, resilienza si chiama oggi. Come in altri film scava dentro le storie e le inquietudini. In televisione hanno trasmesso “Tre manifesti a Ebbing, Missouri“. Una donna che ha perso la figlia stuprata e non si dà pace. Espone tre maxi manifesti, dove chiama in causa la polizia che pensa solo a controllare omosessuali o torturare i negri. Film che mostrano un lavoro artigianale di ricostruzione di ambienti intolleranti e infelici, di studio dei costumi, linguaggi, senza inseguire le opinioni correnti.
Nella notte degli Oscar l’Italia era in gara per i costumi di Pinocchio. Non un premio minore. Il curatore Massimo Contini Parrini racconta di aver maturato interesse e conoscenze nella sartoria dove lavorava la nonna, di aver visitato tante mostre… C’è la scintilla e poi devi lavorare. Ci vuole studio, fare tentativi, saper cambiare. Per Pinocchio ha guardato alla pittura dei Macchiaioli, e anche ai disegni e illustrazioni della prima edizione del 1883, quelli approvati da Collodi.
Ho incontrato anni fa Carlo Rambaldi al Giffoni film festival. Rambaldi ha vinto 3 Oscar (Alien ET, King Kong). Abbiamo parlato per un pomeriggio intero. Ho trovato una persona “normale”, umile. Nessuna eccentricità. Eppure è stato definito alla morte nel 2012 uno dei più grandi innovatori e creatori di effetti speciali. Aveva un avversione per il digitale. Usava la meccanica e l’elettronica. Sapeva l’arte della precisione. Anche per lui si procedeva per tentativi. Un lungo lavoro artigianale prima di ideare e costruire ciò che doveva metterci paura e farci sognare. Sì, l’immaginazione si può coltivare, collegata a progettualità e concretezza. Lo dovrebbero fare tutti, ed in particolare politici e sindaci per il Recovery plan, prima ancora di protestare e lamentarsi.