Quello che non è riuscito a Hitler, riusciamo a farlo noi
E cioè liberare l’Europa dagli ebrei. “Sono pessimista, ha detto Liliana Segre,
i testimoni muoiono e la Shoah diventerà un capitolo di storia e poi sarà dimenticata”.
Edith Bruck, anche lei impegnata in questo tour de force di incontri nelle scuole, nelle università, è ancora più netta. “Ormai il 27 gennaio dura un mese, si comincia a metà dicembre e si finisce a febbraio, così la gente si stufa e pensa o dice: basta con questi ebrei”. Ha ancora paura, quando deve parlare in pubblico. “La notte prima, non dormo… Capiranno? Faccio fatica. Poi esco più viva che mai. Vale la pena… Però sento crescere intorno il vento dell’intolleranza”.
Antiche comunità, in Europa, ricostruite a fatica dopo il 1945, stanno scomparendo. Malmo, Copenaghen, Oslo, tre città moderne, ospitali, sostenibili, culturalmente progressiste… dove gli ebrei hanno sempre meno motivi per rimanere. Sono le minacce neonaziste e islamiste, le profanazioni nei cimiteri, le scritte e anche le bombe molotov davanti alle scuole ebraiche. Nizza, per un millennio e fino a quindici anni fa, ospitava la quarta più importante comunità di Francia, ora è ridotta a 3000 iscritti. “Non portate la kippah in pubblico” ha raccomandato in Germania il commissario di governo per la lotta all’antisemitismo, sarebbe come dire: diventate invisibili. In Italia, Milano, la seconda comunità (dopo Roma), aveva 6500 iscritti nel 1996, nel 2018 sono 5244. A Trieste una delle culle dell’ebraismo (Svevo, Weiss…) oggi sono poco più di 500. Sono 800 a Torino, erano oltre 1200 venti anni fa. Fino agli anni Novanta gli ebrei francesi si iscrivevano alle scuole pubbliche, ora lo fa solo un terzo. Il presidente della comunità ebraica di Tolosa: “Incoraggio i più giovani ad andare via”. Tolosa contava 20.000 persone, quanto l’intera comunità ebraica in Italia, ora sono 10.000. I dati e le testimonianze di Giulio Meotti (L’Europa senza ebrei. L’antisemitismo e il tradimento dell’Occidente) sono duri e drammaticamente chiari.
Hitler voleva cancellare dall’Europa gli ebrei, e ci stava riuscendo, ora lo stesso disegno si attua con altri mezzi. La Shoah aveva vaccinato l’Europa, ma gli effetti stanno venendo meno. Ciò che dopo il 1945 era impossibile e impensabile ora è di nuovo immaginabile. Senza gli ebrei l’Europa cesserà di essere un centro culturale e spirituale, e questo sarà la fine dell’Occidente come lo conosciamo. Gli ebrei sono come il canarino nelle miniere. Se vive e canta vuol dire che c’è ossigeno e i minatori possono stare tranquilli. Se gli ebrei scompaiono sono a rischio le libertà di tutti, e, senza che ce ne accorgiamo, si perderà una cultura del dibattito, del confronto, della tolleranza. Sicuramente non ci sarà lo straordinario fermento creativo originato dagli intellettuali ebrei tra il 1850 e il 1940 (filosofia, psicoanalisi, musica, pittura). Quel mondo è finito nel 1945.
Non credo che la Shoah sarà dimenticata. Mancheranno i testimoni, e occorrerà rivedere il modo di ricordare. Forse ha ragione Edith Bruck, la giornata della memoria è ripetitiva e rituale. La Shoah ha prodotto, però, testimonianze e riflessioni straordinarie che sono entrate nella letteratura e nel pensiero filosofico e teologico. A Manfredonia, ad esempio, la giornata è stata ricordata al Luc attraverso una delle voci più pure di quella tragedia: Etty Hillesum.
Francesco Lotoro è un musicista di Barletta. Dagli anni Novanta è impegnato in un’impresa titanica: raccogliere la musica scritta nei lager. Sui muri, sulla carta igienica, su pezzi di stoffe… migliaia di partiture (cabaret, inni religiosi e di lotta), che erano tanti atti di resistenza. Su questa straordinaria esperienza è stato girato anche un film. L’ho sentito al telefono qualche giorno fa. Partiva per gli Stati Uniti. “Ormai sono sempre in viaggio, per raccogliere testimonianze e far conoscere le musiche nate in quei luoghi estremi”. Lotoro è stato il promotore delle settimane della cultura ebraica nelle città della Puglia. E di nuovo mi ha ripetuto: “Siponto? Un faro nel Medioevo, uno dei centri più importanti della cultura ebraica in Italia”. Da Siponto partivano giovani per andare a studiare a Pumpedita (sulle rive del Tigri) diritto talmudico babilonese; a Siponto vissero figure eminenti del giudaismo, come Melchisedeq (ca 1090 – 1160), autore di un commento autorevole sulla Mishnah, ancor oggi studiato e citato.