2 agosto 1980. Bologna. La pietà l’è morta. Dentro lo Stato i nemici della Repubblica.
Le immagini di lotte, sogni, trasformazioni sociali lasciano presto il posto a morti, sofferenze, stragi.
I cortei del sessantotto, le assemblee interminabili, le manifestazioni festose, vivaci, davanti alle scuole, alle fabbriche… lasciano ben presto lo spazio alle folle dei funerali, silenziose o arrabbiate, ai corpi uccisi davanti alle scale di casa, in auto, abbandonati, fragili, disfatti. I segni di una ferocia e disumanità impensabile. E infine la grande strage.
Ore 10,25 esplosione di un ordigno ad alto potenziale nella sala d’aspetto di 2 classe, ma collocata in modo da far crollare un’intera ala, la pensilina esterna e colpire anche il treno in sosta sul primo binario. Orario, giornata, posizione per fare la strage più grande della storia repubblicana. 85 morti, 200 feriti… Segue di un mese la strage di Ustica, l’aereo abbattuto era partito da Bologna.
Decine gli assassini compiuti a Roma nei primi tre mesi del 1980. Iolanda Rozzi 62 anni sorella di un dirigente della DC, l’agente Arnesano 19 anni, il magistrato Vittorio Bachelet, Valerio Urbano, 18 anni ucciso davanti ai genitori, Maurizio Allegretti, un cuoco, ma lo scambiano per un esponente missino, il 12 marzo uccidono il segretario del Msi Angelo Mancia, poi il magistrato Girolamo Minervini… Gli agguati, le uccisioni continuano prima e dopo la bomba di Bologna a Milano, a Torino, ovunque. A Bari, 11 marzo, alcuni ragazzi di estrema destra entrano nella sede di Radio Levante, impongono la lettura di un comunicato. Ci lavora come dJ Martino Traversa, 19 anni, che, pur vicino ai “neri”, si oppone. Viene ucciso da un coetaneo. Sempre a Bari i terroristi di Prima Linea uccidono il poliziotto Giuseppe Filippo, per togliergli la pistola. A Bari tre anni prima era stato ucciso Benedetto Petrone, 18 anni, iscritto alla Fgci, i compagni fuggono, lui zoppica per la poliomielite. Lo accoltella Giuseppe Piccolo, 22 anni, si uccide nel carcere di Spoleto qualche anno dopo. E’ questa l’Italia di piombo e di stragi, di odi e ideologie indossate come maschere di ferro. L’Italia degna del cinismo del cronista che davanti al parente dell’ennesima vittima del terrore chiede: “Ha una foto di suo nipote? Sa, non vorremmo pubblicare quella di lui ammazzato, viene male, sembra brutto”.
Ai funerale di Bachelet (ucciso dalle Br) colpiscono le parole del figlio, Giovanni: “Preghiamo… anche per coloro che hanno colpito il mio papà, perché senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre la vita e mai la richiesta di morte per gli altri”
Il 23 giugno 1980 è ucciso il giudice Mario Amato, alcuni giorni prima nel Consiglio superiore della magistratura parla di connessioni tra terrorismo, malavita organizzata e settori conservatori del mondo politico ed economico. Lamenta l’assenza di una scorta, l’insufficienza del personale a disposizione.
La strage di Bologna è l’unica con condanne degli esecutori: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini (minorenne all’epoca dei fatti) e nel 2020 Gilberto Cavallini. Appartengono ai Nar (nuclei armati rivoluzionari), hanno ammesso molti delitti, ma si proclamano innocenti per Bologna. E poi la condanna di 4 personaggi per avere svolto atti di grave depistaggio sulla strage: Licio Gelli (capo loggia P2), gli ufficiali Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte dei servizi segreti (Sismi), Francesco Pazienza, collaboratore Sismi.
La P2 è sempre presente. Il 17 marzo 1981 Il Tribunale di Milano ordina la perquisizione a carico di Licio Gelli (in merito all’omicidio del giudice Ambrosoli, all’affare Sindona, al fallimento del banco ambrosiano). Si scoprono migliaia di elenchi di politici, giornalisti, industriali… e inoltre un documento “Piano di rinascita democratica”, elaborato dallo stesso Gelli, nel quale sostiene che non è più il caso di perseguire il rovesciamento del sistema, ma il controllo delle forze armate, dei partiti, della stampa… Carte che ancora oggi fanno altri nomi, il prefetto D’Amato, l’imprenditore Ortolani… e si continua a parlare di piste internazionali.
Cos’è la P2? “Un club i potenti, una lobby di affari… notaio di quel potere oligarchico che si è impadronito delle istituzioni della Repubblica”. “La P2 è una struttura occulta che con mezzi illeciti è in grado di creare sedi decisionali diverse e parallele a quelle legittime” “E’ una struttura ombra rispetto agli organi dello Stato e in grado di espropriare di fatto il potere pur essendo naturalmente priva di qualsiasi legittimazione” (Estratti da varie sentenze)