La giusta informazione. E’ questa la vera rivoluzione e il vero cambiamento.

CULTURA

Più che governare una pandemia che cambierà molte cose, si pensa a comunicare pensando a interessi personali e di partito. Invece di informare, sforzandosi di dire le cose come stanno, si offrono visioni parziali e recintate.

Tra i tanti cambiamenti preconizzati, generici e fumosi, nessuno auspica l’unico possibile: la giusta informazione. Non si può impedire di mentire, ma si possono limitare le omissioni, informare (immaginando il disagio e le sofferenze), dire la verità sullo stare a casa in cinque in 60 mq, sulla didattica a distanza…

Ho visto la televisione al mattino e a metà giornata per 3 ore al giorno. Nei telegiornali, quotidianamente, circa 20 minuti sulla situazione italiana: collegamenti, slogan (Tutto andrà bene), ripetizioni, passerella con 5-6 parole a testa per ogni politico… E poi meno di 3 minuti sul resto del mondo (Europa compresa). Un unico “pastone”, spesso assorbito dai tweets di Trump o dal ricovero di Boris Johnson. Senza informazione vera. Eppure il numero degli italiani in Europa è notevole. Solo nella mia famiglia, figli e nipoti, sono una decina tra Regno Unito, Spagna, Germania, Africa, Usa… E non credo di essere un’eccezione. Siamo per fortuna “connessi”. Ma conoscere la situazione del contagio in paesi a noi vicini, non è interesse di tutti?

La questione del rientro. Il ministro degli Esteri: “Aiuteremo tutti quelli che desiderano tornare”. Dopo un paio di settimana: “Sono circa 500.000, non possiamo far rientrare tutti”. Quelli all’estero sono molti più, e per molti è iniziata una piccola odissea. Da Londra tramite l’ambasciata molti voli prenotati e poi annullati. “Il primo aereo diretto in Italia da Londra sospeso, poi un secondo volo verso Bruxelles saltato. Persi anche i soldi delle prenotazioni. Finalmente Londra – Francoforte e da lì a Roma, in treno a Napoli… E lì sono andato io, di notte”. Una esperienza raccontata da un professionista di Manfredonia. E non la sola.

Africa. C’è una frase che tutti ripetono. “Che accadrà quando il virus esploderà in Africa!”. Eppure nessun servizio, nessuna notizia. L’Africa è un continente vasto, ci sono situazioni politiche, sociali, climatiche diverse (con paesi dove arriverà a breve la stagione delle piogge). Una testimonianza diretta dalla Sierra Leone: “Non hanno i respiratori, ma mi hanno misurato la temperatura in ogni spostamento (banca, mercato…). Nei pressi di ogni locale ci sono grossi contenitori di acqua dove puoi lavarti prima di entrare e uscire. Fanno attenzione alla distanza. Sono passati attraverso l’Ebola e se lo ricordano”. Non c’è l’ambasciata italiana. Solo un console onorario, che ha preparato gli elenchi di quelli che dovevano partire. Nessuna risposta dall’Italia. Una decina di giorni in attesa. Poi la Germania organizza due voli per Bruxelles. Non solo per i tedeschi. In un aereo c’erano cittadini europei di venti nazionalità. Nove gli italiani. Voli senza clamori e gratuiti. Qualche italiano non si è avventurato in Italia e si è fermato (quarantena) presso amici in Germania. Ripeto, sull’Africa nessuna informazione. Oggi la notizia della moratoria per i debiti di alcuni paesi poveri, e per fortuna nascono forme di cooperazione tra paesi africani vicini.

Siamo passati dalla negazione, alla fiducia che “tutto andrà bene”, all’incertezza, alla confusione di questi giorni e ore. Voci che si accavallano, disegni politici nemmeno celati, umori, interessi… Molte questioni dovrebbero essere rinviate a un altro tempo. E manca la giusta informazione.

Il poeta Cristanziano Serricchio dice a Mario Luzi: “In questi nostri tragici anni / sovvertita la fede e la verità / del mondo e della vita, / oscura, ambigua non ha più forza la parola… Amico Poeta tuo è il sacro insistente invito: “volgiti e guarda il mondo come è diventato, poni mente a che cosa questo mondo ti richiede”. In tanti luoghi, “dove si levano le mani del soffrire / e si fa scempio dell’umano vivere”, è necessario dire la verità, falsificabile, criticabile, confrontabile. Ci vogliono persone coraggiose per praticare la giusta informazione, quella delle domande opportune e fastidiose, dei chiarimenti necessari, capace di rinnovare ancora oggi l’invito di Mario Luzi.

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