Quanto sarebbe bella la politica… se si pensasse davvero al benessere della città.
“Qui nessuno ha la responsabilità e gli attributi per proporsi e rischiare… rischiare la vita, di questo si tratta”. Così l’ex sindaco Riccardi, nell’incontro pubblico sulle vicende di questi mesi.
Non è un bel messaggio per i giovani, le donne, le persone che vogliono impegnarsi. Non è vero che si rischia la vita. Ho fatto l’assessore per oltre 10 anni, in un settore ritenuto difficile; abbiamo posto regole, creato servizi, sono stato minacciato… piccoli episodi rispetto a quello che si muoveva intorno. Ai servizi sociali c’era sempre la “folla”, era il punto di riferimento, e di Manfredonia si parlava “bene” anche fuori.
La relazione sull’infiltrazione mafiosa, per Riccardi, colpisce l’anello debole, i sindaci. Con la mafia deve combattere lo Stato, in modo aperto (con tutti i mezzi disponibili). I forti devono lottare con i forti. Tutto quello che Gratteri fa in Calabria, continua l’ex sindaco, è inutile, non serve, se non si crea lavoro. La mafia fa profitti e dà lavoro, e vince. Nella sua visione c’è il sindaco e lo Stato. Manca il popolo. Non vi è, accanto all’azione dello Stato, un rinnovato impegno della cittadinanza. E’ assente quel capitale sociale che è la scatola nera dello sviluppo e della legalità, che non è dato solo dal terzo settore (in questo territorio qualche peccato ce l’ha), ma dalla comunità intera, da persone che quotidianamente svolgono attività economiche, di cura e di servizio, e fanno vivere la città.
La relazione? Una narrazione. E’ vero: non ci sono prove, né indizi, “solo” elementi sparsi… Nessuna condizione per l’avvio di azioni penali individuali, in un quadro con vicende contraddittorie: alcune sembrano rinviare ad un clan, altre all’altro clan. Ma la mafia nel territorio c’è. A Manfredonia come in Capitanata.
Conti pubblici dissestati, criminalità organizzata. Pochi comuni hanno queste due emergenze, insieme. Non può essere colpa di uno solo. Prima di voltare pagina, bisogna leggerla, capire che cosa è successo, sostiene Riccardi, che ci dà un ritratto impietoso e doloroso dei rapporti politici nel PD: “Controllavamo tutto”. A partire dalle rispettive carriere, s’intende. I big del Partito sapevano, hanno condiviso e hanno scelto il silenzio in questi anni e mesi.
Un mondo triste, fatto di intrighi, lotte, cinismo, famiglie dominanti… Non trova posto la lealtà, la fiducia, l’amicizia. Si richiede solo la fedeltà, da clan. All’epoca delle discutibili primarie, scrissi un articolo (Stato quotidiano, 19 dic. 2014) in cui mi “schieravo” e ponevo l’urgenza di discutere due questioni: controllo della spesa e rinnovamento della macchina amministrativa comunale. Nessuna risposta. I fatti di questi mesi e giorni dicono quanto erano urgenti quei temi.
In questi anni è cambiato tutto. Qui come altrove: nuove aggregazioni, appartenenze, orientamenti ideali, scissioni… Ebbene… i “capi”, gli esponenti di cordate diverse… tutti “mutati” politicamente e ideologicamente in breve tempo, per convenienze personali e senza dare motivazioni, ora, invece di riflettere, pensare, provare a offrire elementi di analisi, giudicano e non smettono mai i panni da ceto dominante, piuttosto che dirigente.
Ho aperto il blog “Futuri paralleli” nell’aprile 2016. Un anno dopo le elezioni! Inviai una mail al Sindaco in cui gli comunicavo quella mia decisione. Un atto di cortesia. Da allora ho tenuto questo piccolo diario personale e civile, in cui parlo di molte cose, e, negli ultimi tempi, per ovvie ragioni, più frequentemente delle vicende di Manfredonia.
E’ mancato in tutti questi anni l’esercizio critico, il dissenso. Riccardi critica il vescovo, che non lancia messaggi di serenità e coesione all’intero gregge. Un diritto di critica legittimo, che dovrebbe valere per tutti. Il pensiero critico, divergente, alla base della politica e della democrazia, è stato bandito da questa terra. Riccardi vede con lo scioglimento solo rovine. “Non c’è nessuno che abbia una visione, ci racconta come pensa e vede Manfredonia?”. – si chiede. Ma una costruzione di futuro non si elabora nella cameretta, è frutto di confronto, discussioni, letture… Le idee, l’innovazione, la creatività vengono dal contagio, dall’emulazione, dalla curiosità. Per questo serve una politica che sprigioni gioia e allegrezza, ironia ed anche un’idea di bellezza.